Karakorum Highway. Vicini al paradiso

Nelle serate vietnamite dello scorso anno parlavamo spesso del viaggio successivo. Dovevamo ancora completare quel bellissimo giro e già sognavamo il successivo.

Ogni sera, dopo chilometri di giungla, di sterrato, di paesaggi mozzafiato e di tramonti maestosi, ci concedevamo del meritato riposo e qualche bevanda alcolica locale non ben definita. E li, in quei momenti ebbri, spuntavano dal nulla idee incredibili, affascinanti, degne di un libro di Salgari.

Una sera, sdraiati su delle sdraio improbabili, con le gambe sulla staccionata come in uno spaghetti western, Paolo se ne esce con una proposta sibillina: ”perché il prossimo anno non facciamo la Karakoram Highway?” … scintilla nella mia mente! Nell’estate successiva iniziano le notti insonni alla ricerca di informazioni su questa meta particolare, poco conosciuta, che trasmetto con gioia ai miei amici biker.

Entusiasmo a mille, partiamo con il progetto, contatto subito MOVE TRAVEL l’agenzia viaggi di Grezzana (VR) che ci confeziona in poco tempo il viaggio dei nostri sogni, partenza il prossimo luglio.

Luglio 2019 KKH (Pakistan)

L’obiettivo di questo viaggio era quello di percorrere la strada asfalfata più alta del mondo, la N35 Karakoram Highway e parte della Via della Seta fino al confine Cinese.

In realtà abbiamo fatto un percorso più ampio, visitando la parte nord del Pakistan, raggiunto i confini con l’India, l’Afghanistan e la Cina, attraversando valli stupende e panorami indimenticabili.

Da Islamabad abbiamo risalito il fiume Indo raggiungendo la regione del Baltistan fino alle pendici del ghiacciaio Baltoro, aggirando montagne come in Nanga Parbat, vedendo in lontananza il massiccio del K2 e del Gasherbrum I.

Attraversato il parco nazionale del Deosai Plateau 4115 mt  (il secondo altopiano più alto del pianeta dopo il Pamir). Abbiamo fatto molti guadi e strade sterrate, visitando le incontaminate Shigar e Kaplu Valley circondati da alte cime innevate. Percorso la famigerata Skardu – Gilgit con un lungo e faticoso off road.

Il Khunjerab Pass a 4693 mt sul confine con la Cina. Poi ad ovest verso il confine Afgano, attraversando il pianoro del Shandur pass, le Bamboret Kalasch Valley ed il Lowari pass. Infine il ritorno ad Islamabad.

Venerdi 5 luglio

Partiamo da Venezia in 3 (Paolo, Marco e Fernando) con volo Turkish Airlines con scalo intermedio su Istanbul. Arriviamo in perfetto orario, alle 3 del sabato mattina ad Islamabad. Il caldo umido della pianura ci accoglie. Troviamo ad aspettarci il nostro accompagnatore che ci accompagna al Hill View Hotel  in centro ad Islamabad. Ops…….all’ entrata dell’hotel torretta con uomini armati di mitra. Controllo con metal detector. Nelle Hall ancora gente armata, cominciamo bene!!!! Siamo stanchi del viaggio ed andiamo subito a letto.

Sabato 6 luglio (140 Km)

Sveglia alle 10 e giù a far colazione. Ambientamento e disbrigo formalità. A pranzo andiamo in un ristorante Afgano (buono) dove incontriamo la nostra guida (Aga) che sarà con noi in moto. Arrivano le moto, moto locali come da nostra abitudine, 

3 piccole ma fiammanti Suzuki 150 prodotte li. Si parte, prendiamo dimestichezza con la guida a sinistra il traffico del mezzogiorno ed il caldo umido. Saliamo lentamente di quota lungo la N35 (KKH) passando boschi e paesi arroccati sul fianco della montagna.

