SWANK Rally 2022… quando “dare gasss” diventa chic, ma senza essere snob!

Il mondo del fuoristrada su due ruote, specialmente nella sua accezione enduristica, ha un non so che di rude talvolta masochistico tipico di chi prova godimento nell’imbrattarsi di fango magari arrampicandosi su ciò che già a prima vista sembra essere la via certa per dare, nella migliore delle ipotesi, una epica “culata” in terra!

Ma si sa che in ogni sport, anche motoristico, ci si può distinguere nei modi più disparati, è proprio qui che il fango diventa glamour, che polvere e sudore assumono una consistenza quasi mistica da spingere il motociclista più esigente a cercare il modo più esaltante per derapare con stile!

Lo Swank Rally di Sardegna edizione 2022, o più semplicemente “lo Swank”, ha richiamato più di 200 motociclisti di svariate nazionalità vogliosi di partecipare a una settimana organizzata proprio con il preciso scopo di stupire per i luoghi, per l’organizzazione ma, soprattutto, per lo spirito goliardico e amichevole che già ci pervade appena entriamo nel parco chiuso del Crossodromo di Ciglione della Malpensa, dove tutto ha inizio.

Martedì

Il martedì tutti si ritrovano a ridosso del campo da cross dove ci si accredita per ricevere la pettorina col numero di gara; eh sì: proprio come in un motorally.

La gran parte è iscritta alla categoria Experience, ma sessantuno di noi parteciperanno alla categoria Race i cui tempi delle speciali verranno conteggiati e sommati per generare una classifica suddivisa in R2 (composta da quarantanove moto moderne immatricolate da gennaio 2000) e R1  (alla quale appartengono le dodici moto iscritte che possiamo definire “vintage” ante 2000).

Si ho detto “sessantuno di noi” perché, nonostante l’inesperienza di chi fa enduro da nove mesi, non potevo non buttarmi nel mucchio competitivo, ma soprattutto non avrei mai potuto senza la mia amata XR650R del 2002 che oltre ad avere la nota caratteristica dell’avviamento a pedale ora ospita anche un vecchio porta roadbook cartaceo (che non so perché ma va solo in avanti, forse per stimolarmi alla concentrazione), affascinante strumento che ho provato e imparato a usare in una motocavalcata primaverile di un giorno, immaginatevi quindi il mio livello di maestria nel domarlo.

Me lo ha prestato un amico esperto di motorally che il giorno in cui ha saputo della mia iscrizione da neofita nella categoria race mi disse

…non preoccuparti della velocità, quella la acquisisci col tempo, preoccupati di non cadere e di navigare al meglio della tua capacità ed esperienza (cioè zero) ma soprattutto divertiti!

L’unica cosa che non aveva considerato era che essendo una moto concepita a fine anni 90, ma immatricolata nel 2002, sarebbe finita fra le quarantanove iscritte alla categoria moderne, che tanto per cominciare erano dotate, come minimo, di avviamento elettrico.

Il divertimento, si capisce subito da chi trovo intorno a me, è assicurato: passerò una settimana insieme a ogni genere di motociclista, dall’amatore che fa enduro la domenica a chi ha corso la Dakar, passando per campioni di motorally, influencer in ogni salsa e giornalisti accreditati, la co-partecipazione di Deus all’organizzazione ineccepibile di Adventure Riding erano una garanzia già al momento della mia iscrizione.

Quanto alle moto intorno a me si vede di tutto: le specialistiche 2 e 4 tempi sicuramente favorite nei percorsi più hard, le vintage che profumano di avventura rievocando con i loro nomi le più famose competizioni desertiche, moto che personalmente ritengo le più azzeccate per lo stile “Swank”, ma anche molte bicilindriche alcune delle quali anche ufficiali con il loro seguito di meccanici per l’assistenza. 

Tutto ciò fa crescere la mia eccitazione, orgoglioso del mio roadbook ma anche di tutti gli accrocchi che ho ideato nel mio garage ad esempio per improvvisare con delle staffette forate da 70 centesimi i supporti del mio plexyglass (del quale ignoro la provenienza, ma quello avevo a portata di mano) che protegge la mia “preziosissima ed evoluta strumentazione” alimentata da due batterie da nove volt in serie.

