Ai bei tempi, senza ‘sto maledetto Coronavirus

Eh già, finalmente è arrivata la tanto desiderata primavera.

Come di consueto si riaprono le assicurazioni e si effettua qualche manutenzione ordinaria, in vista delle prossime escursioni in sella alle moto e in compagnia di tanti amici appassionati.

Toh! Che un microscopico “esserino” incredibilmente piccolo, circa 600 volte meno del diametro di un capello, riesce in pochissimo tempo a devastare, sconvolgere e uccidere attaccando il mondo intero.

Questa odiatissima e inaspettata fermata obbligatoria mi dà l’opportunità di rivedere e rivivere le avventure dei viaggi fatti negli ultimi anni in compagnia di simpatici biker

Iniziamo dall’ormai lontano autunno 2013: da perfetti neofiti abbiamo organizzato, in fretta e furia, un tour di tre giorni con adesione di ben sette amici motociclisti.

La data della partenza era stata fissata il 4 ottobre, scegliendo come destinazione le blasonate “Gole del Verdon”. Avremmo percorso strade a strapiombo sul canyon, con pareti da oltre 700 m, in un fantastico scenario.

Il percorso prevedeva una prima sosta con panino a Bobbio, nella val Trebbia, proseguendo verso il Col di Tenda per accedere alla Francia con destinazione Menton. Ma non prima di aver fatto una “vasca” in moto lungo le famose “vie del lusso” a Montecarlo: più che strade cittadine sembrava una grande concessionaria di Lamborghini, Ferrari e Roll Royce.

La cena è stata rigorosamente francese, per la quale abbiamo scelto un ristorantino tipico, mentre il dopocena si è rivelato meno intenso. Eravamo tutti molto impensieriti dall’acquazzone improvviso e violento che, nel frattempo, si era abbattuto sulla cittadina.

Fortunatamente il giorno successivo il meteo si è rivelato fantastico: il cielo azzurro e la temperatura gradevole ci hanno invogliati ancor di più a ripartire puntando il Col del Turinì, famosa strada delle prove speciali dei rally mondiali. In poche parole: un percorso fantastico ed emozionante, fatto di curve e contro curve, salite e discese…

Tappa successiva: la Route Napoléon

Altresì nota come una delle strade più belle da percorrere in moto.

Eh già! Asfalto perfetto, carreggiata di notevole larghezza, pochissimo traffico e curve velocissime ci hanno “esortati” a percorrerla in un battibaleno, dimenticando leggermente i limiti del codice della strada.

Di questo non possiamo esserne fieri, lo sappiamo… ma è stato veramente bello! Cui è seguita una breve sosta pranzo a Castellane, per poi proiettarci sul Canyon del Verdon, pronti al giro completo.

Eccoci così all’ultimo giorno, il rientro

Lo so! Sarebbe stato il più triste, però la simpatica compagnia e il tracciato sulla costa Ligure, le valli del parmense hanno impresso indelebilmente nei nostri ricordi anche questa giornata.

La tristezza veniva colmata dall’adrenalina, dai ricordi ancora freschi di un’esperienza perfetta: un successo dagli ingredienti ben miscelati. I luoghi, le strade, i panorami, le moto ma, soprattutto, gli amici hanno reso questo viaggio veramente emozionante.

Eravmo Gianni, Pippo, Mauretto, Sergio, Andrea, Truky e io.

Anno successivo: 2014, fine settembre

Forti dell’esperienza precedente in terra francese e certi di poter percorrere nuovamente delle bellissime strade dal traffico quasi nullo, siamo partiti alla volta dei Pirenei.

Abbiamo lasciato il suolo natio un giovedì di prima mattina, per raggiungere Genova, ove ci saremmo imbarcati per Barcellona.

Un viaggio non è un viaggio se non c’è un disguido da raccontare, si dice… Così, già, alla partenza abbiamo riscontrato un problemino. Si trattava di un simpatico compagno di viaggio il quale, avendo noleggiato la moto all’ultimo momento, non si era accorto che pastiglie e pneumatici fossero “alla frutta”.

Le ipotesi sulla prosecuzione erano diverse, tra cui l’idea di separare il gruppo. “Maaa!” Forti dello spirito di solidarietà che ci contraddistingue, invece, abbiamo preferito rimanere compatti e raggiungere Genova in autostrada, piuttosto che seguire il tracciato originario che prevedeva il passaggio nella bellissima val Trebbia.

Avremmo sfruttato la traversata per organizzare l’intervento di manutenzione necessario alla moto malconcia, una volta in terra ispanica.

Lo sbarco

Abbiamo attraccato in porto alle sette del mattino. Avevamo un check-up da fare, quindi lo sbarco è stato immediato e ci siamo precipitati verso l’officina meccanica individuata.

Fantastico: i meccanici ci hanno riservato un trattamento da “pit stop Ferrari”: quattro\cinque uomini, in un tempo record da 35 minuti, hanno tagliandato il mezzo (sostituendo olio, pneumatici e pastiglie dei freni) con l’unica soddisfazione di addebitare il salatissimo conto alla – disattenta – società di noleggio!

