Quando provi una moto e ne capisci le potenzialità, ti vien voglia di affrontarci nuove sfide per apprezzarne pregi e scoprirne difetti. Questo è successo con la BETA ALP 4.0. Tant’è che ci sono andato nei Balcani alla scoperta di Croazia e Bosnia in off-road, intrufolandomi in un tour per Maxi-Enduro di quasi 2000 km.
Ebbene si, la BETA ALP 4.0 mi era piaciuta molto quando l’avevo provata, tanto da farmi affermare che dopo anni di falsi miti, sul mercato era finalmente tornata una Dual a 360°!
Iscritto ad un tour Adventouring sui Balcani dedicato alle maxi-enduro, organizzato dall’associazione BIG BIKE OFF, specializzata in viaggi di questo genere sia in Italia che all’estero, mi trovavo nell’indecisione di scegliere con quale moto partecipare. Il tour è dedicato alle maxi-enduro ma…
L’occasione si fa ghiotta quando BETA comunica alla redazione di avere una ALP 4.0 libera. Non aspettavamo altro per metterla a confronto con moto bicilindriche di grossa cubatura e sottoporla allo stress di un giro di quasi 2.000 km di cui il 70% in fuoristrada.
La “sfida” inizia da Rignano sull’Arno.
Giusto il tempo di passare da casa per caricare le borse posteriori (sono disponibili sul sito Betamotor come accessorio) con un pò di vestiario, montare una borsa con l’attrezzatura necessaria in caso di guasti o forature sul portapacchi posteriore, e mi aspettano i primi 200 km di superstrada per arrivare ad Ancona dove mi incontrerò con il resto della “ciurma”.
Il ritrovo al porto è previsto per le 17.30, quindi questa prima tappa è da farsi tutta in una tirata sotto il sole cocente. L’asfalto sarà minimo a 45° e il vento che arriva in faccia è come un asciugacapelli acceso a 120 km orari.
La percezione iniziale è quella di non essere seduti su una moto con ruote da 21” e 18”, bensì su una naked stradale. Non avendo nessuna protezione aerodinamica ed io un casco da cross in testa, dopo i primi 50 km inizio ad avvertire sul collo lo sforzo per contrastare l’azione del vento sulla visiera parasole. Come previsto, questo trasferimento sarebbe stato la parte più noiosa del viaggio, e così è stato! Nota positiva che la sella della ALP è lunga e comoda, permettendo degli “spostamenti terapeutici per i glutei.”
Le presentazioni
In nave inizia la socializzazione con gli altri partecipanti. Ci scambiamo racconti su precedenti esperienze di viaggio, sulla pratica in fuoristrada e sulla moto con cui affronteremo questa avventura. A questa fatidica domanda devo rispondere almeno due volte, sono un pò increduli! Quando capiscono che non sto scherzando, sui loro volti si legge benissimo l’espressione di chi sta pensando: MA DOVE VUOLE ANDARE QUESTO CON UNA BETA ALP 4.0?
Beh ci sta! Hanno quasi tutti moto da oltre 20 mila euro con accessori in oro massiccio e centraline mappate da ingegneri della MotoGP. C’è un partecipante vestito di tutto punto dalla testa ai piedi con abbigliamento firmato Ducati; di sicuro costa più quello che indossa, della mia Betina!
Lo sbarco a Spalato è con sorpresa. Quando scendo nella stiva per le procedure di sbarco e mi accorgo che nonostante le condizioni del mare siano state ottime, una delle altre moto si è sganciata andando ad adagiarsi sulla ALP. Risultato: Staffa del navigatore WLP piegata irrimediabilmente dal peso. Per fortuna che avevo di scorta uno smartphone rugged che ho potuto prontamente sostituire al tablet. Peccato perchè la visibilità e la praticità dello schermo WLP avevano tutt’altro rendimento.
