La moto che il mercato chiedeva da anni a gran voce e nessuno produceva finalmente è sul mercato, viene dal Portogallo, la produce AJP e punta tutto sulla semplicità e l’efficacia.
Volete sapere quale è la ricetta dell’uovo di Colombo? Semplice!
Prendete un mono di grossa cubatura, dotatelo di sospensioni a lunga escursione, alimentatelo con un serbatoio a 18 litri in grado di farle ampiamente passare i 300km di autonomia e fate in modo che chi guida abbia una protezione aerodinamica decente con una torretta di navigazione di serie e non aftermarket.
Potrebbe sembrare semplice eppure questa è la ricetta della moto da avventura perfetta specie se, come nel caso della AJP PR7 il peso con i liquidi a bordo è di 165kg.
La moto della nostra prova è la PR7 Extreme, la punta di diamante della casa portoghese che attinge a piene mani dal catalogo accessori della versione standard ed ha una grafica decisamente racing.
Una volta scaricata dal furgone, la moto fa subito bella mostra di tutta la sua mercanzia: forcelle ZF da 48mm lunghissime, una profusione di parti ricavate dal pieno ed anodizzate, lo scarico DOMA ed un bel paio di Michelin Desert che fan subito capire lo spirito e le intenzioni di questa versione Extreme.
Con questo passaporto la prova non poteva certo avvenire in un piccolo fazzoletto di terra , ci siamo sentiti in dovere di trascorrere una giornata intera sulle montagne per saggiarne pregi e difetti e vi giuriamo che è stata la moto stessa a chiedercelo.
La prima cosa che si valuta della moto è come sempre l’ergonomia. Questa AJP si guida davvero bene in piedi, attaccati ad un manubrio con una bella piega e con gli stivali ben piantati sulle pedane larghe, comode e con un buon grip. Non ci ha colpito allo stesso modo la guida da seduti, una triangolazione perfettibile con i piedi un filo avanzati e comunque un po’ troppo chiusi come se la sella fosse bassa, fatto probabilmente dovuto alla necessità di mantenerla ad un altezza umana (920mm) nonostante la corsa delle sospensioni di 300mm.
La sella è piatta ed agevola bene gli spostamenti durante la guida. In questa versione Extreme ha un rivestimento che garantisce un ottimo grip ed un’imbottitura tale da risultare sufficientemente comoda anche a fine giornata.
Nella guida emergono le doti di una ciclistica che predilige la facilità alla performace assoluta ed è giusto così su una moto non espressamente nata per le competizioni.
Il telaio a culla chiusa, in travi miste imbullonate di alluminio ed acciaio, è stato progettato per dare un’ottima agilità alla moto ed ha un generoso angolo di sterzo.
Le sospensioni ZF ,come detto, hanno una corsa di 300mm come le enduro racing e questo è un dato unico nel panorama dual odierno che fa ben capire la vocazione fortemente fuoristradistica della moto.
La forcella è buona e, come il telaio, tende ad aiutare anche chi non ha estrema esperienza di guida in off. Filtra bene le asperità e scorre molto, di contro tende al morbido e nelle mani dei più smanettoni sul veloce o forzando il ritmo con la taratura di serie non riesce a reggere il passo. Occorre dunque chiudere qualche click soprattutto per farla lavorare un po’ più in accordo con il mono che invece, al contrario, è più rigido e puntato.
Per godersi a pieno la guida occorre quindi giocare un po’ con i registri per migliorare un assetto che appare perfettibile dal punto di vista del bilanciamento tra avantreno e retrotreno.
Per quanto riguarda i freni (Brembo) l’anteriore è buono, il posteriore invece è forse l’unico vero neo della moto; davvero poco dosabile e con una leva che specie per piloti con piedi piccoli rimane molto distante dalle pedane rendendone poco intuitivo l’uso (problema comune anche per la leva delle marce).
Passando dalla ciclistica al motore, le scelte semplici rimangono alla base del progetto di questa PR7.
Il propulsore, alla vista di chi è qualche anno che fa enduro, tradisce subito le origini legate alle Husqvarna pre-austriache, è quello che oggi equipaggia oggi le SWM. Ovviamente rispetto ai motori Husqvarna si è lavorato, oltre che per far crescere la cubatura a 600cc, anche per adeguare il motore alle normative Euro4.
Rispetto alla PR7 standard, quello di questa versione Extreme è stato portato, grazie ai lavori fatti su aspirazione, scarico e mappatura, alla soglia dei 60 cavalli, non certo quelli di un bicilindrico ma la PR7 ha altre ambizioni e la cavalleria è più che sufficiente per il divertimento in off-road.
La spinta è sempre presente, anche sotto, ma è all’aumentare dei giri che la cavalleria viene fuori; in prima apertura infatti non è violento e questo agevola i meno preparati, i più smaliziati invece probabilmente preferirebbero una risposta del gas più immediata.
Lo scarico basso DOMA, che corre sul fianco della moto con un bel terminale con fondello in carbonio, dona un tocco molto rally alla moto ed ha una bella sonorità pur se contenuta dai vincoli omologativi.
Infine parlando della strumentazione, possiamo dire che è la sintesi della moto: un inno alla semplicità ed alla funzionalità che tanti farebbero bene a seguire e che non trascura il gusto.
È composta da un contachilometri minimale avente le funzioni base come sulle moto enduro racing, e separatamente trova collocazione sulla torretta un tablet 7 pollici ampio e leggibilissimo su cui è semplicemente installato Android. Questo vuol dire che è un sistema aperto ed intuitivo con cui tutti hanno confidenza e su cui possono essere installate tutte le nostre app preferite comprese quelle di navigazione, non si sente dunque il bisogno di nulla di più.
AJP presenta quindi una moto essenziale con vocazione fuoristradistica al 100% che grazie all’escamotage di essere omologata enduro non ha le rogne dell’ABS ma è omologata per una sola persona.
Una moto che centra i target progettuali che si sono posti in Portogallo con due soli difettucci rappresentati da un freno posteriore poco modulabile ed un serbatoio che al posteriore, una volta pieno, fa sentire la sua inerzia soprattutto nella guida di traverso.
Un prodotto semplice nell’uso, che aiuta molto chi si avvicina alla disciplina del turismo in fuoristrada e che raccoglie tutte le lagne di chi voleva un mono non esasperato con cui si potesse anche viaggiare, l’oggetto ora è finalmente sui listini, a voi scegliere la meta!
Testo: Dario Lupini
Tester:Pietro Bartolomei
Foto e Video: MBfotopress e Dario Lupini
Abbigliamento: Completo Acerbis Adventure
Stivali: TCX Comp EVO 2 Michelin
Casco: Arai MX-V