Dakar il mito

Il sogno di tanti motociclisti e una delle mete più ambite che possiamo affiancare a Capo Nord, alla Terra del Fuoco e al Coast to Coast statunitense. Nel corso degli anni ognuno si è confezionato la propria Dakar e da qualche anno la si può raggiungere in asfalto con solo qualche tratto sterrato alle frontiere mauritane. Noi vi proponiamo la “Nostra-Dakar”
Il Capodanno 2012 è stato “Rimini-Dakar”, in onore della città di nascita di uno dei fondatori del Rally Team Azzurrorosa.
Anche il 2013 è stato “Rimini -Dakar”, dal nome della città di residenza del primo iscritto.

  • 19 persone
  • 11 moto
  • 1 vespa
  • 1 furgone di assistenza con carellone
  • 4.200 km totali di cui 180 di sterrato
  • 350 km come media giornaliera

Racconto di viaggio di Nathalie
La nostra Dakar comincia il 22 dicembre da una pianura padana immersa in una nebbia che la tagli con il coltello, con un freddo umido che ti penetra nelle ossa, in una stazione di servizio presso Modena nord: siamo in attesa della “carovana” in viaggio verso Genova per caricare la moto che ci precederà in Marocco. Pochi minuti ed ecco spuntare il mitico Vito condotto dall’imperturbabile Lex e il Toyota cui è momentaneamente agganciato il carello, già in buona parte carico. Saluti entusiasti a Mirco (che sarà il capogruppo di questa bella avventura) e Miria, primi approcci con alcuni futuri compagni di viaggio (Claudio “Clafo” il vespista, Luca “di Modena”, Marcone) e via con efficienza svizzera si caricano moto e bagagli. L’entusiasmo è alle stelle, ma i tempi stringono, veloce saluto alla “motina” (come la chiamiamo noi affettuosamente) e via, la compagnia si rimette in marcia, destinazione porto di Genova per imbarcarsi per Tangeri.

Il 26 dicembre:
Arriva finalmente anche il nostro momento: “aviotrasportati” giungiamo in una calda Casablanca (16° sono già caldo quando vieni da 3°) e troviamo ad accoglierci in hotel le moto scaricate e pronte a partire. Conosciamo il resto del gruppo. Ok ci siamo tutti, 11 moto, 1 vespa, 1 furgone, 19 persone (quante volte ripeteremo questi numeri nei prossimi 10 giorni!), domani di parte sul serio! 

27 dicembre:
Tutti perfettamente puntuali alle 8 siamo in marcia verso sud, direzione Essaouira. L’aria è fresca, ma il sole e il cielo limpido esaltano i colori di questa terra generosa: il verde dei campi, il blu del mare e il rosso delle rocce. La strada corre attraverso i campi coltivati e rigogliosiprima di tuffarsi lungo la costa all’incontro dell’oceano che ci terrà compagnia quasi costantemente nel nostro viaggio. Spettacolare pausa pranzo in un ristorante posto sulle rive di una laguna di allevamento di ostriche… ostriche e paella, ideali per rifocillare dei poveri motociclisti piacevolmente “provati” dalla strada. Una semplice meraviglia che non fa che aumentare il nostro entusiasmo. E allora via, continuiamo a seguire la costa, con il sole sempre in faccia, lungo una strada fatta di morbide curve e dolci pendii, costeggiati da immense spiagge battute dalle onde dell’oceano. Arriviamo a Essaiura nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per fare un giretto in questa bella cittadina cinta da mura che racchiudono viuzze costellate di negozietti d’artigianato e ristorantini, piazzette che da fuori sembrano cortili e racchiudono invece colorati bazar e sale da tè.