Sì “due pile”, perché la mia XR non ha fra le altre cose la batteria.

La giornata trascorre quindi fra nuove conoscenze e qualche controllo alla moto: ho addirittura avuto modo di cambiare il cavo frizione grazie all’aiuto prezioso di due amici londinesi (ricambio che purtroppo era arrivato per ultimo, tuttavia era un’operazione necessaria da tempo), attaccare i numeri di gara  e, in men che non si dica, la luce del giorno cala e le mie due lampadine a led nastrate insieme alla batteria al litio di uno scooter diventano i miei occhi nel buio del crossdromo:

numero 26 tocca a me, il “mio Swank” ha inizio!

Che il rally abbia inizio

La prova al crossodromo sarà solo la prima delle speciali da affrontare della settimana; il giorno seguente inizia la navigazione, 288 km che da Malpensa ci portano a Genova.

In questa prima tappa “il sugo”, come dico io, è dato da una originalissima prova di accelerazione al circuito Pirelli di Vizzola, il cui tempo ovviamente conta insieme a quello del crossodromo, ma soprattutto da una prova speciale di 12km a Bosio, devo dire abbastanza tecnica con sasso smosso e qualche discesa dove mi ripeto di stare attento a non dare patte in terra, il serbatoione da 23 litri non so come l’avrebbe presa e la competizione fra me e il nastro isolante di cui la mia moto abbondava era appena iniziata.

Si arriva al porto di Genova, in orario anche perfetto per agguantare con soddisfazione la prima meritata birra di questo tour, e ci si imbarca in direzione Olbia.

Il traghetto

Sulla nave inizia quindi il briefieng doveroso per indicarci difficoltà e punti critici della tappa che la mattina seguente da Olbia ci avrebbe portato a Orosei; prima di andare in cabina, scorgo a ingresso sala la lista dei tempi e quando scopro che non sono nemmeno ultimo penso che quelle staffette da 70 cent avrebbero dovuto farmele pagare di più visto che sono ancora li dove le ho imbullonate!

Allo sbarco si cambia il roadbook, qualche km in meno del giorno precedente ma percorsi differenti nella magica cornice dell’isola, alcuni tratti hard dove colpi e balzi alle mie sospensioni originali non spaventano il mio poderoso mezzo a due ruote, le vibrazioni al roadbook vengono attutite dall’infallibile sistema ideato la domenica prima insieme al mio vicino di casa che mi ha generosamente donato 10 cm del suo tubo di gomma per annaffiare il giardino per avvolgere il cannotto dello sterzo!

Il carbonio e i suoi derivati, sconosciuti al mio XR, sono sicuramente tecnologia al top ma un tubo di gomma verde, usato e sporco, non ha termini di paragone per poesia e ardimento!

Come in ogni tappa anche oggi si ha la possibilità di effettuare uno stop tecnico durante il quale fare una pausa e controllare se tutto è al proprio posto, sembra tutto ok: la moto si è spenta senza preavviso solo un paio di volte fino a ora; la prima durante l’ultimo tratto del crossodromo, ma fortunatamente in discesa pertanto, inserendo prontamente la seconda, sono arrivato indenne al traguardo.

La seconda durante la speciale del primo giorno lungo la quale qualche secondo l’ho perso, ma fa parte del gioco.

Così come le sospensioni anche il carburatore è originale e non ho mai voluto effettuare quella modifica nota agli esperti per eliminare l’effetto on/off caratteristico del mio bombardone.

L’anello di Orosei

Il giorno seguente la tappa prevede un anello che ci riporterà in Hotel ad Orosei: si sale e si scende anche oggi attraversando paesaggi unici, seguiti da qualche nuvola che non perde occasione di lavarci rendendo il terreno un po’ viscido e arricchendo l’esperienza di questi giorni.

C’è una discesa in particolare nel bosco dove qualcuno accompagna la moto con i piedi a terra mentre i più bravi si lanciano noncuranti della pendenza, ma alla fine si arriva in fondo.

