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Un weekend sui tornanti dello Stelvio, aspettando l’estate

Tre giorni full-immersion sui passi alpini che abbracciano la Valtellina, alla scoperta del parco nazionale dello Stelvio reso ancor più bello da una nevicata di fine primavera, tanto bella quanto inaspettata.

Delusi da una mezza stagione totalmente priva di gioie, riponiamo ogni nostra superstite speranza nell’estate che verrà… senza sapere esattamente né se né quando verrà.

Proprio così, perché a questo punto ogni dubbio è lecito: del resto il 2020 ci ha resi ormai immuni ai “colpi di scena”.
E adesso che anche il meteo sembra essersi alleato col suo destino avverso – lo stesso che ci ha costretti in casa durante mesi di sole-pieno-costante – sembra quasi voglia negarci pure i tanto attesi weekend al mare -, quelli che precedono l’arrivo delle ferie.

Ma la nostra voglia di ripartire, nel vero senso della parola, è più forte di qualsiasi avversità, il che mi ha indotto ad accettare senza esitazioni l’invito avanzato dal mio compagno di avventure Alex, un mototraveller d’eccezione che, oltre me, con le sue avventure raccontate accuratamente sul suo profilo Instagram (#moto_travellers) ha affascinato tanti altri sognatori, dando loro “170.000 motivi” per seguirlo!

Alex mi aveva proposto di raggiungerlo in quota per un tour di tre giorni alla scoperta della Valtellina e attraverso il parco nazionale dello Stelvio, tempio e mecca di ogni motociclista.

Voglio iniziare questo mio racconto con una confessione: in vent’anni di giri in moto non sono mai stato sul passo dello Stelvio…

(ogni vostro insulto nei miei confronti a riguardo è assolutamente legittimo) nonostante ci sia passato ripetutamente vicino durante i miei weekend sui valichi alpini, ma l’idea di andarci con un amico del posto che condivide con me la passione per i viaggi in moto mi entusiasma moltissimo.

Giovedì sera partenza: KTM 1290 Superadventure sul carrellone, tuta, borsa e casco presi, si parte!
Direzione lago di Lecco, punto di partenza della nostra avventura.

Dopo circa 40 km, all’altezza di Roncobilaccio, il primo messaggio di buon auspicio: “Chiuso il passo dello Stelvio sul versante altoatesino, causa nevicate abbondanti del giorno precedente…”, ma per la serie mai-na-gioia decido di non farmi intimidire e di proseguire il mio viaggio, e che comunque vada tutto andrà bene..!!

Venerdì mattina decidiamo di rompere il ghiaccio percorrendo il Mortirolo, splendido valico alpino che collega la Val Camonica con la Valtellina srotolandosi in 37 tornanti consecutivi, amati e odiati contemporaneamente da tutti i ciclisti che li affrontano in bici, compresi gli atleti del “Giro d’Italia” in quanto pietra miliare della manifestazione, con pendenze che in alcuni tratti sfiorano il 18%.

Tappa obbligatoria di giornata presso il rifugio del lago del Mortirolo a 1.785 m slm: una bellissima baita che si affaccia su un laghetto abbracciato dalle montagne, dove si può anche pescare, magari dopo aver mangiato uno dei piatti tipici proposti dalla cucina del rifugio.

Il mattino seguente ci svegliamo di buon umore causa sole-a-bomba: il valico altoatesino dello Stelvio è stato riaperto, si prevede dunque un’altra giornata di gran gas, a limitatore…

Salire sul passo più amato d’Europa (sicuramente il più conosciuto) è un’emozione unica, resa ancor più speciale dai 30 cm di neve fresca caduta nei giorni precedenti e che, sopra i 2.500 m di quota, mette in risalto le linee d’asfalto disegnate dai tornanti, facendo brillare i crinali rocciosi circostanti dai quali scendono cascate d’acqua naturali verso valle, generate dallo scioglimento delle nevi in corso.

Questo “tempio del motociclismo” è il luogo perfetto per godere appieno della generosità infinita offerta dai 1.301 cc di motore della mia Kappona Superadventure: lungo i tratti d’asfalto, tra un tornante e l’altro, spalanco il gas a battuta costringendo al galoppo forzato tutti i 160 cavalli della mia moto.
Cavalli messi già a dura prova dalla mancanza di ossigeno dovuta all’altezza di quota, con conseguente taglio drastico di potenza tanto da impedire alla ruota anteriore di sollevarsi da terra, nonostante lo spegnimento dei controlli di trazione e i miei ripetuti “colpetti” di frizione per agevolarne il decollo… niente da fare!

