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Transitalia Marathon 2021. Mirco Urbinati vince l’ennesima scommessa

Il fine settimana prima della Transitalia Marathon è dedicato alla preparazione della moto e dell’abbigliamento. È la mia quinta edizione: 2016, 2018 e 2019 in sella alla BMW-Fatichi con la quale Bruno Birbes corse il Pharaons Rallye nel 1987 giungendo 6° assoluto; 2020 e 2021 con la BMW “Special” da me disegnata e realizzata dalla EVUM Vintage Engineering di Modena. 

La “coppia di testa” è la medesima per tutte le edizioni: il dakariano Bruno Birbes che apre il gruppo e io subito dietro.

Ma perchè sto scrivendo queste cose?

La domenica mi chiama Miriam Orlandi, la nostra “viaggiatrice, osteopata, blogger, scrittrice, giornalista, responsabile della comunicazione del Motoclub e amica”, mi chiede di scrivere un articolo per Discovery Endual perché lei non può partecipare e sarò appoggiato da Davide in veste di fotografo.

“Chi è Davide?”, chiedo, e Miriam mi ricorda che è quel nuovo socio del nostro Motoclub (Unione Sportiva Leonessa d’Italia 1903) e che ha partecipato all’ultima edizione della “Valli Bresciane Audax” facendone metà con la gomma buca… Ricordo bene il “personaggio” e sono più tranquillo sapendo che è uno che sicuramente in moto sa il fatto suo.

L’U.S. Leonessa  d’Italia 1903 di Brescia schiera per questa edizione 10 piloti tra cui Wolf, che arriva da Francoforte, e Giacomo (figlio di Giovanni, della nostra sezione “milanese”) che arriva dall’Austria (in quanto vive e lavora oltralpe come responsabile del settore motorsport di RedbullTV).

Parto da Brescia martedì mattina insieme a Bruno con il suo furgone sul quale carichiamo la mia BMW e l’agile Suzuki DR400 del compagno di avventure dakariane Davide Pollini, prestatagli per l’occasione. Incontriamo all’Autogrill di Desenzano l’amico Michele Gregis (famosissimo pilota di rally degli anni ’90) insieme a quello che già dalla scorsa edizione abbiamo battezzato “l’Uomo Ombra”, l’insostituibile Cesare.

La nostra organizzazione infatti prevede l’appoggio di un lussuosissimo furgone Mercedes per la logistica del gruppo messoci a disposizione da Michele.

All’Autogrill arriva anche Wolf a bordo della sua teutonica BMW anni ’80 preparata Siebenrock carico di bagagli e ci avviamo in gruppo verso il Village della Transitalia a Rimini.

Arrivati a destinazione scarichiamo le moto all’estremità di Piazza Fellini dove il Village della Transitalia Marathon è stato allestito

C’è molto fermento, quell’atmosfera allegra e colorata che si respira in queste occasioni. Passiamo indenni il “controllo” COVID e subito mi accorgo con stupore quanta gente mi conosce. Mi sento chiamare a destra e a manca, qualcuno lo conosco bene, altri non li ricordo… ma li saluto con piacere fingendo di averli come grandi amici (ma che bello è condividere la nostra passione?!).

Ho prenotato il cambio gomme presso lo stand Continental e, mentre aspetto il montaggio, arriva il “BOSS” ad abbracciarmi (con Mirko Urbinati si è instaurato un bellissimo rapporto di amicizia e ci sentiamo spesso durante l’anno), raccontandomi la nottata ”in bianco” a causa di brindisi con i vari gruppi di tedeschi presenti e, non ultima, una vera tromba d’aria che dal mare si è abbattuta alle quattro di notte proprio sul Village, costringendolo a “smaltire” i fumi dell’alcool in tempo record.

Fortunatamente nessun danno.

Dopo la cerimonia di apertura e la sfilata con le bandiere, la consueta e ottima cena preparata dall’Associazione Marinai è il primo dei tanti momenti conviviali a cui parteciperemo, ma la testa è proiettata al giorno dopo, vogliamo salire in moto.