28 dicembre:
Per la giornata di oggi ci sono alcune varianti possibili e il gruppo si divide: buona parte del gruppo, composta dalle coppie, Mauro e Luca “Transalp” opta per la variante montanara tutta curve di Tafrout, mentre Marco, Elvira e Gianandrea scelgono di andare dritti alla meta di oggi: Tiznit. La “compagnia del tassello facile”, invece, composta da Marcone, Gillo e Nat ha convinto il paziente Mirco a fargli fare un po’ di off road: ne approfittiamo per esplorare una spiaggia deserta e spettacolare, cinta da un’altra scogliera, dove il vapore creato dalle onde a contatto con il sole contribuisce a rendere ancora più surreale e magica l’atmosfera. Giusto il tempo di lasciare il segno delle gomme sulla sabbia intonsa e poi via… abbiamo un appuntamento con Clafo. Oggi faremo nascere una leggenda! Il buon Claudio ci aspetta su una spiaggia abitata da pescatori, il luogo ideale dove prendersi una piccola pausa. Ne approfittiamo per farci cucinare duepescetti e mentre attendiamo che si scaldino le braci e arrivi il pesce (in questi paesi non si deve mai avere fretta) quale modo migliore per ingannare il tempo se non provare la tenuta della Vespa PX/E sulla sabbia? Qualche spinta e un po’ di pazienza e… via… una vespa che corre sul bagnasciuga. Questo è Clafo, la leggenda del vespista sull’oceano! Meravigliosamente rifocillati (il cibo è una parte importante dello star bene in viaggio) proseguiamo per gli ultimi 30 km di off road lungo la costa, su una strada panoramica a tratti a strapiombo sul mare, dove ancora una volta le costanti sono i colori: verde, blu, bianco. Arriviamo verso l’imbrunire a Tiznit, ci ritroviamo con gli altri e la cena è un’ottima occasione per condividere le diverse giornate passate oggi. 

29 dicembre:
Meta finale di oggi TanTan, ma ci sono un paio di spiagge interessanti da visitare scendendo verso il deserto. Prima tappa spiaggia da gioco: ovvero spiaggia accessibile abbastanza agevolmente con le moto per dare a tutti l’ebbrezza di guidare lungo il bagnasciuga. Parte il primo (nemmeno a dirlo, ovviamente è Gillo) e gli altri a guardare… dopo 3 minuti la spiaggia sembra un luna park, affollata di sette moto e una vespa che scorrazzano avanti e indietro disturbando i gabbiani! Qualche difficoltà per la risalita, ma dopo un po’ con pazienza siamo tutti di nuovo in strada verso la spiaggia delle zampe di elefante, meravigliose formazioni granitiche di un intenso colore rosso, che non fanno altro che aggiungere ulteriore fascino a questa terra che già ci ha conquistato. Il tempo passa ed è ora di proseguire verso sud, Mirco ci propone una pausa pranzo con picnic su una spiaggia poco distante sulla quale è arenato il vecchio relitto di una nave. Il paesaggio si fa sempre più brullo, il verde brillante ci ha lasciato già da un po’, lasciando spazio al blu del mare e al bianco e rosso delle rocce. Arriviamo con trepidazione alla spiaggia scrutando l’orizzonte alla ricerca del relitto. Mirco ammutolisce per qualche minuto e poi ci annuncia: ok il relitto ve lo faremo vedere in foto, perché dopo trent’anni hanno pensato bene di portarlo via! Dopo un veloce picnic in riva al mare il gruppo si divide secondo le due opzioni possibili per arrivare a Tan Tan: con piccola variante off o tutta asfalto… che in realtà ha rischiato di diventare tutta asfalto per entrambi i gruppi, visto che dopo aver portato via il relitto, i marocchini hanno pensato bene di fare un regalo a Mirco asfaltandogli anche la pista! Per fortuna la nostra guida dalle mille risorse è riuscita comunque a darci soddisfazione trovando una pista alternativa per raggiungere Guelmine. Ci ritroviamo tutti nel tardo pomeriggio a Tan Tan, la porta del Sahara Sud Occidentale per la classica foto di rito sotto ai due enormi cammelli. 