Raggiunta la vetta ci concediamo una sosta contemplativa del panorama mozzafiato, a 360°, mentre giochiamo con la neve ancora fresca che vorrei portarmi a casa come souvenir di questo secondo weekend di giugno decisamente fuori dal comune.

E dopo il classico panino di segale al wurstel (un must per chi passa di qui) e qualche selfie scattato con alcuni follower di Alex che ne hanno riconosciuto la KTM 950 Adventure – onnipresente sui suoi profili come solo con una compagna d’avventure di può fare – scendiamo a valle dal versante altoatesino, decisamente più tecnico e impegnativo a causa dei ripidi tornanti in successione: stretti e talvolta con paraboliche in contropendenza specialmente nella parte più alta.

E il cicchetto!

A tal proposito non posso fare a meno di esprimere un pensiero riguardo ai molti biker che, percorrendo i 40 tornanti del passo, invadono continuamente la corsia opposta al senso di marcia, rendendo la nostra discesa decisamente molto meno rilassata.
Molti di essi guidano grosse maxi-enduro o potentissime naked, spesso in coppia, quasi sempre con valigie e bagagli annessi che rendono ancor più ingombranti le moto, limitandone ulteriormente la maneggevolezza in caso di eventuali correzioni che possono ovviamente capitare anche ai piloti più esperti. 

Attenzione dunque, e massima concentrazione durante la guida!

La sosta successiva sarà al cospetto del campanile di Curon che emerge dalle acque del suggestivo Lago di Resia, ambita meta di moltissimi motociclisti che si mettono in coda per scattare foto “WOW” alle proprie moto con la celebre torre sullo sfondo, al centro delle acque. Indubbiamente uno degli hot-spot più affascinanti di questi tre giorni a spasso sulle Alpi.

L’ultima giornata si chiude in bellezza con la visita ai laghi di Cancano, bacini idrici artificiali siti nel cuore della Valle di Fraele nel comune di Valdidentro, nei pressi di Bormio, ai quali si accede tramite il pagamento di un ticket all’inizio di un passo di montagna che, dopo una serie di dieci tornanti belli pettinati, termina proprio alla base delle due torri di Fraele, poste nel punto più alto della montagna e costruite nel 1391.

bacini di Cancano sono circondati da colline meravigliose e perfettamente mantenute, abbracciati da una strada bianca perfetta e libidinosa, che ci ha permesso di sporcare a dovere le nostre potenti maxienduro, lasciate ancora una volta correre sul loro terreno di gioco preferito: l’off-road, quello “leggero”, fatto di terra umida e ben battuta con piccoli ciottoli di ghiaia per rendere il tutto ancor più divertente.

Chiuso il giro del lago e della diga che lo caratterizza è tempo di rientrare a valle, verso Bormio, dove la mamma di Alex ha in serbo per noi una cena davvero speciale presso il ristorante nel quale lavora, a conclusione di un weekend davvero indimenticabile, come indimenticabili sono i luoghi, i paesaggi e le persone che li abitano.

Sono questi, infatti, i veri ambasciatori del loro territorio e delle loro Valli, fieri di ospitare per raccontare e raccontarsi con l’auspicio di non preservare solamente la natura imponente che li circonda e che rende uniche le loro montagne, ma soprattutto con il desiderio di far conoscere ai visitatori le loro tradizioni, che fanno della Valtellina un luogo ancora sano e rigenerante, proprio quello di cui avevo bisogno dopo mesi di smart working e improbabili video-lezioni di zumba ad oltranza, che hanno abbassato il mio livello di autostima ai minimi storici…

Oggi ripenso ai quei giorni con il sorriso sulle labbra: quello di chi prova a cercare sempre il lato positivo delle cose, consapevole della bellezza che ci circonda e che dovrebbe essere il vero motore della nostra ripartenza, ma non quella economica o finanziaria di cui tanto si parla: bensì la ripartenza di chi ha voglia di uscire di casa e scoprire viaggiando, a cominciare proprio dal nostro bel paese e dai suoi mille luoghi, borghi, parchi e città, che da troppo tempo ci stanno aspettando. 

Buona strada gente!!

Testo e foto: Riccardo Rosi

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