Prima del via mi intrattengo con l’amico Thomas Viale, delegato F.I.M. per il Mototurismo, il quale dovrà relazionare sull’andamento della manifestazione. Mi dice subito che dai visi felici dei partecipanti non poteva iniziare nel modo migliore, gira felice tra i vari modelli di moto tra cui spiccano numerosi gruppi di tedeschi con le mastodontiche GS in versione Adventure con altrettanti mastodontici conducenti (e non solo uomini).

Ci dividiamo in modo “naturale” in tre gruppi e un “solitario” (Wolf che utilizza la traccia soft), i “milanesi” Pier, Giovanni e Giacomo (sarebbe stato bello avere Aldo, Giovanni e Giacomo, ah ah ah), i fratelli Silvio e Giuseppe, e noi quattro (Bruno Birbes, io, Michele e Stefano).

Passata la calca a ridosso della pedana di partenza, sulla quale Noemi (moglie di Mirco) sostituisce il Boss ormai senza voce, tocca a noi

Pronti via: ci troviamo a percorrere alcuni inevitabili chilometri di asfalto prima di mettere le gomme (nuove) sulla terra… iniziamo a “danzare”.

Bruno come al solito fa da apripista essendo fornito di tracce GPS, io dietro a lui e a seguire Michele e Stefano, pure lui dotato di strumento GPS. La nostra “scaletta” prevede sostanzialmente due soste, una breve a metà mattina per un caffè e rifornimento di carburante (abbiamo autonomia per circa 150 km.) e una di un’oretta per il pranzo.

Triboliamo sempre a far fermare Bruno che, in preda alla foga “dakariana”, sembra non volersi mai fermare.

La giornata scorre senza intoppi, il terreno secco e polveroso sarà il denominatore comune di questi quattro giorni a parte qualche tratto di sottobosco che da sollievo ai filtri dell’aria delle nostre moto.

Nel pomeriggio, dopo aver gustato un buon tagliere di salumi e formaggi (e un bicchiere di rosso) nella meravigliosa piazza di Mercatello sul Metauro, Bruno va dritto a un bivio e mentre fa inversione io e Michele ci troviamo a imboccare un sentiero sul quale c’è un po’ di “assembramento” di moto tedesche.

Le passiamo immediatamente e ci troviamo davanti una enorme pozza di acqua e fango di un bel color cioccolato. Michele entra deciso, troppo deciso… nel bel mezzo del “Mare di Nutella” si chiude lo sterzo e “splash” ecco che come per incanto la sua Honda non è più rossa e la divisa del Leonessa non è più blu.

Si rialza ma non c’è stabilità dato il fondo fangoso, appoggio la mia BMW a una pianta ed entro con i miei nuovi stivali azzurri immacolati aiutandolo a rialzare la moto, battezzati pure loro… si va avanti. Passo indenne il lago marrone e mi accorgo che Bruno e Stefano sono già dall’altra parte… perfettamente puliti (hanno bypassato da un sentiero laterale).

Ferito nell’orgoglio Michele guida con determinazione, è solo un pochino “rigido”, infatti il sole ha asciugato e indurito il fango che ha impregnato la sua divisa facendolo diventare di cartone.

All’arrivo di Castiglion Fiorentino ci attende Pietro “di Discovery Endual”: vuole sincerarsi che il suo inviato speciale (il sottoscritto) sia calato nella parte?

C’è pure l’onnipresente Davide che fotografa a più non posso. Consegnata la tabella di marcia all’organizzazione ci imbuchiamo in un lavaggio e diamo una ripulita alla moto per cancellare il disonore, agli abiti ci penserà Cesare, occupando una lavanderia a gettoni il giorno seguente per permettere a Michele di mettersi in “alta uniforme” per la tappa conclusiva.

Un meraviglioso resort ci aspetta a Cortona per riposarci: decidiamo di fermarci anche per cena disertando la serata in comune con l’organizzazione in quanto Bruno non è in forma a causa di una tosse persistente che lo affligge ma, come vedremo in seguito,

ci vuol ben altro per fermare “The Legend”. 