30 dicembre:
Comincia oggi la nostra traversata del deserto che ci accompagnerà per i prossimi quattro giorni. Meta della giornata Laayoune, che raggiungiamo percorrendo 350 km di strada dritta in mezzo al nulla, a sinistra il deserto, a destra l’oceano, che con la sua forza ha però scolpito bellissime scogliere – che ricordano a tratti (colori a parte) quelle dell’Irlanda – sulle quali stanno quasi in bilico i pescatori con le loro lunghissime lenze.

31 dicembre:
Continua la nostra discesa nel deserto, oggi quasi 600 km. Il paesaggio è un po’ monotono, continua in pratica quello del giorno prima, con un aumento delle dune di sabbia, ma poche altre variazioni sul tema… questa monotonia unita alla strada dritta mette a dura prova la capacità di stare svegli dei piloti (non parliamo poi delle passeggere). Forse proprio questa noia permette però di apprezzare ancora di più lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi all’arrivo a Dachla: dopo qualche curva si apre la vista su questa penisola di sabbia bianca di 40 km circondata da entrambi i lati dal blu dell’oceano. La percorriamo nel mezzo con le moto leggermente inclinate dal vento che qui soffia costantemente fino ad arrivare alla spiaggia principale: uno spettacolo magnifico nella luce dorata del sole tramontante che esalta i colori dei numerosi kite surf che saltano sulle onde. Qualche foto di rito e via in fretta a caccia di un pezzo di spiaggia sul lato ovest della penisola dove ammirare il sole che tramonta sul mare in questo ultimo giorno del 2012.

1 gennaio:
Questo primo giorno del nuovo anno lo chiamerei la giornata del passaggio: passaggio del Tropico del Cancro, passaggio della dogana in uscita dal Marocco, passaggio della terra di nessuno, passaggio della dogana in entrata in Mauritania. Partiamo di buon ora per essere al più presto in dogana, dove impareremo presto che sai quando arrivi ma non sai mai quando esci! L’uscita dal Marocco è tutto sommato piuttosto veloce (per gli standard medi africani ovviamente) e ora dobbiamo attraversare 4 km puntellati di carcasse d’auto, spazzatura e residui di ogni genere, dove non esiste nemmeno una pista, ma la strada da seguire la trovi (circa) seguendo le tracce lasciate dagli altri veicoli, cercando di evitare le buche di sabbia. Sembra facile a dirsi, non così semplice a farsi. Alcuni cadono, ma con coraggio e determinazione si rialzano sempre e con un po’ di tempo e pazienza arriviamo tutti all’ingresso in Mauritania. Ancora un paio d’ore di attesa e finalmente ci possiamo dirigere verso Nouadhibou. L’impatto con la Mauritania è piuttosto forte, anche nel buio della sera è subito evidente il caos, la povertà e le umili condizioni di vita in questa terra. La fatica della giornata è ripagata da una fantastica cena di pesce, alla quale purtroppo Marco deve rinunciare, a causa della caviglia dolorante… inutile dire che il nutrito club dei mangiatori si è volentieri sacrificato a smaltire anche la sua porzione!

2 gennaio:
Oggi dobbiamo attraversare buona parte della Mauritania percorrendo i 550 km che ci separano dalla capitale Nouakchott. Le notizie dei giorni precedenti parlavano di tempesta di sabbia in questo tratto, ma la fortuna ci sorride e il tutto si traduce solo in un po’ di vento sopportabile. Abbiamo così l’occasione di gustarci il deserto mauritano: sempre deserto come i giorni precedenti, ma qui cambiano i colori e le forme. La sabbia aumenta, a volte invadendo la strada, le dune sono molto più presenti e il colore passa dal giallo-ocra a un arancio intenso, sul quale spicca per contrasto il verde dei pochi cespugli e alberi solitari. Gruppi di dromedari e di asini selvatici sono quasi le uniche tracce di esseri viventi che incontriamo. Giungiamo nella capitale a metà pomeriggio, il caldo finalmente si fa sentire ed è un piacere poter indossare pantaloni corti e gli infradito!

