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Tirreno – Adriatica racconto di viaggio

Doveva essere una di quelle gite tranquille, un fine settimana diverso dal solito giro in moto che inizia e finisce partendo da casa, ricalcando le solite ma pur sempre belle strade. Tre giorni spensierati da condividere con gli amici a cavallo della propria moto. Siamo partiti in sei da Massa Carrara, un Venerdì mattina di buonora per attraversare lo stivale. Dal Tirreno all’Adriatico, appunto, percorrendo strada sterrate e statali, per poi ritornare sui nostri passi fino a Torino.

Nessuno poteva immaginare che alla fine del viaggio saremmo rimasti solo in due dei partecipanti iniziali: Gianluca, ideatore del giro, Filippo, Mauro, Cristiano, Schon ed io (Marco), un gruppo di amici esperti e attrezzati per ogni evenienza, con tende al seguito, gomme tassellate, abbigliamento protettivo. Affrontiamo il primo facile sterrato, dopo aver lasciato lo spettacolo delle cave di marmo di Carrara, procediamo tutti di buon ritmo, lasciando un po’ di spazio tra noi, il giusto per non mangiare troppa polvere, quando la moto di Schon, che procede davanti a me, incomincia a ondeggiare paurosamente. Mi fermo accanto a lui. Mi dice “ho bucato”! Guardo la sua ruota posteriore ma mi accorgo che è perfettamente gonfia. Scendiamo dalle moto per controllare meglio. Schon rileva un raggio rotto. Si corregge due, tre, quattro… sei raggi tranciati di netto! Ma com’è possibile, ci domandiamo? Non riuscendo a darci subito una spiegazione mettiamo la moto sul cavalletto centrale per una riparazione. Schon, infatti, aveva dei raggi di riserva. Così facendo ci accorgiamo che la moto rischia di perdere tutto il braccio cardanico. Adesso è facile risalire all’accaduto. La vite che tiene fissato il braccio cardanico alla moto si è allentata e svitandosi ha tranciato di netto sei raggi della ruota finendo per essere sparata via chissà dove! Sconforto generale. Schon decide di andare a cercarla e incredibilmente, dopo qualche decina di metri la trova. Nessuno ha però la chiave giusta per avvitarla. Alle 16.30 Schon è il primo a tornare a casa con sei raggi rotti, una vite cardano avvitata a mano e, dopo molti km e molte ore a passo d’uomo, raggiunge Vicenza. È di pochi giorni fa la notizia che sulla via del ritorno, dopo essersi accorto di aver perso un altro dado, (non so bene quale) se ne procurava uno svitandolo dal guardrail dell’autostrada con una chiave del 17. Il dado è ora montato sulla sua moto!

Dopo aver salutato Schon e con più di due ore di ritardo, riprendiamo la marcia. Alle 20.30 avremmo dovuto essere a Rimini e avevamo fatto solo un quarto della strada.
Dispiaciuti per l’accaduto, raggiungiamo la vetta dello sterrato, dove ci accoglie un cartello di divieto. Per proseguire occorre munirsi di regolare permesso da richiedere in un non ben precisato luogo. Alla sola idea di tornare indietro prevale l’italianissima unanime decisione di proseguire, mettendo a punto le frasi di rito in caso di contestazione da parte delle forze dell’ordine. Ma dopo pochi km di sterrato, la preoccupazione di essere fuorilegge lascia il posto alla preoccupazione per le sorti di Mauro. Forse il meno esperto nella guida off-road e di provenienza stradale, si era aggiunto a noi ammaliato dai nostri racconti di come si possano raggiungere posti spettacolari persi nella natura in sella a una moto. Ed è proprio nella natura che abbiamo rischiato di perderlo! Galeotta un’insidiosa discesa di ciottoli che gli fa perdere il controllo, cadendo. Per fortuna la moto rimane in bilico sul ciglio della strada, ma il povero Mauro si ritrova a rotolare per metri e metri, arrestando la sua caduta contro un albero. Pensando ormai al peggio corriamo in suo soccorso. Lo vediamo letteralmente riemergere dalle frasche in preda al panico. Tutti tiriamo un sospiro di sollievo nel vederlo di nuovo tra noi. Ma solo dopo che la scarica di adrenalina che ci aveva pervaso ci ha piano piano lasciati, ci siamo abbandonati a una grande irrefrenabile risata. Risata che è continuata quando, nel rialzare la moto, ci accorgiamo che l’ABS era ancora inserito.
Nonostante il “tutto è bene quel che finisce bene” Mauro, che non ne voleva più saperne di proseguire, abbandona la moto incamminandosi verso i primi segni di civiltà. È toccato a Filippo e Cristiano tornare indietro e occuparsi del recupero del mezzo. Cosa non facile vista la difficoltà della strada, la stanchezza che iniziava a farsi sentire e il ritardo mostruoso sulla tabella di marcia.
Proprio a causa di questo ritardo, abbiamo deciso di abbandonare la restante parte di percorso per una più rassicurante autostrada. Alle 20.30, giunti a Rimini, montiamo la tenda nel campeggio prenotato. Soddisfatti, ancora eravamo ignari della notte che ci avrebbe atteso. Dopo una meritata cena a base di pesce in un grazioso ristorante sulle colline riminesi, rientriamo in campeggio. Essendo giugno era piuttosto affollato e la nostra posizione un po’ defilata.

