Due giorni on/off, grosso 2 tempi d(’)annata, appennino Tosco-Emiliano e una variegata squadra di enduristi. La formula del successo è già scritta, senza dimenticare la tanichetta!
Giugno appena iniziato, bel tempo, caldo e voglia di sterrare, ci portano ad un evento che sulla carta promette faville. Parliamo della transappenninica proposta dal motoclub del paese del cavallino rampante, la Maranello Mugello Maranello.
Ma veniamo ai dati salienti:
- Come: percorso on-off di due giorni 270km prima tappa, 220km seconda tappa.
- Dove: da Maranello al Mugello e ritorno.
- Quando: week end del 11 e 12 Giugno.
- Perché: ci si diverte, ci si allena, si sta in compagnia, si mangia…
Bene, i patti sono chiari, i km sono tanti, il percorso misto asfalto sterrato.
Diamo una scorsa alle tracce per capire cosa ci aspetta e… ci viene l’idea di metterci quel pizzico di “non sense”, di inadeguatezza, per rendere tutto un po’ più gustoso.
Le premesse farebbero pensare ad un bel bicilindrico, un grosso pompone mono, invece partecipiamo con… rullo di tamburi… una bella Husqvarna WR 360 del 1992, olè!
Si lo so, inadeguato sino ad un certo punto, moto da poco più di 100kg, tassello da sbarco, non è di sicuro la moto difficile nel brutto, ma ormai è deciso si va con quella.
Piccola digressione sulla moto, della quale forse seguirà un articolo dedicato. Parliamo di un grosso 2 tempi, avviamento a pedivella, no miscelatore, con un’impostazione generale “moderna”, forcella a steli rovesciati, mono posteriore: devo dire un gran bel cancellone!
Più passano gli anni e più moto come questa acquistano fascino, si distinguono dallo stile del giorno d’oggi, non pensate anche voi che sia sempre più bella?
Ma veniamo a noi, qui i motori sono già accesi: siamo nel piazzale antistante il museo Ferrari, si controllano le ultime cose, pressioni gomme, camera d’aria, kit attrezzi e per chi vuole usare un vecchio grosso 2t: olio per la miscela e candele!
Il Wr con il pieno fa circa 85km e quando si gira il manettino del rubinetto su riserva, fa fatica ad uscire un litro di carburante!
Sfilati dal gazebo della partenza si attacca subito l’appennino, seguendo la traccia sul navigatore, e si viaggia liberi, del proprio ritmo. Appena l’asfalto tocca il primo colle perde il senso geometrico di rettilineità e così farà per l’intero viaggio. Ci muoviamo con buona andatura direzione primo check point, mettiamo la spunta sul “controllo orario” e facciamo il “pieno” al ristoro. Si pieno anche alla moto, l’incubo di rimanere senza benzina e non avere a vista un distributore è una costante dei viaggi in Husky.
In un continuo cambio di superficie, asfalto, sterrato, asfalto, valichiamo più e più volte un colle dopo l’altro, guadagnando considerevolmente di quota. Incontriamo delle belle strade all’ombra del bosco, fondo compatto con qualche sasso, tutto abbastanza semplice tecnicamente, terreno “buono” per le maxi pluricilindriche.
La giornata è perfetta, neanche una nuvola, sole caldo ma non rovente, terreno asciutto e poco polveroso, e scorci sul paesaggio spettacolari, cosa volere di più?
Il Cimone ci sorveglia dall’alto dei sui 2165m e il check point del pranzo ci porta al Lago della Ninfa. Qui il gruppo si divide in modo netto: l’atleta da Parigi Dakar con la tigella crudo e squacquerone, e quello da Parigi da Bar con grigliata mista, birrona e rutto libero! Quest’ultimo è un vero eroe, deve ancora spararsi 150km e sprezzante del pericolo, fiero nella sua sfrontatezza, mangia come se non ci fosse un domani.
L’endurona made in Italy 1992 si comporta benissimo sui tratti sterrati, in particolare quelli con fondo smosso e sassi. La grande cubatura del suo motore la rende sempre pronta a erogare coppia, con un bel tiro lineare, un’erogazione che stando bassi di giri direi quasi trialistica.