3 gennaio:
La giornata di oggi rimarrà per me la giornata di vera Africa di questo viaggio! Dopo i primi 120 km di asfalto imbocchiamo la pista che ci condurrà alla frontiera con il Senegal: il deserto ha lasciato il posto a quella che definirei la savana, fatta di terra rossa, polvere, alberi bassi e cespugli. In mezzo a tutto questo si snoda la nostra pista di terra battuta purtroppo puntellata, nei primi 30 km, di grandi buche piene di fesch fesch. Il tracciato è impegnativo in questa fase, alcuni hanno più difficoltà di altri, ma pian piano il gruppo avanza, perché chi si sdraia si rialza sempre e tutti si aiutano reciprocamente. Passato il primo tratto più impegnativo, la pista prosegue più compatta e ghiaiata in una riserva naturale: un piacere poter correre lungo le lagune puntellate di fenicotteri rosa e altre miriadi di uccelli sconosciuti. Piccolo inconveniente di “affondamento” nel fango per Gillo e Nat all’inseguimento di una famigliola di facoceri… ma il video dei facocerettizampettanti ripaga della fatica di spiantare la moto! Stanchi, sporchi e accaldati giungiamo in dogana, qualche ora di contrattazione e discussione per il povero Mirco mentre noi attendiamo assediati dai bambini e finalmente giungiamo a Saint Louis. Stanchi ma entusiasti, abbiamo tutti negli occhi la felicità della giornata che abbiamo vissuto. Se per una parte di noi è stato il modo ideale di andare in moto, per un’altra parte è stata la soddisfazione di fare quello che non credevano possibile. Per tutti di sicuro è stata la giornata più indimenticabile di questo viaggio.

4 gennaio:
Meta finale di oggi: finalmente Dakar! Siamo tutti elettrizzati all’idea, ormai mancano poco meno di 300 km al compimento della nostra piccola impresa. Il Senegal ci accoglie e ci circonda con tutta la sua vivacità e i suoi colori, la gente sorridente e accogliente sono un toccasana dopo il grigiore della Mauritania. Dopo pranzo gran parte del gruppo decide di andare al mitico Lago Rosa: la strada per arrivarci è mezza asfaltata, mezza pista, con le onnipresenti buche di sabbia a creare problemi, ma la voglia di giungere a questa meta è ben superiore alle difficoltà e saremo tutti premiati delle nostre fatiche dal ricordo dei bambini nei villaggi che ci salutavano saltando e facendo il tifo per noi e dal piacere di vedere il lago davvero color rosa. In fondo è per questo che ci siamo lanciati in questa avventura! Giungiamo alla sera all’hotel in riva al mare a Dakar… ebbene sì, ce l’abbiamo fatta! 

5 – 6 gennaio:
Sabato gli ometti si dedicano al gioco dell’incastro di tutti i veicoli nel container mentre le ragazze si rilassano sulla spiaggia, domenica una parte del gruppo riparte per l’Italia mentre gli altri si rilassano fra pranzo di pesce, spiaggia e riposo. Il festeggiamento del compleanno di Gillo metterà a dura prova alcuni (lui per primo) quando alla mattina successiva dovranno alzarsi alle 3 per andare in aeroporto, ma è stato un ulteriore modo per festeggiare la conclusione di questa nostra piccola e personale impresa. 

Un grazie davvero di cuore a Mirco e Lex, staff di primo livello di Azzurrorosa, a Miria per l’ottima organizzazione da casa, ma soprattutto a tutti i nostri compagni di viaggio, che hanno reso ancora più indimenticabile questa fantastica avventura!

Servizio a cura di Nathalie

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