L’Umbria mi piace PUNTO.
È una regione cui sono molto legato per tutta una serie di ragioni e che ognuno dovrebbe conoscere per godere delle sue peculiarità culinarie, storiche e paesaggistiche. Una regione in cui l’arte dei piccoli borghi arroccati si mescola con la natura dei boschi, dei fiumi e delle montagne, una regione con una densità abitativa ridicola rispetto a molte altre, e con un tracciato interno di strade, più o meno impervie, che la rende il punto di riferimento da anni per il motorally e per altre manifestazioni.
Tra i suoi borghi c’è Bevagna che geograficamente è posta quasi nell’ombelico d’Italia.Bevagna è famosa per il suo centro storico in cui, nel mese di giugno, si svolge l’incredibile festa medievale delle Gaite, evento di così grande richiamo da essere stato anche immortalato da un una star della fotografia mondiale come McCurry. A Bevagna, però, oltre alle Gaite, c’è anche il MotoClub PepeBevagna, dove si respira l’aria autentica e familiare che dovrebbe essere sempre alla base della nostra passione.
Quest’anno Cesare, l’istrionico presidente del MC, ha voluto far partire il progetto “Queen Trophy” che lui definisce “una passeggiata per bicilindrici, pensata per accompagnare i partecipanti alla scoperta dei borghi dispersi nei boschi attraverso le affascinanti mulattiere di questo pezzo d’Italia”. Cesare ha le idee chiare e non organizza un classico giro ad anello. La sua idea è di ampio respiro e più a lungo termine: ogni anno il “Queen Trophy” prevedrà un percorso differente da A a B, non un anello, e l’anno successivo si ripartirà da B per andare in un’altra direzione lungo un tracciato che non si ripeterà mai ma che, negli anni, valorizzerà tutto il territorio della regione.
Il giro si svolge la domenica, ma già dal sabato gli organizzatori prevedono, per chi arriva prima, un piccolo tour in fuoristrada oppure il giro delle cantine e dei frantoi storici con una ricca cena finale nel centro storico. Tutto è organizzato nel dettaglio grazie a una macchina organizzativa familiare ma efficiente, sempre pronta a dare consigli e informazioni ai partecipanti, coccolati sia come turisti che come motociclisti. Il giro quest’anno prevede la partenza dal centro storico di Bevagna e l’arrivo a Vallo di Nera, dopo 230 km. Domenica mattina quindi il ritrovo è alle 7, un orario volutamente mattutino per permettere a tutti di completare il giro senza fretta. La giornata è splendida e il percorso abbandona presto la pianura per inerpicarsi sui rilevi del movimentato territorio umbro. Si passa attraverso borghi dispersi, chiedendosi come sia possibile che ancora possano ospitare persone nelle loro case, che siano ancora vivi, così lontani dal resto del mondo e scomodi da raggiungere.
È la magia di questo pezzo di Appennino che partorisce gente lavoratrice e silenziosa attaccata alla propria terra, alle proprie radici e a quei sassi calcarei bianchi che costituiscono da generazioni le loro abitazioni. Io, tutto sommato, vivo qui vicino e sono abituato a queste cose, ma tra i partecipanti sento parlare lombardo, emiliano, veneto… non riesco aimmaginare lo stupore di queste persone, provenienti da regioni molto urbanizzate, attraversando paesi come Montecchio, Castagnacupa o Montebibico.
Il percorso scende verso sud e la seconda parte corre in Val Nerina nella provincia di Terni. Gli ultimi 50 km sono superbi, tutti in fuoristrada, su altipiani e colli da cui si gode un panorama unico. Si viaggia con i monti Sibillini sulla destra, sembra di poter toccare con la mano il Monte Vettore per quanto la sua mole sembri vicina e imponente.
La discesa a Vallo di Nera è infinita e bellissima, i km ormai sono molti e la stanchezza tra i partecipanti si fa sentire. Quando arriviamo nell’ennesimo suggestivo borgo di abbacinantepietra calcarea bianca nulla può impedirci di gustarci un buon panino con la porchetta e un bicchiere di vino sotto il traguardo!
Il “Queen Trophy” merita di diventare un appuntamento fisso. Ci vediamo il prossimo anno a Vallo di Nera per la partenza, non vedo l’ora di scoprire dove ci condurrà Cesare!
Testo: Dario Lupini