C’è traffico ed ad ogni piccolo paese tutti si bloccano in un maxi ingorgo. Noi con la moto riusciamo ad evitare le situazioni più caotiche. Il tempo non promette niente di buono e dei nuvoloni neri si avvicinano ma la pioggia che prendiamo è veramente poca (l’unica dell’intero giro). Arriviamo a sera ad Abbottabat (1200 mt) e andiamo direttamente all’hotel dove ceniamo con pollo chapati ed ACQUA, niente alcol in Pakistan, nemmeno una piccola birra.

Domenica 7 luglio (260 Km)

Sveglia presto e dopo una frugale colazione siamo in moto. Ci siamo vestiti con stivali ed abbigliamento motociclistico con protezioni. Saliamo lentamente di quota nella Kaghaan Valley e pian piano sparisce la vegetazione e si nota d il colore ocra della montagna nuda. Cominciano i guadi, non impegnativi ma costanti sulla strada sempre bella ed asfaltata.

Il tempo è variabile, indossiamo l’abbigliamento antipioggia più per il freddo che altro. Il traffico è sostenuto e ci sono continui ingorghi dovuti principalmente a torrenti d’ acqua che attraversano la strada ed a strettoie dovute ai muri di neve sui fianchi della carreggiata. Siamo circondati da montagne bellissime tutte innevate.

Su una curva troviamo un ingorgo pazzesco dovuto ad un camion ribaltato su un fianco. Un agente di polizia tenta disperatamente senza successo di dirigere il traffico. Arriviamo al Babusar Pass 4173 mt, il nostro primo quattromila dopo solo due gironi.

Si notano  incredibili estese praterie e pianori dove in estate i nomadi portano pecore e capre a pascolare. La discesa in una stretta valle spoglia, ci porta verso Chilas. Man mano che si scende di quota Il caldo secco è opprimente come un phon acceso in faccia. Arriviamo al Shangrilla Hotel sulla sponda dell’Indo, dove passiamo la notte con 40° circa e solo un ventilatore.

Lunedì 8 luglio (120 Km)

Partiamo presto (alle 7.00) risaliamo la valle dell’Indo. La strada peggiora e parti di asfalto mal ridotto viene sostituito da un off-road. Prendiamo la deviazione per Rama Lake sempre in off-road passando in una stretta valle coperta da una folta vegetazione e segnata dall’Astor River. Il caldo non molla da Astore.

A Rama la salita è molto impegnativa e iniziano i posti di blocco istituiti dalla polizia, ne troveremo molti d’ora in poi. Per fortuna salendo l’ aria si rinfresca e di buon passo arriviamo al PTDC (Pakistan Tourism Development Corporation) Motel di Rama in mezzo ad un bosco di pini, cedri, abeti e ginepri. Siamo a 3300 mt di quota e si sente. Questa notte si dorme con una bella coperta dopo una bella doccia con acqua gelida. Prima dell’imbrunire saliamo al lago circondato da montagne imbiancate. 

L’ultimo tratto lo facciamo a piedi perché dei massi hanno bloccato il sentiero, non si può proseguire, cosa assolutamente normale da quelle parti.

Martedì 9 luglio (180 Km)

Partenza presto e discesa fino ad Astore. Attraversiamo dei villaggi e per strada ci sono tantissimi bambini tutti in divisa in procinto di andare a scuola. Deviazione per il Deosai Plateau ed inizia la salita interminabile nella vegetazione. Arriviamo alla barra di inizio parco, paghiamo 8$ e via ancora su, su!

La montagna rimane verde con una vegetazione bassa di piccoli cespugli. Arriviamo sull’altopiano e  la strada è sempre molto impegnativa. Sulla pista di terra rossa con grossi sassi affioranti ci sono dei solchi profondi fatti dalle jeep durante i periodi di pioggia. Per fortuna il tempo è bello, siamo sopra i 4000 mt e si sente.

Percorriamo 70 km di pista in un paesaggio lunare e splendido. Superiamo il Sheosar Lake, i controlli di di polizia di Bara Pani e Kala Pani. Inizia la discesa in off road molto sconnesso e dopo aver superato un super guado arriviamo al Sadpara Lake. La strada migliora, incrociamo l’Indo ed in breve tempo arriviamo a Skardu.

