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Sfida oltre la passione: Harditaroad

Suona il cellulare, è l’amico Elio, l’amico più pazzo che ho, e con il suo solito modo sintetico mi dice: “Harditaroad, io, tu e Pietro, andiamo a farla!” Ma che roba è? Dico io… Risposta sua: “Guarda su internet, ci sentiamo, ciao”.
Dopo una breve indagine capisco che la cosa mi ispira, lo dico alla mia fidanzata Laura che mi dice: “anch’io vero?”.
Mai pensata una cosa simile: Trento-Trieste in 36 ore, giorno e notte, 850 km, 40% su strada, 60% fuoristrada, in due su una moto! Ci guardiamo e diciamo: siamo impazziti o si può fare?
Contattiamo Maurizio, l’organizzatore della manifestazione ed esponiamo il nostro caso.
Esterrefatto, con molta calma ci dice: “Siete impazziti! Non l’ha mai fatto nessuno in due su una moto, sono tanti km, specialmente in fuoristrada. Laura, sei sicura di non aver di meglio da fare, per esempio un giretto al centro commerciale? Lo convinco io Alberto a lasciarti la sua carta di credito…”.
Cosa peggiore o migliore per Laura non avrebbe potuto dire, la preparazione per la grande sfida ha inizio!

https://youtu.be/usTVKWlqjeY

Torniamo a casa e iniziamo la ricerca su internet di una moto che potesse fare al caso nostro, la troviamo, pare bella, chiamiamo e dopo tre ore siamo a Udine a comprarla. La sella originale è troppo corta, ci serve un sellino aggiuntivo, lo troviamo, lo yankee della vespa, lo accorciamo e lo montiamo, insieme al faretto supplementare per la notte, al navigatore, alla borsa serbatoio. Compriamo gli stivali per Laura e ci facciamo prestare il resto dell’abbigliamento da mio fratello Lorenzo.
Siamo pronti per la prova, su e giù per l’altopiano di Asiago, per una giornata intera. La difficoltà per Laura è assecondare tutti i miei movimenti, alzarsi in piedi e sedersi assieme a me, ammortizzare con le gambe tutti i salti per non perdere le pedane da sotto i piedi.
“Difficile, ho bisogno di allenamento”, dice.
Per un mese e mezzo, tutti i giorni, due ore al giorno inizia a fare esercizi per gambe, schiena, braccia, spalle, specialmente per una spalla operata 4 mesi fa e non ancora guarita.
Venerdì 27 luglio finalmente la partenza, ma senza il mio amico Elio che, per sopraggiunti problemi di lavoro, non può partecipare.
Carichiamo la moto sul carrello e ci facciamo accompagnare a Trento dal nostro fedelissimo amico Gianluca, che ci verrà poi anche a riprendere a Trieste Domenica 29.
Arrivati al ritrovo, ci vengono fornite tutte le informazioni e raccomandazioni necessarie per l’ottimale svolgimento della manifestazione: si parte a gruppi di tre moto, distanziati di tre minuti ciascuno, il nostro gruppo è formato da noi, Marco, un nuovo amico conosciuto proprio in questa occasione e Pietro, che conoscevo già da diversi anni.
Sabato mattina, ore 7:00, pronti al tunnel di partenza per le foto con Marco, Pietro e il grande Franco Picco che non ha bisogno certo di presentazioni.
La sfida ha effettivamente inizio!

