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Natale Alternativo: Battesimo di sabbia in Tunisia

Ho deciso di visitare la Tunisia senza conoscere molto di questo paese, praticamente nulla.

Ero consapevole del fatto che fosse una delle mete più ambite da tutti i moto-viaggiatori con ambizioni “sabbiose”, avevo poi una gran bella dose di dubbi vari e relativi alle questioni pratiche quali cibousanze, possibili ed eventuali insurrezioni popolari in corso lungo il nostro itinerario; insomma, inutile girarci intorno, ero vittima anch’io di quella brutta bestia che prende il nome di pregiudizio, atteggiamento tipico di chi non conosce, non si informa o non viaggia. O magari non lo fa nel modo giusto.

Il 21 dicembre siamo partiti da Genova in due, KTM 1290 Adventure S, la mia, versione R quella di Alex, con un programma definito al 90%: tracce, soste, alloggi e hot-spot obbligatori per scattare foto effetto “wow” da migliaia di like.

Durante la traversata verso Tunisi il primo cambio di programma importante, la decisione di condividere il nostro viaggio con un nuovo amico, il terzo elemento: Federico, meccanico-endurista di Bolzano, in sella ad una splendida KTM 990 Adventure perfettamente allestita.

Forse, questo incontro era presagio di ciò che sarebbe stato il nostro viaggio, ovvero un continuo cambio di programma, un susseguirsi di eventi, azioni e kilometri che ci hanno portato alla conoscenza vera, senza filtri, di una popolazione che ha forti ambizioni occidentali ma pur sempre degna ambasciatrice della cultura araba e delle tradizioni che la contraddistinguono.

LE STRADE – Trasferimenti, mezzi di trasporto e rifornimenti benzina.
Contrariamente a quanto pensassi, le strade della Tunisia sono decisamente in buone condizioni relativamente alla qualità del manto stradale, fatta eccezione per qualche buca “spot” che talvolta assume le dimensioni (o la profondità) di un vero cratere.

Ciò che invece versano in condizioni a dir poco drammatiche sono i mezzi a motore circolanti, con una frequenza altissima di auto e furgoni privi di specchi e dispositivi di posizione (luci, frecce, stop, ecc.), e di ciclomotori talmente malconci che hanno risvegliato in me antichi ricordi delle tante scorribande sulle colline del Mugello, da pischelli, in occasione del motomondiale.  Massima attenzione, dunque.

I trasferimenti su asfalto erano però piuttosto noiosi a causa dei lunghissimi ed interminabili rettilinei, seppur spesso circondati da bellissime ulivete, piantagioni di datteri o infinite distese di sale, come durante l’attraversamento del lago salato di Chott el Jerid, ormai prosciugato e nel quale si trova il caratteristico bus turistico abbandonato e completamente corroso dal salmastro ma mai rimosso, che sembra voler informare i visitatori che è meglio non avventurarsi in rotte alternative…

Per quanto riguarda i rifornimenti invece, oltre alle stazioni di servizio regolari presenti nelle varie città, sono molto frequenti i venditori ambulanti a bordo strada che possono rivelarsi utilissimi specialmente nelle zone rurali o al di fuori dei centri urbani. E’ quindi consigliabile l’utilizzo di un filtro serbatoio adeguato o di una calza di nylon, onde evitare di danneggiare la moto a causa dei residui presenti nei vari contenitori.

LE PISTE – Rommel, Ancienne Zraoua e Grand-Erg
I nostri primi km in off sono stati quelli della Pista Rommel, una vecchia strada militare che si imbocca poco dopo la città di Gafsa e termina a Radayef, attraversando un complesso collinare roccioso e regalando paesaggi aridi e disabitati davvero suggestivi.

Attraverso la città di Douz invece si accede al deserto del Sahara, tramite una pista sabbiosa ma ben battuta di circa 60 km e che conduce al primo cordone di dune, in direzione della famosa oasi di Ksar Ghilane, dove avevamo scelto di trascorrere la nostra vigilia di Natale.

Guidare lungo questa pista che segna una vera linea di confine prima di entrare del vero sabbione, per quanto mi riguarda, rappresenta la massima libidine desiderabile da un appassionato di maxienduro, che ci ha permesso di tirare le nostre moto anche sopra i 90 km/h su lunghissime lingue di terra abbracciate da piccole dune, fino a raggiungere la capanna di Grand Erg in cui risiedono dei beduini che osservano attenti il passaggio dei visitatori e dei loro mezzi.

Impossibile trattenere l’emozione nel vedere che quelle montagnette di sabbia finissima si facevano via via più grandi e fitte: stavamo entrando nel deserto, quello vero!

Un’altra pista che abbiamo avuto la fortuna di intercettare è quella che da Tamezret  porta al vecchio villaggio rupestre Ancienne Zarou, lungo la strada per andare a Matmata. Si tratta di una pista sterrata di 5 km e media difficoltà, vista la presenza di numerose pietre smosse lungo il percorso con annessi scalini di roccia da superare. Sconsigliata a chi utilizza gomme prettamente stradali o con bagagli molto ingombranti.

IL DESERTO – Dune, Sabbia e Beduini: formula vincente per un Natale alternativo.
Le maxienduro bicilindriche NON sono moto adatte per la guida sulle dune di sabbia.
Con nessun tipo di pneumatico.

Bene, dovevo dirlo, per esser chiaro fin da subito, pur consapevole che ciò non basterà a placare la vostra voglia di dimostrare “al mondo intero” l’esatto contrario. Proprio come nel nostro caso.
Ci abbiamo provato: volevamo raggiungere l’oasi di Ksar Ghilane, via deserto, con le nostre Kappone da 250 kg, forti delle nostre capacità di guida in fuoristrada… e abbiamo perso!

A seguito di una foratura alla mia ruota posteriore lungo la pista sterrata e svariati insabbiamenti che hanno richiesto tempo e un gran dispendio di energie, siamo stati lasciati nel bel mezzo del primo cordone di dune dalle jeep che ci stavano guidando verso il campo tendato, con a bordo altri ospiti e la necessità di raggiungere l’oasi prima che facesse buio.

Successivamente, siamo stati raggiunti da una guida locale che abbassata al minimo la pressione degli pneumatici ha provato invano a portare le nostre moto oltre le dune di sabbia, ma con il calare della luce del sole svaniva anche ogni nostra intenzione di raggiungere l’oasi.

Arrivano in nostro soccorso anche due beduini di Grand Erg, forse richiamati dalle potenti luci delle nostre moto, decidiamo quindi di chiedergli ospitalità per la notte, nel loro piccolo accampamento privo di ogni comfort, senza servizi igenici né acqua corrente, senza letti né riscaldamento.
Non avevamo altra scelta.

Ebbene, la notte trascorsa in compagnia di quei 7 ragazzi locali, culturalmente distanti anni luce dalle nostre abitudini, tra canti attorno al fuoco e dialoghi nella lingua dei segni, è stata una delle esperienze più emozionanti mai vissuta durante un viaggio: una vigilia di Natale che ricorderemo col sorriso, per tutta la vita!

La mattina di Natale, dopo una notte passata insonne allo zero termico di temperatura e una colazione a base di ciapati (focaccia di pane) cotto al carbone sotto la sabbia, abbiamo ripreso la pista in senso contrario in direzione di Douz e ovviamente gas a martello, ancor più carichi ed esaltati a seguito dell’esperienza vissuta.  Ancora una volta l’ennesima conferma: Partire, è sempre la scelta giusta.

Testo e foto: Riccardo Rosi

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