Al Mashabrum Hotel troviamo molti europei in procinto di partire per dei trekking nei i campi base dei vari 8.000 della zona. Passeremo una piacevole serata in compagnia di Carlo Alberto Cimenti, grande alpinista di ritorno dal Nanga Parbat, che ci racconta della sua discesa dalla vetta con gli sci, in notturna!

Un paio di giorni dopo il suo compagno cadrà rovinosamente scendendo con gli sci dal Gasherbrum, ma Carlo lo salverà passando due notti con lui in quota aspettando i soccorsi in elicottero.

Mercoledì 10 luglio (130 Km)

Partiamo presto per la Shigar Valley. Percorrendo una bella strada asfaltata, attraversiamo il Cool Desert. Entriamo nella valle ed inizia l’off-road, saliamo lungo la sponda destra e la strada ed il paesaggio cambia subito aspetto. Il fiume di fondo valle su un letto largo molte centinaia di metri e sulle sponde piccoli villaggi immersi nella vegetazione e coltivazioni.

Guadi impegnativi e smottamenti continui, traffico inesistente. Dopo 60 km circa finisce la strada, le inondazioni hanno portato via tutto, con l’ aiuto della guida e di altri abitanti della zona, attraversiamo con le moto, su ponti tibetani di fortuna, i vari rami del fiume per  passare sulla sponda sinistra.

Situazione al limite, ponticelli di legno instabili e traballanti, difficili da attraversare a piedi, figuriamoci in moto. Rischio di cadere nel fiume altissimo, con la possibilità di arrivare a Karachi in poche ore fluviali. Guadagnata l’ altra sponda del fiume raggiungiamo l’abitato di Chu Trung dove mangiamo e poi relax in una bella piscina termale con acque curative per articolazioni ed ammaccature, quello che serve a noi. Con calma scendiamo verso Skardu su un bel sterrato e continui guadi. 

Giovedì 11 luglio (200 Km)

Partiamo alla buonora e una bella strada asfaltata ci accompagnerà fino a Kaplu. L’ immancabile fiume impetuoso di fondo valle e le alte montagne brulle a corollario, Il paerse di Kaplu è bello, immerso in una rigogliosa vegetazione, 50 km oltre c’è la regione Indiana del Kashmir.  Visitiamo il Serena Khaplu Palace, residenza costruita a mo’ di fortezza, molto modesta dei primi del 1900, dei signori del luogo. Pranziamo in una bella guest hause (PRDVC) con panorama sulla valle. Torniamo verso Skardu con deviazione per vedere le Manthoka Water Fall, cascate impetuose.   

Venerdì 12 luglio (220 Km)

6.00 partenza per Gilgit. La strada si presenta subito impegnativa con lunghi tratti molto trafficati di off-road con fondo simile al talco e pertanto molto polveroso. Dopo pochi km ci fermiamo per una sosta relax presso i laghi Kachura molto particolari, con passeggiate e residenze per ricchi. Torniamo sulla S1, la valle spoglia si restringe con la strada scavata letteralmente nella roccia. Incontriamo diversi cantieri (dove nessuno lavora).

Viaggiando sul lato sinistro della carreggiata, siamo costantemente sul precipizio senza nessuna protezione e quando incrociamo camion e pullman il nostro sguardo inevitabilmente và sul letto limaccioso dell’Indo sottostante a strapiombo, senza nessuna protezione tra noi e lui. Il rumore dello scorrere dell’acqua è assordante, Il caldo ci affatica sensibilmente.

utti suonano il clacson, tutti sorpassano, furgoni, jeep, camion, nessun problema, destra, sinistra, ognuno prende lo spazio di strada che gli serve per il sorpasso! Una provvidenziale sosta per pranzare a base di pollo, dal, verdure cotte e chiapati ci ristora. Proseguiamo, pochi km e vediamo davanti a noi una nuvola di polvere e sassi che scende sulla strada dalla montagna, una frana! Passato il pericolo si continua il percorso. Troviamo ferme a bordo strada ruspe escavatori etc.