La seconda tappa ci vede in partenza per Casciana Terme

Tratti sterrati e altri più tecnici si susseguono con un buon ritmo, una salita di ghiaia smossa con tornanti stretti fa sdraiare più di una “mucca” (BMW 1200 GS) e anche altre blasonate “dual”; slalom tra i mezzi e prosegue tutto come da programma con sosta a San Gimignano per il pranzo a base di ottime pappardelle, accompagnati da Davide che non ci molla un istante ligio al suo compito di fotografo ufficiale.

Immaginate un peruviano nell’aspetto, con un sorriso perenne che trasmette simpatia in ogni istante, accento toscano e occhietti vispi. Gentile nei modi e pilota sopraffino (l’ho osservato per bene)… questo è Davide.

Una vera e piacevole sorpresa.

Arriviamo a Casciana Terme dopo aver attraversato Lajatico e il suo teatro all’aperto dove Andrea Bocelli è solito esibirsi, entriamo in piazza e Bruno chiede di aprire l’inseparabile zaino per estratte la borraccia… ma… sorpresa… lo zaino che credeva di avere sulle spalle non c’è. È rimasto al ristorante di San Gimignano con dentro anche il suo cellulare. 

Dopo aver vagliato le ipotesi di recupero più logiche (tramite l’organizzazione), Bruno decide di andarselo a prendere e si fa altri 150 km andata e ritorno presentandosi puntuale per cena (un mito).

Restiamo in albergo anche questa sera per la cena; io non sto bene, ho i brividi di freddo e non ho appetito, per di più un “misunderstanding” con l’assegnazione delle camere fa si che Bruno resti senza stanza e cosi lo ospito nella mia. Due “mezzi malati” nella stessa camera…

chissà cosa succederà domani.

La mattina sto decisamente meglio, la terza tappa è la più lunga (circa 330 km) e serve energia

Attraversiamo la zona del Chianti, le strade dell’Eroica polverosissime, “imbianchiamo” gruppi di ciclisti che ci maledicono, tratti di asfalto ci permettono di “allungare” ma risultano comunque piacevoli dato il panorama mozzafiato.

Bruno che è sempre in testa si infila deciso verso un podere spettacolare con la scritta “Castello di Banfi Wine Resort”; è l’una e abbiamo fame. Davide è sempre con noi, parcheggiamo le moto proprio mentre una piccola comitiva di ospiti guidati da un distinto signore giapponese ci passa accanto diretti all’interno del lussuoso locale. Forse siamo un tantino fuori luogo impolverati all’inverosimile con stivali e casco e facce di un colore “sabbia”.

Il distinto signore giapponese (che poi scoprii essere il proprietario della tenuta) vede sulla mia giacca la scritta “U.S. Leonessa d’Italia 1903 BRESCIA” e mi chiede:

Brescia la Città della Mille Miglia?

…Beh… io qui gioco in casa… parliamo brevemente della Mille Miglia (ne ho corse venti edizioni) ed entriamo in empatia. Ci sediamo all’esterno in un bellissimo spazio con tavoli e ombrelloni, tutto intorno è curatissimo, lussuosissimi Van Mercedes trasportano ospiti che visitano cantine e assaggiano vino, quasi tutti stranieri. Consumiamo dei taglieri di affettati e formaggi, giardiniera e pane, il tutto annaffiato con un ottimo Chianti (what else?).

Rinfrancati nello spirito e nel corpo riprendiamo il viaggio… abbiamo ancora 150 km all’arrivo di Bolsena.

Mi chiedo come faccia Stefano a guidare con questo ritmo la sua fida BMW R80G/S del 1985 completamente di serie anche nei tratti più rovinati, è una moto che conosco “abbastanza bene” (ne ho tre) e sono conscio dei sui pregi ma anche dei suoi limiti. Decido di farlo passare e lo seguo per un buon tratto.

Guida quasi sempre seduto, come Bruno, (mentre io e Michele siamo sempre in piedi sulle pedane) e nonostante ciò la fa scorrere a velocità impensabili per quel mezzo non certo dalle sospensioni performanti. Della serie

quando il pilota sopperisce alla carenza del mezzo.

Bravo!

La vista del lago di Bolsena ci abbaglia, uno spettacolo visto dall’alto e scendiamo rapidamente verso il traguardo. Siamo alloggiati in un grande campeggio in riva al lago dove è prevista anche la cena comune ai partecipanti. I bungalow sono decisamente piccoli, minuscoli, ma ci ridiamo sopra e dopo una bella doccia calda siamo pronti per l’aperitivo fronte lago.

