24MX

Dakarabia Covid edition

La Dakar 2021 è terminata, i risultati ormai li conosciamo tutti ma non è questo il punto…
Ripercorriamo un po’ questa edizione andando a vedere cosa rimarrà negli annali, andando oltre le classifiche.

HONDA: una macchina perfetta. Quasi a prova di Barreda

Andiamo oltre le classifiche, ok,  ma da quelle dobbiamo partire.

Honda raddoppia la vittoria dello scorso anno, ma questo, ancora più del 2020, è stata una macchina perfetta.

Verrebbe da dire che Honda abbia fatto la KTM, almeno quella di qualche anno fa. Moto senza dubbio performanti, sebbene ciò che ha realmente impressionato sia stata un’organizzazione incredibile, un lavoro di strategia costante apparso fin da subito.

Quattro piloti divisi in due coppie, la strategia è stata questa. Semplice, efficace.

Ogni volta che i piloti in rosso si perdevano, erano sempre in coppia. Ogni volta che arrivavano al traguardo erano sempre in due, sempre l’uno a guardare le spalle dell’altro.

Hanno impresso il ritmo alla gara, l’hanno gestita in squadra come poche volte è stato visto fare. Da Brabec si aspettava la conferma, da Benavides e Florimo l’esplosione, da Barreda finalmente la concretezza.

Proprio lo spagnolo è quello che, ancora una volta, ha raccolto molto meno delle sue possibilità. Ha una velocità disarmante, a detta di tutti i suoi colleghi: uno che se “si sveglia bene” la mattina può far piangere tutti, eppure… 

Negli anni ha imparato a gestirsi meglio, ma continua a commettere errori di ogni genere, che una gara di 8.000 km non perdona.

Quest’anno, per un errore di navigazione, ha saltato il refuelling: non se n’è curato ed è rimasto senza benzina in Arabia Saudita, il che, nella patria mondiale del petrolio, fa già ridere così.

Alla fine, attraverso un post, si è scusato sostenendo che la botta presa il giorno prima gli avesse annebbiato i sensi. All’inizio pensavamo fosse una battuta, invece no. Era serio, almeno quanto uno che al momento del “problema” stesse dando 10′ al secondo: non male per uno con la vista annebbiata. Avrebbe potuto dire che andava troppo forte e non è riuscito a fermarsi in tempo!

KTM: urge pellegrinaggio

Se è vero che la fortuna, alla Dakar, te la costruisci la sfiga, invece, ti può “prendere da dietro” quando vuole e, appena ti mette le mani sui fianchi… beh, già sapete come va a finire.

Walkner è finito fuori dai giochi dalle prime battute dopo aver smontato mezzo cambio nella sabbia e averlo sistemato con tre brugole, nastro americano, pacche sulle spalle e imprecazioni tra i denti.

Toby Price, atomico. Dopo un inizio in sordina è andato in crescendo, entrando in mezzo al trenino Honda, a suon di tappe e recuperi. 

All’apice della rincorsa durante la tappa marathon ha tagliato la gomma su un sasso. Al bivacco lo davano tutti per spacciato non potendo sostituirla per regolamento, ma Toby Price è australiano e quando passi una vita a testa in giù la pensi sempre diversamente dagli altri. 

Morale della favola? Fascette e nastro americano, la risposta universale dell’endurista e con una riparazione alla McGyver chiude sul podio la seconda parte della marathon. 

Ecco, questa è quel tipo di cosa che se la vedi fare a un tuo avversario che giorno dopo giorno ti sta rosicchiando terreno, inizia a farti tremare le ginocchia e a bagnare i pantaloni, e agli uomini Honda è andata proprio così.

Vi ricordate, però, la storia della sfiga che quando ti mette le mani sui fianchi è già tardi? Ecco la sfiga di Price probabilmente si era sporcata le mani con il grasso della mousse tagliata e Toby, divincolandosi un po’, è andato avanti un’altra tappa fino a cadere e rompersi la clavicola.

Ennesima dimostrazione che la sfiga quando ti ha messo gli occhi addosso puoi anche divincolarti, ma è solo peggio!

DAKAR: presente e futuro della gara

L’edizione 2020 era stata disgraziatamente veloce, medie orarie sempre sopra i 100 km/h e con una tappa oltre i 130, roba da rally mille laghi WRC insomma.

Quest’anno, per fortuna, le medie sono un filo calate grazie a un percorso con una quantità mostruosa di una cosa da speciale enduro, passaggi davvero al limite della praticabilità fatti di gradoni e pendenze vertiginose.

I paesaggi dell’Arabia fanno sognare ogni volta: sembrava di essere tornati al fascino delle falesie algerine con sculture di roccia che affiorano da plateau di sabbia dorata.