Scende il sole illuminando di una luce radente la stretta valle cambiando continuamente il colore delle rocce. Purtroppo l’ attenzione per la strada non ci fa godere appieno questo miracolo della natura. Dopo 10 ore circa incrociamo la KKH bella ed asfaltata ed a tutta velocità risaliamo verso Gilgit dove arriveremo con il buio ed alloggeremo al PTDC

Sabato 13 luglio (110 Km)

Gilgit è una grande città, crocevia di scambi commerciali.  Ci svegliamo con calma e dopo colazione andiamo all’ aeroporto per prendere Stefano, arrivato dall’Italia. Il tempo necessario perchè Stefano si possa fare una doccia e si parte subito con destinazione Karimabad. La strada è bella, e non riusciamo ad assuefarci ai panorami che cambiano ad ogni curva.

Pranziamo (PRDVC)  all’ombra di un pergolato sotto il Rakaposchi, bellissima montagna con i suoi 7.800 metri di altitudine. Pranzerà con noi Dave arrivato fin qua dall’Australia insieme a sua moglie su un Triumph 1200. Siamo nella valle dell’ Hunza e Karimabad si presenta su un pianoro in mezzo ad una ricca vegetazione.

Ne approfittiamo del tramonto per inerpicarci su un cocuzzolo e da lì godere del tramonto sulla valle. Scendendo verso l’ hotel saremo bloccati al limitar di un torrente da una piena improvvisa. Con un rumore assordante scende una massa di melma grigia e blocchi di ghiaccio staccatisi dal ghiacciaio sovrastante. Passato il pericolo che la strada venga portata via, ci fanno passare.  Alloggeremo al Hill Top Hotel, molto bello visto lo standard degli PTDC.

Domenica 14 luglio (350 Km)

Partiamo alla buonora sulla N35 (KKH) destinazione Khunjarab Pass. La strada è bella e la valle larga e maestosa. “Ad ogni curva direte wow!” ci aveva anticipato Dave, l’amico australiano. Così è stato, strada incantevole con paesaggi da incorniciare. Il traffico è nullo dal momento che il confine con la Cina è chiuso, e allora sfida, il primo che arriva su!

Le nostre piccole moto per l’altitudine arrancano, sborbottano, perdono colpi, ma noi ci divertiamo come ragazzini. Arriviamo al passo alto 4693 mt, posto di grande energia. Ragazzi pakistani che immancabilmente vogliono foto con noi, ma non perché siamo belli, ma perché per loro siamo “strani” visti i pochi occidentali presenti.

Salutiamo i cinesi che, curiosi come noi, sono dall’altro lato, bloccati anche loro dal confine di stato. L’altezza si sente, il respiro si fa affannoso al minimo sforzo e durante la discesa sentiamo i sintomi di una leggera sonnolenza fino quasi a 3000 metri.

Lunedì 15 luglio (180 Km)

Scendiamo a Gilgit e svoltiamo direzione Gupis. La strada è bella dentro stretta valle rigogliosa. Sul fondo valle scorre placido il Gilgit River. Attraversiamo diversi villaggi brulicanti di vita. Le montagne si sono abbassate e la neve scomparsa. Il paesaggio è dolce ed il clima piacevole. Arriviamo al PTDC posto su un valico da dove si dominano i due versanti della valle, fantastico! La serata ci regala una brezza tiepida (siamo a 2200 mt) ed una luna piena. Seduti in terrazza possiamo metabolizzare tutte le emozioni degli ultimi giorni.

Martedì 16 luglio (130 Km)

Procediamo nella frescura del mattino e dopo pochi km la strada si inerpica su per la montagna, diventa sterrata e scompare la vegetazione. Siamo già a 3700 mt ed il pianoro che abbiamo davanti è abitato solo da capre e mucche. Ci fermiamo all’ immancabile controllo di polizia con tanto di sbarra chiusa, in mezzo al nulla.