Considerato inizialmente un punto a nostro favore, scopriamo che di là dalla siepe c’era la ferrovia! Frecciarossa, Italo, Regionali, e chi più ne ha più ne metta, si sono alternati per tutta la notte, impedendoci di chiudere occhio. Ma è solo verso le tre di notte che i nostri vicini tedeschi hanno deciso di dare fondo alle loro ultime birre intonando cori in lingua madre, sconosciuti ai più. Non ne potevamo più! Prima Cristiano, con un inglese aggraziato e gentile nei contenuti ha provato a farli ragionare, poi ci ha provato Mauro che senza mezzi termini ha distribuito qualche internazionalissimo vaffa… ma è solo grazie all’intervento di Gianluca (195 cm per 110 kg) che senza proferire parola, ma a colpi di pancia, stende il primo tedesco, costringendo il compare alla fuga nel camper.
L’alba del sabato mattina si annuncia non priva di sorprese. Mauro, terrorizzato di dover affrontare persino il parcheggio del campeggio sterrato, decide di abbandonare e tornare a casa. Solo dopo qualche giorno e qualche esame radiologico scoprirà che la caduta gli ha procurato la frattura di due costole.
Anche Cristiano, sconfortato dagli eventi, decide di lasciarci in serata per poi ripensarci, pentirsene amaramente i giorni a seguire e dispiacersi della sua decisione.
Rimaniamo quindi in tre. Per fortuna sia i percorsi sia i luoghi del sabato sono meravigliosi e mi permettono di mettere assieme foto e video a ricordo di questo weekend. Ma non è un sabato qualunque. Stasera c’è la finale di Champions League. Sono ahimè l’unico appassionato di calcio. Non solo, gioca la mia squadra del cuore, la Juventus. Era imperativo quindi che il pernotto del sabato comprendesse un televisore ad hoc. Infatti, arrivati al campeggio, tiro un sospiro di sollievo nel vederlo molto bello e attrezzato. Peccato che per un disguido di mail non arrivate o non lette o non confermate, non ricordo bene, il proprietario non ci ha tenuto il posto. Ne nasce un piccolo diverbio, questo lo ricordo bene, alla fine ce ne dobbiamo andare rischiando di perdere la partita. Ancora una volta la fortuna ci assiste. Dopo pochi km troviamo un altro campeggio, dove è possibile pernottare, mangiare ma soprattutto vedere la partita. Sistemate le moto e le tende scopriamo però che il televisore non era più grande di un iPad. Va beh, penso, purché si veda. E, in un momento di inaspettata felicità, stringo un patto con Gianluca e Filippo promettendo di pagare la cena in caso di sconfitta della Juve. Ora, se siete appassionati di calcio sapete com’ è andata a finire. Se no sappiate che ho pagato la cena e due bottiglie di Brunello di Montalcino!

Domenica mattina, dopo aver goduto della splendida piscina del campeggio, ripartiamo. Siamo un po’ tesi. Cos’altro dovevamo attenderci per la giornata? Per fortuna il tempo ci ha assistito e i percorsi off-road della Toscana sono stati meravigliosi. Bravo Gianluca, hai messo giù un itinerario bellissimo, penso tra me e me mentre guido. Il pensiero va a quello che ci siamo persi il primo giorno e il dispiacere che Mauro, Cristiano e Schon non possano condividere con noi tutto questo. Decido di approfittare di uno scorcio che solo le colline toscane sanno offrire per fare qualche foto ai miei amici. Ma sarà stato il caldo, la stanchezza, o forse solo la sfiga che non aveva ancora esaurito i suoi effetti, che nel rialzami ho accusato una fitta al costato. Strappo muscolare! Di guidare off-road non se ne parla, troppo pericoloso gestire la mia moto in quelle condizioni. Ho lasciato quindi anzitempo, e a malincuore, gli ultimi due superstiti di un incredibile weekend.
Quando si intraprende un viaggio, seppur breve, si spera sempre che tutto vada per il meglio. Ma se così non è, allora non disperare. Spesso sono proprio le disavventure a renderlo indimenticabile.
Testo e foto: Marco Dionigi

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