Nel frattempo ci raggiunge il nostro fido Maurizio (che ci assiste instancabilmente alle gare di Enduro Vintage), partito da Brescia in moto ha recuperato il nostro furgone a Rimini, caricato il BMW 1200GS, e arrivato in tempo per la cena. Ci seguirà a Nocera Umbra per recuperare le tre moto e rientrare poi a casa.

Riserviamo un tavolo per noi e si aggiunge subito il mitico Roberto Boano con due amici: avere due dakariani allo stesso tavolo non è roba da tutti i giorni… mi saluta subito con la sua innata simpatia e, come sempre quando mi incontra, mi chiede: “Con che moto sei? Quella che guidi da Dio?”. La mia autostima sale oltre i livelli di guardia… lo adoro!

Siamo all’epilogo, ultima tappa fino a Nocera Umbra

Dal briefing della sera prima ci annunciano un tratto molto tecnico verso fine tappa, sconsigliato a chi non se la sente. Io sto benissimo, non sono per nulla stanco, e quando Michele mi guarda un po’ preoccupato chiedendomi cosa faremo io gli rispondo in dialetto bresciano:

Caom so tot

(Trad. raspiamo tutto). Naturalmente il tratto hard.

Troviamo in questa tappa alcuni tratti di pietra e ci sentiamo a casa (la pietra è il nostro terreno), misti a tratti ampi di terra rossa e ghiaia, un po’ meno polvere mi sembra (o forse mi sono talmente abituato che non ci bado più). Arriviamo al traguardo e ci chiediamo dove fosse il tratto hard… l’abbiamo passato aspettandoci il peggio… Michele era in eccesso di adrenalina dalla mattina presto e non si è accorto nemmeno lui che il tratto difficile l’avevamo già percorso.

Le nostre moto si sono ben comportate, la mia Bmw Special ha i paraolio della forcella “scoppiati” e mi stupisco che esca ancora dell’olio (ma quanto ce n’è?), la Bmw G/S di Stefano ha le due frecce dietro che penzolano come le orecchie di un cocker (i supporti in gomma hanno ceduto per gli sbalzi). La Suzuki DR400 di Bruno è ok, così come la Honda 450 di Michele.

Al traguardo Mirco mi viene incontro e ci abbracciamo, lo ringrazio per questa bella manifestazione, le foto di rito con il diploma personalizzato e le due vallette in costume attillato completano il quadro.

Bruno Birbes è “in canna”, ride e scherza con tutti, lo vedo felice. La felicità che vedo sui volti di tutti. Anche Thomas Viale (delegato F.I.M.) mi raggiunge, scatta foto, mi racconta la sua esperienza.

La felicità di aver concluso ha un doppio volto… il rovescio della medaglia è che la “giostra” si è fermata, domani si rientra… e già ci manca questa Transitalia Marathon.

La festa finale è nella piazza di Nocera Umbra, tavolate lunghissime con già i cartelli che indicano i posti per le varie squadre iscritte a evitare inutili tribolazioni.

Una sfilata di “tamburini” in costume tradizionale allieta la serata, musica e risate si mescolano ai racconti delle “avventure” vissute. È un clima di grande festa… vorremmo durasse per sempre.

Al nostro tavolo Davide si piega in due dalle risate, Bruno è una “macchina da guerra”, la sua comicità è contagiosa. Il cibo è ottimo (non è facile con quattrocento commensali), il vino pure, alcuni tedeschi tirano fuori improbabili liquori ad alta gradazione: ci son sfide in ballo a chi beve il liquore più forte; le risate  si sprecano e l’equilibrio si fa precario… è ora di andare.

Si torna in hotel e la mattina seguente il commiato con i nostri soci di Milano sancisce la fine di questa bellissima avventura… arriviamo a Brescia sotto la pioggia… il viso bagnato nasconde la lacrimuccia, meglio così.

Testo: Donato Benetti U.S. Leonessa d’Italia
Foto e video: Davide “Il Girovago”

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