Con un paio di colpetti di gas ci si leva da ogni impaccio. Sì, le sospensioni sarebbero da revisionare, si rimbalza un po’ a causa della ormai scarsa frenatura idraulica di forcella e mono.
Le note più dolenti sono sull’asfalto
Non tanto per le caratteristiche di guida, la moto svolta, anche la gomma dal tassello ignorante tiene (senza pieghe da ginocchio a terra intendiamoci). La cosa difficile è stare seduti! Il Wr vibra, pistona, scalcia e la sella da enduro specialistica non aiuta di sicuro il confort di marcia.
Ok, confesso, è il momento di svelare l’arcano, il 360 ha un asso nella manica per ovviare alla scarsa autonomia, le tanichette! Una creazione sartoriale personalizzata in alluminio, home made, permette di salvarsi la pelle per mezzo di due tanichette Givi da 2,5lt cadauna, con le quali portare i km di autonomia da 85 a circa 130. Vi assicuro un salto epocale per il benessere psicologico, quando si è lontani da casa, in mezzo ad un bosco.
Sono già le 18:30, 220km alle spalle e una deviazione che porterà il totale a quota 290km.
Raggiungiamo il Camping Village Mugello Verde circa un’ora più tardi, stanchi e contenti, recuperiamo il bagaglio dal furgone dello staff e subito in doccia che si cena. Ci facciamo “rotondi” di antipasti, finocchiona, pappa al pomodoro… già solo con l’entrée siamo sazi.
Vuoi un bicchiere di vino, anzi, qualche bicchiere di vino, e tiriamo mezzanotte senza neanche accorgersene. Filare veloci nel letto, domattina sveglia ore 7, Rossano, nostra guida speciale del motoclub, 8 meno un quarto vuole partire.
L’indomani, come da previsioni, lo Zio Ros (lo abbiamo bonariamente soprannominato così) è là che ci aspetta, fresco che se fosse stato alle terme il giorno prima, ci tocca il tempo (giustamente) dobbiamo fare da apripista. Partiamo per la seconda tappa un po’ rigidini, ma lo Zio ci scioglie subito, ci porta fuoritraccia per affrontare un tratto hard che per le pendenze non era incluso nel percorso standard.
Magnifico! E subito l’adrenalina ci sistema muscoli ed energie.
Questo secondo giorno, 220km in programma, è decisamente più off del primo.
Incontriamo molti sterrati scorrevoli dove è proprio un piacere giocare col gas, farsi portare dalla moto in un incedere continuo.
Permettetemi una piccola parentesi sullo Zio Ros, che vuole essere un sincero complimento. Rossano con la sua Africa Twin sembra fluttuare nell’aria, quello che succede sotto le sue ruote non lo tocca, impressionante. Non accelera, non frena, non piega… scorre velocissimo in una pace assoluta.
Grazie ancora Rossano, mitico!
Un’ulteriore sorpresa della giornata è costituita da un terreno tutto nuovo, che ancora non avevo scoperto prima, l’asfalto sterrato. Difficilissimo da descrivere a parole, lo troverete solo in Toscana, è una DOCG. Forse la parte più bella è stata la lunga salita al passo Foce a Giovo 1674m, passando da delle parti all’ombra si esce dalla vegetazione per affrontare del sasso smosso, con delle pendenze impegnative ma senza impensierire.
Qui i ragazzi di Maranello, strategicamente piazzati nei punti più esposti della strada, segnalavano di tenersi a monte per evitare inutili pericoli. In cima la vista è grandiosa, ma è proprio il caso di dire che la vera soddisfazione non è la meta ma il viaggio. Proseguiamo l’avventura puntando in direzione Emilia, concedendoci qualche sosta extra, le ore in moto si fanno sentire. E raggiungiamo in serata Maranello, parcheggiamo le moto al parco chiuso e ci rinfreschiamo con spritz e prosecco offerto dal Motoclub.
Ancora una volta è confermato il detto:
per avere grandi soddisfazioni bisogno impegnarsi, sgobbare e crederci, le cose belle non sono mai facili.
Maranello Mugello Maranello atto terzo, ci hai fatto sudare, ma se questo è il prezzo da pagare… mi abbono!
Testo e foto: Alessandro Mattiello