Mi sono avvicinato a questo test con molte perplessità, tante domande cui rispondere e anche con tanta curiosità, in primis perché non capita tutti i giorni di poter guidare una MV Agusta e poi perché ne ho lette di cotte e di crude su questo modello da non sapere più cosa pensare, quindi ho resettato e mi son messo alla guida. Il primo impatto è stato positivo, nonostante le dimensioni della moto siano più consone a una naked che a una tourer. L’ergonomia è stata perfetta: sono alto 1,80m per 90 kg, ci stavo preciso, e proprio questo mi ha permesso di sentire la moto come un guanto. Avevo dubbi sul fatto che la sella fosse dura e poco confortevole, invece è ottima, sagomata dove serve e senza pecche, oltre che bella da vedere. Da vedere in realtà c’è tutta la moto, perché i designers MV hanno fatto un lavoro incredibile su ogni dettaglio ed io, che vado a nozze con i dettagli, avevo di che guardarne. Ho trovato plastiche e assemblaggi ottimi; si vede che la moto è davvero costruita a mano, perché ogni componente è di facile accesso e chi ha più malizia con la meccanica non troverà difficoltà a smontarla, se necessario. Ci tengo a fare questa precisazione perché ultimamente le moto stanno perdendo questa “facilità” di intervento per gli utenti. Non sono più così facili, hanno complicazioni di smontaggio a volte superflue, se non ai fini del design e qui, sulla Turismo Veloce, di “design” ce n’è un bel po’, ma rimane comunque una moto facile da capire. A proposito di soddisfazioni visive, come non citare il monolitico telaio reggisella che poteva essere un telaio di tubi, invece è una fusione in alluminio, mentre il telaio e il motore derivano dalla Brutale, ovviamente coi dovuti accorgimenti per l’uso turistico. Si fa presto a dire “paramani”, guardateli bene, nella Turismo Veloce non li troverete così banali, perché ogni dettaglio della moto è stato reso esclusivo.
Accendo il motore della Turismo Veloce e quel gradevole rauco suono di moto da corsa mi si balena davanti; ho avuto il piacere di guidare la F3 800 in pista e il suono della Turismo Veloce è proprio il medesimo, è puro godimento, e cambiare marcia col cambio elettronico, quasi al limitatore, mi ha dato segnali di malinconia da pista. Ho girato il centro Italia in un weekend d’ottobre, con e senza passeggero, col sole e con la pioggia, in totale quasi 500 km, ne avrei voluti fare anche di più, perché la moto non affatica affatto, grazie a un’erogazione fluida e progressiva che solo un tre cilindri ben “carburato” può dare. Non ho riscontrato i difetti di elettronica e tutte le altre leggende metropolitane che circolano su questo modello. L’elettronica è sempre stata presente, per niente invasiva ma tarata al divertimento in sicurezza, e sul bagnato l’ho apprezzata tantissimo, ha reso il motore in sintonia con la mia mano destra. La protezione aerodinamica del cupolino è stata discreta, c’è chi fa meglio è vero, ma non avevo pressione sul casco né strani vortici. Il passeggero magari avrebbe gradito una sella più ampia e una maggiore distanza sella-pedane, però ha apprezzato il maniglione messo al punto giusto. Mi è piaciuta tantissimo l’aerodinamica della moto, intesa proprio come studio dei flussi. La Turismo Veloce con la sua sagoma a cuneo, non è solo apparenza, la carena protegge bene, alle alte velocità è stabilissima e non ha vortici, la versione da me provata aveva le borse di serie. Quante moto tourer con borse, dopo i canonici 130 km/h non iniziano a ondeggiare? La Turismo Veloce, a velocità più elevate rispetto a quelle permesse dal codice della strada, con le borse di serie, non ondeggia affatto, nemmeno il minimo spostamento, segno che il progetto è stato affrontato bene a giustificazione del suffisso “veloce” nella denominazione.
Non ho gradito il dashboard: la grafica troppo ricercata lo ha reso di difficile lettura, ma una volta capito, i dati c’erano tutti, e la regolazione delle sospensioni, delle mappe motore e del trip computer sono diventati familiari, come pure la retroilluminazione è stata efficace anche in situazioni di forte riflesso solare. Il faro anteriore, con luce a led, oggetto di culto per designers, non ha la medesima resa funzionale rispetto all’estetica; l’ho trovato del tutto sottodimensionato nel fascio di luce, in galleria spesso mi sono trovato a verificarne l’accensione, però se è omologato vuol dire che è a posto, magari sono io esigente.
Nel complesso la Turismo Veloce è davvero un ottimo prodotto, italiano ed esclusivo, magari il prezzo d’acquisto, ad una veloce interpretazione, potrebbe risultare alto, sento già commenti del tipo: “ci compro una tourer con più cavalli!” oppure “ci sono tourer più economiche!” ecc. Però con la Turismo Veloce hai una moto non paragonabile alle altre, dimensioni e guidabilità sono uniche, estetica da urlo, non si passa inosservati, sensazioni racing assicurate. Forse consuma un po’ troppo, ma ai cavalli da corsa non si lesina la biada.
Testo-Video e tester: Luca Pucci