Giunti al gazebo della speciale di oggi veniamo purtroppo informati di un incidente che ne causerà l’annullamento e proseguiamo nella navigazione che fin dal primo giorno ci ha permesso di guidare su terreni di ogni tipo, ghiaia, sassi, passaggi stretti e rocciosi che, specialistiche a parte, solo alcune bicilindriche percorrono grazie alla guida esperta di chi le cavalca.

Il mio XR compensa le mie mancanze, è una mono con un peso intermedio e seppur datata era concepita per gare impegnative, quando ho qualche dubbio so che posso appendermi al “gasss” e lei fa il suo dovere portandomi su dove altre si fermano.

Sabato

Ci si sveglia presto il sabato, è la tappa del rientro a Olbia, ci aspettano un bellissimo giro panoramico e l’ultima speciale; dobbiamo consegnare il bagaglio e avvolgere l’ultimo roadbook: lo faccio la mattina per evitare che l’umidità comprometta lo scorrimento della carta, a fine giornata quando il rotolo diventa spesso mi tocca accompagnarlo a mano.

È una esperienza che raccomando a tutti, io personalmente ne sono stregato, e sarà elemento fondamentale di alcuni eventi del 2023 ai quali ho deciso di prendere parte, magari con uno strumento un po’ più recente e funzionale ma ovviamente sempre in modalità cartacea.

La speciale di oggi sarà per me emblematica: si parla di 19 km di navigazione, nelle precedenti c’erano si delle note ma meno fitte, ma la grande differenza è data dal fatto che ora le indicazioni arrivano al livello di individuare dopo quale cespuglio voltare, dopo quale sasso e fra quali alberi aprire e chiudere la manetta!

Si parte a velocità sostenuta ma con in testa la raccomandazione dello starter che dice a tutti

occhio che oggi è navigata, dosate bene velocità e note.

Mi vengono in mente le indicazioni del mio amico, parto a manetta poi rallento e trovo la prima nota, di quelle subdole e fuorvianti, procedo con attenzione e dove posso apro il gasss, come tira la mia XR!

Dopo alcuni km inizia il dramma, insieme ad altri che incontro lungo il percorso ci perdiamo fra gli arbusti e ci guardiamo come in attesa del messia, poi l’illuminazione, decido di testa mia e ritrovo la traccia. Arrivato al km 15 fiutando ogni singola pietra mi trovo di fronte alla statale, no qui non può essere, riavvolgo il roadbook, resetto il trip e ripercorro all’indietro fino a trovare la via giusta che mi porta al gazebo dell’arrivo, piede a terra e stop al tempo.

Quando vedo il tempo penso che ok in fondo ci sono arrivato, magari ultimo ma ci sono arrivato e che soddisfazione il mio primo rally, ma

è qui che capisco il senso di tutto.

Non sono certo fra i veloci, e non solo per la moto intendo, però ho fatto del mio meglio e la sera scoprirò che quel tempo che pensavo infimo e assurdo sommato alle altre prove, grazie alle note seguite con attenzione senza saltare nessuno dei way point e prendendo in tutta la settimana solo 2 minuti di penalizzazione (forse per un eccesso di velocità in zona a velocità controllata) mi hanno fatto balzare al 15esimo posto della R2 e al 18esimo della assoluta, insomma era proprio vero, “dosa velocità e navigazione” mi avevano detto!

Arriviamo all’imbarco, le moto sono raccolte in coda sulla banchina, gli sguardi impolverati e stropicciati si incrociano soddisfatti, le sensazioni di cui parlavo nelle prime righe sono alle stelle, siamo diventati una combriccola di amici (una “MOB” dico io) con alcuni ci siamo aiutati, abbiamo spinto moto in salita, controllato che chi era a bordo strada fosse ok e non avesse guasti o altri problemi, abbiamo bevuto birre e parlato diverse lingue, in perfetto stile “Swank”, non ci sono famosi e meno famosi, campioni e amatori, siamo venuti tutti qui per dare gasss e lo abbiamo fatto con il cuore grande di chi ama le moto!


Testo: Mauro Baldini
Foto: Fotografica Sestriere

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