Avevo sentito parlare di quei posti, di quelle zone ai più sconosciute, ma che esercitavano in me un fascino particolare, il fascino dell’ignoto e poco conosciuto continente sudamericano e così giorno dopo giorno, ho messo insieme i miei desideri, finchè finalmente, ho preso la decisione.
Decisione condivisa con mia moglie, che entusiasta di esplorare, si proprio così, esplorare, perché l’itinerario che avevamo studiato e che era nella nostra testa, era al di fuori di qualsiasi percorso turistico, ma dentro percorsi di avventura. Così abbiamo affrontato questa avventura, contro il parere di molti che dicevano che ci saremmo trovati in posti e luoghi fuori dal mondo che sarebbero stati difficili da gestire.
Poi la mia moto, una BMW RT 1200LC, dicevano che non era adatta e che mai ce la avrei fatta.
Non ho dato ascolto, ho ascoltato solo il mio cuore e quello di mia moglie, sempre in perfetta sintonia e insieme, abbiamo visto che: Cile, Bolivia e Perù, non erano poi così lontane, perché quando coltivi un sogno, le lontananze si annullano . Così siamo partiti e una volta arrivati, abbiamo preso possesso delle moto. Anche gli sguardi scettici, di chi possedeva moto più adatte a percorsi forse accidentati, risolini e gomitate, non hanno scalfito minimamente la mia determinazione e men che meno quella di mia moglie, decisi a portare a termine l’impresa.
Non nego che siamo andati incontro a qualche difficoltà, ma non solo noi, difficoltà che hanno colpito anche chi si sentiva più sicuro del suo mezzo, ma quello che abbiamo visto e sentito, ripaga ampiamente , qualche piccolo contrattempo.
Siamo partiti avendo nelle orecchie, la musica degli Inti-Illimani, musica caratteristica Cilena dolce e suggestiva e subito ci siamo resi conto di essere in posti che è difficile descrivere, perché creano sensazioni che solo chi le vive può capire… cieli azzurri, montagne bianche, deserti infiniti, cime che toccano il cielo. Machu Picchu, con i suoi silenzi irreali che ti trasportano in una dimensione che sembra al di fuori di questo mondo, e ti stupisci della perizia dell’uomo, in anni distanti da noi, che sembrano preistoria.
Strade rosse, deserte, montagne innevate scorte all’orizzonte, a fare da contrasto al terreno brullo e quasi desertico che stiamo attraversando. Tranquilli animali che brucavano la magra erba e alzavano la testa con curiosità, al nostro passaggio.
Laghi immensi, dai colori mutevoli , colori che cambiavano nel giro di un’ora e che cambiavano completamente la visione che avevi davanti, avevi la sensazione che le immagini fossero proiettate come in un immenso schermo gigante e che venivano cambiate, come in un collage fotografico.
E via per chilometri e chilometri, via per paesaggi tanto diversi e tanto simili, attraverso villaggi fuori dal tempo, dove la gente vive ancora, nelle case di paglia, che veste ancora i costumi tradizionali molto colorati che fanno da contrasto, con l’aridità dei terreni.
Ancora chilometri, piccoli guasti hanno colpito, via via dei nostri compagni di avventura, ma che sono stati affrontati con spirito cavalleresco e risolti nel migliore dei modi, al massimo con la perdita di una giornata di vacanza.
Partenza per il ritorno, con un po’ di malinconia, ma anche col cuore gonfio di chi ha realizzato il proprio sogno, un sogno che non svanirà mai, un sogno che rimarrà vivo, nel cuore mio e di mia moglie, perché i sogni realizzati non svaniscono mai!
Testo e foto: Tiziano Coradeschi