Il tour
I primi giorni in Croazia li percorriamo verso nord, direzione laghi di Plitvice, sono un susseguirsi di sterrati a formare un lungo serpentone che ci porta dal mare alle montagne per più volte. Niente di impegnativo, ma molto piacevole sia per la vista che a livello di guida. Arrivati nei pressi del Parco di Plitvice, non lasciamo che la bellezza di questi luoghi ci distolga dal fascino della storia. Una storia abbastanza recente, quella della ex Jugoslavia e del Maresciallo Tito. La zona è stata infatti un luogo strategico durante la guerra fredda. Qui si possono ancora visitare a proprio rischio e pericolo infrastrutture militari di importante rilevanza. Il complesso del monte Plješivice era infatti disseminato sulla sommità da bunker a protezione di uno dei più grossi radar che controllavano lo spazio aereo dell’Adriatico. Mentre alla base del monte, presso la cittadina di Zeljava si ergeva un’imponente base aerea, con le piste che confluivano direttamente in un ampio hangar scavato all’interno della montagna. Una struttura mastodontica e allo stesso tempo inquietante.
Per arrivare sin qui i percorsi si fanno a tratti più impegnativi. Il terreno diventa più accidentato, con rocce e radici che sporgono dal terreno. Le maxi enduro, nonostante la loro potenza, iniziano a mostrare segni di difficoltà nei passaggi più stretti e tortuosi. Di contro la BETA ALP 4.0 trova in questi percorsi il suo terreno ideale.
Zona minata
Seguendo la traccia, ci ritroviamo in un sentiero bellissimo che però ad un certo punto è interrotto da vari tronchi tagliati. Sembrano messi li apposta, come se qualcuno volesse chiudere il passaggio.
Proviamo ad andare in avanscoperta a piedi. Ci sono almeno una decina di tronchi da scavalcare prima di ritrovare il sentiero. Con la ALP potrei anche azzardare l’impresa, ma per il resto della “ciurma” sarebbe impossibile. Come impossibile è cercare di aggirarli, alla luce dei numerosi cartelli disseminati ovunque, che vietano di lasciare le strade segnate poichè la zona risulta ancora essere minata.
Torniamo indietro ma dobbiamo aggirare la montagna per ricongiungerci al percorso. Questo implica dover fare una settantina di km di superstrada.
In queste strade a scorrimento veloce adotto la “modalità ad orecchio”. Sento che la moto gira senza sforzi fino a 120 km/h e decido per mantenere questa velocità di crociera. Gran parte delle altre moto potrebbero tranquillamente raggiungere velocità doppia della mia, ma non siamo di certo qui per fare le corse e cerchiamo cosi di viaggiare sempre uniti.
Giro a fondo corsa la manopola del gas solo quando c’è da superare qualche auto. La lancetta del conta chilometri supera i 140 km/h ma soffro troppo a strapazzarla cosí.
La Bosnia croccantina
Lasciamo la Croazia e ci dirigiamo verso la Bosnia. I confini tra i due paesi sono segnati da foreste dense e sentieri poco battuti. In un giorno di moto avremo incontrato si e no 5 persone, tutte dedite al taglio del bosco.
La mattina seguente partiamo di buon’ora alla volta di Sarajevo. La prima parte di percorso si prospetta abbastanza “croccantina” con la risalita di una pista da sci che a detta dell’organizzazione potrebbe presentare qualche difficoltà. In effetti, l’ultimo tratto che conduce all’arrivo della funivia è molto in pendenza e ricoperto di erba e pietre smosse.
Che fatica avere una ALP! Si fatica! Perchè la Beta ALP 4.0 arriva in cima agilmente e senza il minimo problema, poi però mi toccherà tornare indietro ad aiutare quelli che si erano piantati con le maxi. 🙂
Credo che in questo frangente tutti abbiano desiderato la mia moto!
La seconda parte della giornata ci porta ad affrontare una zona costellata di laghi bellissimi, prima di risalire una montagna dove faremo sosta in una meta turistica intorno ai 2000 slm.
Dopo giorni in mezzo a sconfinate montagne, l’arrivo a Sarajevo è micidiale. Un caldo umido quasi insopportabile e il traffico imbottigliato anche su strade a 4 corsie dove facciamo fatica a svicolare anche con le due ruote. Alcuni sono costretti a fermarsi perchè hanno le moto in ebollizione e ci raggiungeranno in albergo con una mezz’ora di ritardo.
