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HAT Bitumenduro 500

HAT Bitumenduro 500

HAT Bitumenduro 500, manifestazione del circuito HAT, in sintesi: 500 km di stradine e viottoli da percorrere in meno di 24 ore, o per lo meno, provarci.  Quest’anno il percorso abbraccia la dorsale appenninica a cavallo tra Lombardia, Emilia, Liguria fin giu’ alla Toscana.

Quale Bitumenduro scegliere?

Due tracciati distinti, due opzioni possibili per i partecipanti, HAT Bitumenduro 300 per chi si vuole avvicinare a questa formula con una versione light (“solo” 300 km), HAT Bitumenduro 500 per chi veramente si vuole cimentare con la navigazione “dall’alba al tramonto”. E noi, ovviamente, scegliamo la 500.

È il 21 giugno, solstizio d’estate, ma piove sabbia da una settimana. La Pianura padana pare essersi trasformata nel Sahara, forse meglio attrezzarsi con le famose jeep ‘a’ pelo tunisine (i cammelli, ndr). Data l’intensità e la lunghezza del percorso, obbligatoria la partenza ben prima dell’alba, se poi si aggiunge un centinaio di km di autostrada per raggiungere l’agriturismo il capitolo a Carpaneto Piacentino (luogo della partenza della manifestazione), la sveglia suona a notte fonda.  La citta’ deve ancora svegliarsi e, scivolando velocemente verso sud alla volta di Carpaneto Piacentino, veniamo accolti da una ricca colazione. Giusto quello che ci voleva, per affrontare le insidie di un percorso tortuoso e mai banale come la HAT Bitumenduro 500!

Le valli del piacentino

Si parte subito alla volta delle prime colline immerse nelle valli del piacentino, ma invece che percorrerle regolarmente seguendo il naturale corso dei fiumi che l’hanno scavate, si attraversano diagonalmente questa volta. Si parte con la Val d’Arda, scollinando il Monte Pelizzone a quota 1044 m, poi la Val Ceno, raggiungendo Bardi dove ci fermiamo all’ombra del suo castello arroccato, proseguendo poi fin su al Passo di Santa Franca (1276 m), riscendendo infine in Val Nure a Bettola, dove veniamo accolti da un tifo da stadio e striscioni ovunque, peccato non siano per noi, ma per il Campionato Mondiale di Enduro che si sta disputando in queste giornate! 

Se non avete mai sentito i passi o i paeselli citati, non preoccupatevi, è proprio questo lo spirito della Bitumenduro: scoprire gemme sperdute e dimenticate, a due passi da casa.

Come funziona la HAT Bitumenduro 500

La formula azzeccata di manifestazione non competitiva, premia infatti la regolarità e fedeltà dei partecipanti di rimanere sul percorso studiato ad hoc dall’organizzazione: il premio per chi completa il percorso confermando tutti i controlli orari virtuali, un attestato di partecipazione. Eh sì, perché non si tratta di una gara di velocità, ma di regolarità tramite tracciamento GPS. E di certo nulla è scontato, in una manifestazione HAT

Giusto il tempo per un veloce ristoro

Ma riprendiamo il percorso, perché la giornata è lunga ed i km non si macinano da sé! Toccata e fuga in Val Trebbia, attraversando Perino e poi di nuovo su e giù per le dolci colline piacentino, scollinando prima il Passo di Santa Barbara (1136 m) ed il Passo di Monte Albareto (1195 m) poi, per giungere per la prima vera sosta a Ferriere dove, nel bar del paese, è previsto un necessario ristoro ma anche dove il tempo pare essersi fermato, mantenendo quell’alone di autenticità tipico dei borghi appenninici. I partecipanti sono davvero entusiasti, piacevolmente interessati all’asfalto tortuoso ed alle viste scenografiche e bucoliche, complice un cielo particolarmente favorevole. 

Ed infatti salendo su un crinale intravediamo l’arco alpino ancora innevato, siamo a fine giugno ma quest’anno anomalo regala ancora emozioni e viste come queste! Per l’estate bisogna decisamente pazientare. 

Le doti per partecipare alla HAT Bitumenduro 500

Per partecipare a questa manifestazione, infatti, ci vuole tanta pazienza, un briciolo di resistenza fisica (date le svariate ore in sella alle motociclette) ed una spolverata di malizia, perché’ le strade del nostro appennino di sicuro non spiccano per qualità del manto stradale.  Ecco quindi l’antropologia del bitumendurista, uno scioglilingua di rara natura: autentico motociclista appassionato dei dettagli. Stradine sperdute, villaggetti isolati, panorami bucolici. Queste le caratteristiche necessarie per partecipare ad una HAT Bitumenduro. E pazienza, tanta pazienza perché il percorso si inerpica in un vortice di curve e contropendenze a perdita d’occhio. 