Se in Arabia volevano il turismo del tassello hanno fatto centro! Se non ci fosse il Covid avremmo tutti un biglietto aereo per Ryad.

ATTENZIONE: l’edizione del 2021 ha tracciato la linea per il prossimo decennio!

Quest’anno Casterà in persona insieme a tutto l’entourage ASO ha presentato la futura edizione 2030.

Chi sognava il ritorno dei bicilindrici, alimentati a “ignoranza e cavalli vapore” rimarrà deluso. I leggeri 450 verranno sostituiti da motori elettrici. Dal 2030 alla Dakar non potrà essere bruciato un goccio di benzina: il deserto sarà sempre più silenzioso.

Il mondo ormai ha preso questa piega e la Dakar c’è caduta dentro con tutti gli stivali. Le case hanno nove anni per farsi trovare preparate… chissà che l’edizione 2030 non verrà vinta da Xiaomi o Huawei.

Faccio fatica anche a scriverlo… MAMMA MIA

Gli italiani: tutti pazzi per la cassa!

I nostri si sono fatti valere nella categoria malle moto, pardon #original Motul come si chiama ora, insomma quella senza assistenza.

Il capitano della spedizione italiana è stato Maurizio Gerini, velocissimo pilota ligure che partecipava con l’ispirazione (scaramanticamente) velata di giocarsi la categoria.

Veloce, consistente, inesauribile e meccanicamente competente, il Gerry ha fatto sua la classifica fin tanto che sulla sua traccia ha trovato “un imprevisto” nascosto nella sabbia.

Questi imprevisti, quando si viaggia alla velocità di Maurizio, si traducono in voli paurosi e anche lui, per le conseguenze della botta, è stato costretto al ritiro e al ritorno in Italia.

Dei nostri hanno terminato la gara i due personaggi che il pubblico italiano ha imparato a conoscere e amare: Cesare Zacchetti e Franco Picco.

Franco, dall’alto della sua esperienza, ha relegato l’età a un numero sulla tabella: sessantacinque anni di passione e capacità che l’hanno portato all’arrivo della Dakar e a essere il presenzialista delle dirette social dei giorni a seguire.

Cesare, che seguiamo nelle sue avventure dallo scorso anno e con cui ci siamo avvicinati alla “maratona africana”, è stato per noi italiani il vincitore della edizione 2021 insieme a Benavides.

Primo italiano all’arrivo, categoria malle moto, eppure in tutti i video che ci arrivavano dall’Arabia era sempre gaio, disteso. Agli altri, la Dakar aggiungeva rughe: a lui solo un sorriso sempre più grande. 

Vi lasciamo con le parole che ci ha mandato mentre andava a prendere la moto di ritorno dall’Arabia:

Sono in viaggio verso Marsiglia per ritirare le moto, insieme a Gianni Stigliano ed Edo Bauer. Anche oggi sembra una tappa Dakar, loro sono arrivati da me ieri sera dopo mezzanotte, stamattina sveglia alle cinque e partenza in furgone via Monginevro. Ognuno di questi viaggi verso Le Havre o Marsiglia sono racconti di episodi di viaggio e gare svolte e nuovi sogni da realizzare.

La mia Dakar quest’anno è andata benissimo: vi sono arrivato facendo tesoro delle precedenti esperienze e non mi sono fatto prendere dal panico quando ho avuto qualche problemino all’inizio della gara.

Le cose sono andate bene, io ero sereno e sapevo cosa mi aspettava; la moto girava bene, il freddo è stato meno intenso dell’anno scorso e la gara ha preso la piega giusta!

Non subito però, ci è voluto un po’ di rodaggio per trovare il passo, il primo giorno durante il trasferimento sono caduto in autostrada a causa di una perdita di gasolio, mi sono sbucciato tutto e fortunatamente non ho rovinato la moto. Sono partito in speciale facendo molta attenzione e sono arrivato a sera!

Ogni giorno è una gara a sé e la Dakar è fatta di dodici gare consecutive, nelle quali bisogna fare andare bene le cose ogni giorno, basta una piccola disattenzione per rovinare tutto il lavoro fatto.

Ho trovato la gara di quest’anno più impegnativa dal punto di vista fisico, le tappe non erano lunghissime ma molto dure, alternanza di tanti terreni, piste, dune e soprattutto pietre pietre pietre!

Un momento triste di questa edizione quando ho saputo della scomparsa di un corridore anche lui della famiglia Malle moto, i momenti belli sono le relazioni umane che si costruiscono tra le persone che vivono la stessa passione per i luoghi, il deserto, le motociclette e il senso di libertà.

Testo: Dario Lupini

Foto: Rallyzone

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