Ed è proprio da Barcellona che è iniziato il divertimento in sella. Abbiamo percorso lunghi tratti di fondovalle a una quota di 500-700 s.l.m. su strade sinuose passando da Suria, Cardona, Solsona e dal Colle de Nargo, vero punto di partenza verso la catena dei Pirenei.

Percorsi sicuramente progettati da altri biker: non una galleria, non un viadotto, ma solo tante curve, salite e discese che si integrano perfettamente nel territorio.

Finalmente les Pyrénées

Il pernottamento era previsto a Lourdes: ottimo punto strategico ma anche, perché no, “turistico” per una visita alla grotta dedicata alla Madonna di Lourdes.

Turismo veloce, dato che il giorno successivo ci sarebbe toccata una levataccia per affrontare l’apoteosi dei passi alpini, i “col” francesi. Avremmo attraversato, nell’ordine: Col d’Aubisque, Col de Soulor, Col del Tourmale, Col d’Aspia, Col de Peyresourde, Col de Mentè, Col de la Cin, Col de Portet d’Aspet e Col de Port. 450 km di parco giochi, immersi nella natura più variegata; boschi, prati, laghi, montagne con vette altissime… una location da cartolina.

La discesa ci ha condotti, infine, a Carcassonne – fantastica cittadina medievale francese – per una lauta e succulenta cena e un meritatissimo riposo!

Quarta tappa

Tecnicamente meno impegnativa, la giornata ci ha condotti comunque lungo luoghi veramente belli, come la famosa città di Avignone, importante sede papale nel 1300. Nonostante la sua bellezza, abbiamo omesso la visita a palazzo: ufficialmente per ottimizzare i tempi ma, in realtà, credo fermamente che arte e cultura non fossero stati contemplati nel tour.

The last day

L’ultimo giorno abbiamo percorso di prima mattina, e in assoluta assenza di traffico, il Col de l’Izoard.  Giunti alla surreale quota di 2.360, in un territorio lunare completamente privo di vegetazione, ma molto suggestivo, abbiamo allineato le moto in modo ordinato per una bella foto di gruppo.

Al momento della ripartenza, poco prima della discesa, l’amico biker “Doc” è serenamente partito dimenticando i suoi occhiali sul bauletto e, come ovvio che fosse, sono caduti dopo qualche curva. Solo una volta in fondo, dopo 20 km di una sinuosa discesa, il diretto interessato ha realizzato l’accaduto!

Addirittura in tre ci siamo proposti di riaccompagnarlo nuovamente in cima, mossi da “spirito caritatevole”, per una puntuale ricerca! Ma, lo ammettiamo, la strada entusiasmante – letteralmente una pista gratuita – e il desiderio di sfruttare la ghiotta occasione, ci ha preso immediatamente la mano.

Qualche accelerazione al limite del fuorigiri, qualche derapata in entrata di curva… e, in men che non si dica, siamo arrivati nuovamente in vetta al mitico Col, felici e soddisfatti.

Solo al nostro ritorno in valle, non meno divertente, Sergio ha riconsegnato al “Doc” i perduti occhiali che, con occhio di lince, aveva già scorto a bordo strada appena persi!

Dopo questo emozionante fuoriprogramma, in perfetto ordine e soprattutto rispettosi del codice della strada, siamo ripartiti passando da Briançon e concedendoci una pausa caffè sul passo Monginevro, puntando le Langhe: meta del nostro pranzo.

Arrivati a Barolo, parcheggiati i nostri stanchi destrieri e facendo solo lo sforzo di attraversare la strada, ci imbattiamo in un carinissimo ristorante tipico, a soli 50 metri dal famoso Wine Museum.

Pranzetto approvato all’unanimità a base di tajarin, pasta all’uovo con ragù di selvaggina e, per restare leggeri, un ottimo brasato, il tutto accompagnato da qualche bottiglia di Dolcetto e Barolo.

Anche in questo caso il tempo è stato “tiranno”: non abbiamo proprio potuto visitare il museo, che avrebbe previsto un’immersione totale nella cultura e nella storia del vino piemontese.

E l’ultimo brindisi

Dopo pranzo abbiamo infilato i caschi, acceso le moto e siamo partiti per l’ultimo tratto di soporifera autostrada, direzione casa.

Una birretta fresca al bar del paese ha celebrato il rientro, concludendosi al fine la nostra “motocavalcata dei Pirenei”. Oltre 2.800 km tra valli, tornanti, passi, irte e pianori ma, soprattutto, tanto divertimento misto a emozione, per aver scorrazzato in una delle zone predilette dei biker europei.

Un brindisi con i partecipanti Pippo, Maureto, Sergio, “Doc”, il Truky, e io. L’autunno stava arrivando le moto sarebbero andate inesorabilmente in letargo invernale, in attesa della successiva primavera.

Testo: Daniele Tezza
Foto: Daniele Tezza e “Truky”

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