Le prime rotonde sono un incubo, almeno sei uscite ciascuna e ne ho sbagliate tre di fila, dopo qualche km ci inoltriamo tra boschi e montagne e il paesaggio si trasforma, alternando asfalto e fuoristrada. Il primo ostacolo che incontriamo è un tronco proprio nel mezzo della strada, con la forestale che sta cercando di spostarlo; dopo qualche minuto ci indica di deviare a lato, salendo sulla montagna; il navigatore satellitare poi nel sottobosco perde spesso il segnale e questo ci fa più volte sbagliare direzione… ma non siamo i soli!
Ore 9:15: arriviamo al CP1 ad Arsiero, ci sembra già di essere degli eroi, riceviamo complimenti e pacche sulle spalle, la meta ci sembra irraggiungibile; ma il fatto di essere su montagne così vicine a casa nostra e che conosciamo abbastanza bene ci rincuora e ci dà la forza di andare avanti. Proseguiamo verso l’altopiano di Asiago percorrendo la strada del Costo, famosa per essere una pista per i motociclisti estremi, svoltiamo prima di Trescheconca e arriviamo a sud di Cesuna, quindi percorriamo la strada in direzione Turcio, svoltiamo a destra e svincoliamo direzione Sasso, per raggiungere Gallio e puntare sull’Ortigara. Qui la strada si fa un po’ più dura, la Kappona pistona che è un piacere, ma affrontiamo gli ostacoli con scioltezza, finché il GPS ci porta a pranzare al rifugio Adriana Malga Moline, sono le ore 12:00.
Orgogliosi del traguardo raggiunto finora, con il nostro gruppo ci sediamo a tavola. Vicino a noi ci sono altri due partecipanti e scopriamo che uno di loro ha la bellezza di 69 anni: da una parte ci conforta di avere ancora lungo tempo per poter mettere in pratica la nostra grande passione per la moto, dall’altra parte ci viene un po’ meno la nostra autostima. Ma si tratta di Bruno Bibes, dakariano di lungo corso, abituato a viaggiare sulla sabbia con moto da 300 kg (… e un nuovo sogno nasce dentro di noi, ma questa sarà un’altra storia).
Riprendiamo quindi le nostre forze e ripartiamo per Enego, poi direzione Monte Grappa. Arrivando da nord, vediamo la cima alla nostra sinistra a circa 1 km, CP2 ore 15:50, ma la traccia ci fa girare e percorrere altri 30 km di strade mai viste, per raggiungere la vetta. È stato un vero peccato che le nuvole fossero così basse da impedire ai nostri amici di ammirare quel paesaggio unico e spettacolare che nelle giornate di sole limpide mi ha permesso più volte di vedere il mare Adriatico a occhio nudo.
Facciamo una sosta, beviamo un tè caldo e ripartiamo verso est, percorrendo la strada che si affaccia sulla pianura, scendiamo fino a Pedderobba, attraversiamo il Piave, verso Valdobbiadene, quindi saliamo sulle Pianezze, percorrendo sempre stradine mai viste prima. Quando scendiamo verso nord comincia a piovere, ci affacciamo a Lentiai, Trichiana e Limana, rimanendo sempre in quota, fino al CP3 Montegarda. Qui la pioggia si fa sempre più insistente. Ci fermiamo e indossiamo l’antipioggia, quindi proseguiamo. Dopo alcuni km in discesa sullo sterrato incrociamo un furgone che, per lasciarci passare, accosta troppo a destra e scivola con le ruote in un fossetto, quindi ci fermiamo e tentiamo più volte di spingerlo finché riusciamo a farlo uscire. L’autista ci ringrazia, ci salutiamo e ripartiamo verso Ponte nelle Alpi, meta Longarone, CP4, che raggiungiamo alle ore 21:15. Siamo a poco più di metà percorso, ci aspetta la cena e l’albergo sotto le stelle, appena spuntate nel cielo! In realtà, dopo una doccia veloce negli spogliatoi del campo da calcio, la cena, una sistematina alla moto e un riposino di un’ora sulle panchine “della squadra ospite”, a mezzanotte e trenta suona il telefono: è Pietro che ci dice che è ora di ripartire.
Ci vestiamo, saliamo in moto e prendiamo direzione nord. Pietro mi dice di navigare: percorriamo la vecchia statale per Pieve, Domegge e Santo Stefano di Cadore. Ad un certo punto incontriamo i ragazzi dell’organizzazione che ci fanno deviare perché il tratto hard è impraticabile a causa della pioggia, quindi proseguiamo e, alternando asfalto e fuoristrada, seguiamo tracce, senza capire dove siamo, finché alle 4 della mattina arriviamo in un rifugio in mezzo alle montagne, dove troviamo una colazione  speciale con pane, burro e marmellata freschi e una crostata gigantesca. Mezz’ora di sosta e si riparte.
Incomincia ad albeggiare, il panorama è fantastico, proseguiamo fino alle 6:00, quando Pietro buca la gomma posteriore della sua moto. Dopo averlo aiutato ad aggiustarla, ci salutiamo e proseguiamo da soli, ma senza le tracce che sono sparite dal navigatore. Scendiamo dalla montagna e puntiamo direttamente al confine di Stato, saltando l’ultima parte del CP5, sono oramai le ore 7:00.
Ad Uccea, CP6, arriviamo alle ore 8:00, fortunatamente incontriamo altri partecipanti che ci invitano a seguirli nell’ultima traccia in Slovenia, fino a raggiungere Re di Puglia, dove è previsto il riordino, per poi ripartire tutti in gruppo, scortati dai vigili urbani, in direzione piazza Unità d’Italia a Trieste.

In 850 km abbiamo attraversato tutte le stagioni, dal caldo al freddo, dal sole, alle nuvole, alla pioggia, dai 190 m s.l.m. di Trento ai 1990 metri segnati dal navigatore in una delle tante vette toccate, fino a Trieste, direttamente sul mare; con curve e tornanti su asfalto ma anche su tanto fuoristrada, dal mattino alla sera e soprattutto la notte! Un’esperienza mai fatta prima: guidare in fuoristrada attraversando torrenti d’acqua e passi strettissimi e ripidissimi, illuminati dalla luna e dal nostro faro supplementare che ci ha più volte salvato.
Laura ed io siamo diventati un corpo unico, le braccia le sentivo appena sui fianchi, sia nelle forti accelerazioni sia nei cambi di direzione, non aveva alcuna paura, anzi era così sciolta che non sentivo alcun contrasto alle mie manovre di giuda. Mi assecondava perfettamente in tutti i miei movimenti. Ci vuole davvero pazienza, costanza, forza ma specialmente un grandissimo coraggio!
È stata per entrambi un’esperienza indimenticabile e che ripeteremo senz’altro l’anno venturo.
I nostri ringraziamenti vanno a Maurizio e all’organizzazione, a tutti i nuovi amici che abbiamo conosciuto e che ci hanno così sinceramente stimato, ma specialmente a Marco e Pietro che ci hanno guidato, supportato e sopportato durante queste 36 ore consecutive di questo spettacolare e straordinario viaggio.

Testo: Alberto e Laura
Foto e video: Discovery Endual
Attrezzatura video: Garmin VIRB Ultra 30

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