Ripartiamo da Ferriere alla volta della Val d’Aveto, sconfinando nella provincia di Genova attraverso l’incredibile Passo del Crociglia, a quota 1469 m: una stradina completamente anonima ai più, ma particolarmente scenografica in quanto si inerpica su un pendio montano e particolarmente brullo, a testimonianza della varietà del territorio attraversato da questa HAT Bitumenduro. 

Ed infatti, la risalita successiva ci fa scoprire un chiaroscuro di luci e colori, addentrandoci nel bosco del Monte Penna, dove ci attende un lauto ristoro, contornato dalla voce metallica di un altoparlante satanico, utilizzato diabolicamente per “chiamare” le comande da servire nel bel mezzo della quiete boschiva. Dovremmo essere qui per pranzo, ma viste le numerose soste e momenti wow lungo il percorso, arriviamo ben oltre l’orario stabilito dalla tabella di marcia, più ultimi degli ultimi. 

Tra le colline dell’Appennino

Fuggiamo rapidamente alla volta della Val di Taro, ulteriore cambio di provincia, ora siamo persi tra le colline dell’Appennino parmense, più dolci delle valli spigolose dell’entroterra ligure. Ed anche le persone cambiano sguardo, ora sorridenti e comunicative. Ed infatti, attratti da una vera e propria nave posta sul cucuzzolo di una collina, deviamo casualmente dal percorso, ma una proprietà privata ci impedisce di raggiungerla. 

Troviamo però un minuscolo borgo, nei pressi di Tarsogno, i cui abitanti sono addirittura due! Altro che assemblee condominiali e millesimi, qui ancora si suona al vicino per un ciuffo di insalata. È proprio una vita diversa, una scelta di vita diversa. E, incredibile ma vero, c’è chi si è trasferito in questo borgo appositamente dalla provincia all’estremo levante d’Italia, proprio per perdersi nella natura più autentica. 

Una piccola deviazione ci permette di recuperare qualche km

Il percorso originale ci porterebbe nuovamente in territorio ligure, raggiungendo prima il Passo Cento Croci (1262 m), per ridiscendere nella valle del fiume Vara e sconfinare in Toscana fino a Pontremoli, proseguendo per il Passo del Cirone (1266 m) ed il Passo del Sillara (1197 m), riscendendo a Berceto ed incrociando la statale della Cisa, chiaramente troppo trafficata per i nostri standard, addirittura presenta la linea di mezzeria! Ed infatti deviamo subito, alla volta della Val di Taro attraverso un ghirigoro di curve e tornanti veramente incredibile!

Ma il tempo è tiranno e, data la deviazione imprevista e le numerose soste per ammirare il panorama circostante, decidiamo di ricongiungerci al percorso della Bitumenduro 300, risalendo verso nord per approdare nuovamente a Bardi, sembra una settimana che ci fermavamo giusto ai piedi del castello, invece era questa mattina! Questa volta attraversiamo il fiume Ceno e riprendiamo il percorso originale della Bitumenduro 500, salendo al Passo Colla (810 m) e sconfinando nuovamente nella provincia di Parma a Varano de’ Melegari prima, e Pellegrino Parmense poi, dove veniamo rapiti da una serie di tornanti in sequenza che paiono disegnati dall’alto sulla collina. 

La pianura Padana decreta la fine della HAT Bitumenduro 500

La discesa verso la Pianura Padana ci accoglie con un sole vivo e cocente, per fortuna le temperature non superano mai i 30 gradi. È proprio una giornata da HAT Bitumenduro! Concludiamo riprendendo la strada bucolica alla volta di Carpaneto Piacentino per rientrare all’Agriturismo il Capitolo, dove ci attendono i partecipanti arrivati ben prima di noi, ma dove ci attende anche una meritata cena. 

È tempo di chiacchiere e bilanci, di questa HAT Bitumenduro: come per le prime edizioni della HAT Garessio-Sestriere (ricordate i 12 partecipanti del primo anno, mentre adesso è un successo conclamato?), sicuramente questa Bitumenduro deve trovare il proprio posto nel panorama di eventi motociclistico italiano. 

Il percorso volutamente arzigogolato su fondi sconnessi attrae un pubblico decisamente specifico, senz’altro non la moltitudine di smanettoni che si incrocia sui passi alpini. Potrebbe forse essere questo il marchio di fabbrica: la dimensione conviviale e ristretta di questo evento, riflettendo la stessa dimensione dei borghi attraversati, lontani dalla vita veloce moderna. 

Alla fine della giornata, rientrando velocemente verso casa in autostrada, la mente corre veloce alla quantità di borghi e strade sperdute e dimenticate attraversati in meno di 24 ore, e ci rendiamo conto che la vera bellezza di questa avventura risiede nell’autenticità dei luoghi e delle persone incontrate. Ogni curva, ogni salita e ogni discesa ci ha regalato panorami mozzafiato, facendoci perdere in una dimensione in cui il tempo sembra essersi fermato.
A volte, infatti, è necessario perdersi per ritrovarsi, in posti assurdi come su una nave a 1000 metri d’altitudine.

Testo: Davide Crosta
Foto e video: Dario Tortora

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