La visita alla città e la cena nel centro storico ripagano delle pene sofferte!
Lukomir il villaggio dimenticato anche dalla guerra
La mattina ci muoviamo all’alba proprio per evitare il caos cittadino. Ci dirigiamo verso le montagne per poi raggiungere dopo circa un’ora e mezzo di fuoristrada Lukomir. Un villaggio di una trentina di abitanti che vivono di pastorizia e coltivano patate e legumi. Posto affasciante e talmente sperduto che si narra siano venuti a conoscenza della guerra in atto per l’indipendenza della Jugoslavia, solo dopo mesi!
Anche all’arrivo a Monstar ci aspetta un caldo torrido. Rimpiangiamo di aver lasciato alle nostre spalle le montagne ed i boschi dove godevamo di temperature ottimali. Ma anche questa città è valsa la pena visitarla per il suo caratteristico ponte che divide la parte musulmana da quella cristiana.
L’ultimo giorno prevede l’arrivo vicino a Spalato per goderci una mezza giornata di mare. Ma prima dobbiamo superare la frontiera e attraversare delle montagne completamente prive di vegetazione se non qualche arbusto sparso qua e là. Una miriade di incroci e stradine sterrate che si intersecano fra loro. Non posso fare a meno di pensare a che figata sarebbe correre un Motorally qui!
Rientro in nave con navigazione diurna e sbarco al porto di Ancona alle 20.30. Giusto il tempo di caricare i bagagli e salutare gli amici di questa avventura, ed è il momento di affrontare gli oltre 200 km di superstrada per il rientro a casa. Questa volta in notturna! Vediamola così, in questo modo ho potuto sperimentare che i fanali a led della ALP funzionano alla grande!
Di seguito alcune riflessioni su come mi sono trovato con la moto:
La Beta Alp 4.0 è una moto dual-sport che combina caratteristiche da enduro e da strada, rendendola una scelta interessante per un lungo giro adventouring di circa 2000 km
– Versatilità: La Beta Alp 4.0 è progettata per essere utilizzata sia su strada che su percorsi fuoristrada, offrendo un buon equilibrio tra prestazioni e comfort in entrambe le situazioni.
– Peso e maneggevolezza: Con un peso relativamente contenuto rispetto ad altre moto dual-sport, la Alp 4.0 è più facile da manovrare, soprattutto su terreni difficili.
– Sospensioni: Le sospensioni anteriori e posteriori sono adeguate per affrontare vari tipi di terreno. Potrebbe essere utile avere la possibilità di regolare le sospensioni in base al carico e al tipo di percorso previsto.
– Affidabilità: Il motore monocilindrico Tayo Motorcycles a 4 tempi è noto per essere affidabile e facile da mantenere, un aspetto fondamentale per un lungo viaggio in fuoristrada così lungo.
– Consumi: La moto ha consumi ridotti, il che è un vantaggio per affrontare lunghi tratti senza rifornimenti.
– Bagagli e carico: Le nuove borse laterali leggere e il portapacchi posteriore sono molto utili per trasportare l’attrezzatura necessaria per il viaggio.
Le sensazioni riscontrate durante la prova hanno trovato conferma in questo viaggio/avventura. La BETA ALP 4.0 è una vera dual-sport in grado di affrontare viaggi di questa portata sia su strada che in off-road.
Non mi sono mai trovato in situazioni di inadeguatezza nei confronti degli altri partecipanti, anzi sono stati gli altri che talvolta avrebbero desiderato guidare la mia moto, sia nei tratti più impervi che nelle giornate con i chilometraggi più lunghi, quando la fatica di guidare una moto da oltre 200 kg si faceva sentire.
Se avete qualche domanda da farmi, scrivete qui sotto. Sarò felice di rispondervi in base all’esperienza maturata in sella alla BETA ALP 4.0
Testo: Pietro Bartolomei
Foto: Dario Lupini
Video: DJI Osmo Action 3 – Drone DJI Mini 3