Ci sono esseri umani che rafforzano la loro presenza in modo proporzionalmente inverso al tempo della loro dipartita. Penso ai grandi artisti del passato. Che siano miti della musica, della poesia, del cinema o della letteratura. Chi lascia traccia nella propria esistenza, di fatto non morirà mai, e sarà sempre vivo, presente e vivido, nella vita di chi resta e di chi lo ha ammirato.
Fabrizio Meoni è ed è stato tutto questo. Un uomo di grande carattere, rude e possente ma gentile e di gran cuore, e uno sportivo di riferimento.
È difficile spiegare il perché Fabrizio sia rimasto nel cuore e nelle menti di appassionati motociclisti e anche di persone che con la moto non hanno niente a che fare. Se ci guardiamo intorno la storia è popolata di grandi sportivi, di persone capaci di vincere e di imporsi forse anche più di lui. Però Meoni è un nome che risuona nelle teste di tutte le persone non solo del territorio castiglionese ma, in realtà, di tutto il mondo. Questo è il fatto!
Il suo nome e il suo mito risuonano nelle sterminate dune africane che solcava fiero in sella a quella KTM che lo ha reso leggenda. Nelle missioni che insieme a Padre Buresti ha reso una realtà tutt’oggi viva e attiva. Regalando un angolo di felicità a dei bambini che diversamente non avrebbero avuto possibilità nemmeno di una scuola o di un villaggio attrezzato e moderno. “L’Africa mi ha dato tanto ed è giusto che io le restituisca qualcosa” questo diceva e questo ha fatto…
Chi è Fabrizio lo sappiamo tutti. Fortunatamente tanti stanno pian piano conoscendo chi è Gioele, il figlio che dal padre ha ereditato il dolore della sua perdita, ma anche il carattere, la tenacia e un DNA che lo rende un innato talento della motocicletta e del Mondo Rally.






Gioele, fresco di una Dakar portata a termine in versione “Malle Moto”, anche per la promessa ricevuta dal babbo Fabrizio che un giorno l’avrebbero corsa insieme. Lo ha fatto con il suo ricordo e in nome di questo ricordo ha portato a termine l’impresa. Quello che lo rende una bella persona, è questo suo ricordare il padre senza però appropriarsi di niente. Con discrezione pur essendone l’erede diretto, con un rispetto che ne denota un legame mai spezzato e, anzi, sempre più forte e indissolubile.
La giornata del 11 gennaio 2025, venti anni dalla sua scomparsa, ha rappresentato uno spartiacque. Un ricordo più che una rievocazione, di quell’uomo che tanto rappresenta per un territorio, per un popolo di appassionati, per comunità di bambini africani che ancora ottengono benefici grazie al suo nome oggi promosso dalla Fondazione Meoni che si occupa di portare avanti i progetti da Lui iniziati.








Una giornata tutto sommato semplice nella sua realizzazione. Intensa e sentita dai numerosi partecipanti che hanno raggiunto Castiglion Fiorentino da tutta Italia. Chi con le maxi enduro, chi con le specialistiche, chi addirittura con dei bellissimi sidecar d’epoca, o con i possenti 4×4. Il ritrovo al monumento di Fabrizio Meoni, è stato il punto di partenza per un breve percorso in fuori strada che ci ha portati al luogo simbolo che è il Cippo a lui dedicato. Proprio nella punta dei monti che sovrastano Castiglion Fiorentino dove Fabrizio usava allenarsi alle massacranti gare in sella alla fidata KTM.
Li ci siamo ritrovati, insieme anche a piloti , amici storici, sindaco e istituzioni, per ricordarlo tutti insieme con una preghiera e un girotondo con l’emozionante telo con l’immagine di Fabrizio Meoni e la figlia Chiara purtroppo recentemente scomparsa.

“Nel nome del padre”
La giornata, che poi ha avuto seguito con la proiezione dell’emozionate docu-film “Nel nome del padre” al teatro di Castiglion Fiorentino, è stata si malinconica e triste, ma allo stesso tempo anche gioiosa. Perché io credo che sia bello esprimere con un sorriso piuttosto che con una lacrima, il ricordo di colui che rimane nelle menti e nei cuori di chi resta. Vogliamo augurare il meglio a Gioele, da poco diventato babbo di un bellissimo bambino di nome “Fabrizio”, regalando così continuità alla dinastia Meoni. Sperando di vederlo sempre impegnato nel mondo motociclistico, in ricordo di Fabrizio per portarne avanti nome, mito e leggenda!
Testo: Edoardo Tommassini
Foto: Andrea Migliorati Photographer