Dopo i saluti e le foto di rito si riparte. La pista è bella e le montagne attorno sono basse, si fa per dire, saranno dei 6.000 mt. Arriviamo al campo di polo più alto al mondo, è quello che recita la tabella sulla strada, dove si svolge un importante festival. Dopo 60 km di pianoro inizia una ripida e sconnessa discesa. A fondo valle si notano villaggi e coltivazioni di granturco belli rigogliosi in questa stagione.

Ci fermiamo per un chai e frutta che ci ristoreranno. Arriviamo a Mastuj (nel Kulistan) paese abbandonato da Dio e dagli uomini, dove alloggeremo al PTDC in mezzo alla natura.

Mercoledì 17 luglio (140 Km)

Oggi tutta discesa, impegnativa e sterrata, ma discesa. La valle si allarga e sparsi ci sono villaggi con attorno coltivazioni di grano. Ci abbassiamo sensibilmente di quota e di conseguenza arriva il caldo soffocante. Chitral cittadina di frontiera è caotica. Ne approfittiamo per  un giro al mercato e per tagliare e sistemare i capelli (in 4 riusciamo a spendere 10€ in totale). Cena a base di frutta fresca, dopo giorni di riso e pollo mangiato con le mani, seduti a terra su dei tappeti polverosi.

Giovedì 18 luglio (130 Km)

Scendiamo sulla N45 e dopo qualche decina di km deviamo per le valli di Bamboret e Kalash. Percorrendo uno sterrato subito impegnativo ci infiliamo dentro una stretta valle dove vive la comunità dei Kalash. Notiamo subito il cambiamento dei lineamenti del colore degli occhi, hanno una diversa cultura, abbigliamento e lingua. Seguono una forma di antico induismo. Vivono in case in legno, costruite sul fianco della montagna. Tutto intorno ci fanno compagnia le alte montagne dell’Hindu Kush. Arriviamo al bellissimo PTDC di Bamboret posto in mezzo ad un parco.

Venerdì 19 luglio (260 Km)

Scendiamo sulla N45 bella ed asfaltata. Il caldo si fà sentire. La vegetazione è scarsa finchè non iniziamo la salita ancora sterrata del Lowari pass. Al posto di controllo della polizia ci viene concesso di percorrere in moto gli 8 km del tunnel (in molti casi fanno caricare le moto su dei camion per sicurezza). La discesa è bella e in breve tempo arriviamo in pianura.

Ennesimo controllo dove rimaniamo fermi per circa un ora. Siamo vicini a Peshawar ed al confine Afgano. Ci dicono che potrebbero esserci dei rischi, il comandante della polizia ci fa accomodare, ci offre gentilmente delle bibite ristoratrici,  ci dice che dobbiamo aspettare la scorta che ci porterà fino all’ hotel di Swat.

Non capiamo bene a cosa sia dovuta questa precauzione, abbiamo sempre viaggiato senza alcun sentore di pericolo, ma ci adeguiamo senza protestare, sono tutti gentilissimi. Arriva un fuoristrada scoperto con 4 poliziotti muniti di AK47 e tutta velocità e sirene spiegate ci accompagnano al bel PTDC di Swat.

Sabato 20 luglio (220 Km)

Alle 6.00 aspettiamo in hotel la scorta che arriva puntuale. Attraversiamo i paesi a velocità sostenuta con sirene polifoniche funzionanti, evitando colonne ed ingorghi. La situazione è paradossale, abbiamo viaggiato per 2 settimane soli e senza problemi, e ora nell’ultimo tratto, la scorta come un corteo presidenziale.

Cambiamo al “volo” dieci scorte, una per ogni posto di blocco, che ci accompagneranno fino sulla strada principale per Islamabad. Gli ultimi 150 km sono una tangenziale, trafficata che percorriamo a manetta. Arriviamo all’ hotel Hill View Hotel che ci sembra molto più bello ed accogliente del giorno di arrivo ad Islamabad.

Doccia e via per visitare la moschea Faysal, una delle più grandi dell’Asia ed il centro di Rawalpindi. Cena in hotel e pronti per il rientro a casa… finito questo fantastico viaggio.

Testo e foto: Paolo Cracco – Fernando Erbisti

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