Ecco il bellissimo e fedele racconto del “il Principe”, una vera avventura di Enduro Duro dove fatica, stanchezza, fame, freddo e alla fine paura, coraggio e tenacia, si sono mischiate in una 12 ore di moto non prevista né programmata.
Stavolta lo Zar ci porta a XXXXXXXXXXX, ha un amico che conosce bene le strade ed è un endurista esperto.
Così un tranquillo sabato di febbraio 2023 lo Zar, grande esperto di enduro, Fabione, uomo di pietra, abile endurista e guida eccelsa nelle sue zone, e io, ci siamo trovati al solito caffè per le 9.
Siamo tutti circa allo stesso livello, con moto a posto e la bella giornata a disposizione, ma stavolta sino alle 15, per impegni importanti di famiglia del Fabione e comunque, dopo sei ore di enduro-duro, siamo sempre soddisfatti e non vediamo l’ora di tornare in macchina.
Al bar c’era l’amico dello Zar, la nostra guida della giornata.
Avevano già girato insieme qualche volta ed era andata bene; è un rider sui 50, vive lì vicino e conosce tanti itinerari e strade per fare enduro, tant’è che proprio lui, seppur non nativo della zona, conduce altri gruppi di local motociclisti.
Ci racconta che è un assiduo competitor di gare enduro estreme e seppur non si piazzi tra le prime posizioni, ci fa capire che le termina tutte, cosa non proprio facile e scontata per i nostri livelli di enduristi della domenica. Pensiamo quindi di essere “in buone mani” per la giornata.
Il giro comincia con strade bianche e piccole rampette (salite ripide) su cui il nostro condottiero possa rendersi conto del livello dei suoi follower
Poi passiamo a letti di torrenti spacca braccia per poi salire in sentieri un più ripidi sottobosco. Terreno asciutto, cielo bianco senza sole, ma molto divertente. La guida è prodiga ad aiutare, ma talmente orgogliosa che piuttosto muore, mai disposto a ricevere aiuto nei passaggi in cui si pianta; ci fa spesso i complimenti per aver passato in scioltezza alcuni punti con difficoltà più alta della media e alza il livello tecnico a mano a mano che le strade salgono.
Andremo alti oggi
ci dice; buon per noi -immagino io- parrebbe un giro completo di ogni terreno e scenario.
Niente pranzo però, cosa che mette di malumore il Fabione: non c’è niente dove andremo, non ci sono ristoranti né bar. Il pranzo è sempre un momento piacevole di convivialità e di relax, vorrà dire che ne faremo a meno, siamo sempre equipaggiati di snack e gel energetici e comunque il programma è che torneremo presto.
Abbiamo così già scavallato una o due montagne e ora siamo ai piedi di un lungo sentiero. Al ché, la guida, specifica
Qui la strada sale per un’ora e mezza, sono sassi grossi mobili su terriccio, è abbastanza difficile. Non si incontrerà nessuno, impossibile incontrare gente a piedi, nessuno percorre questa traccia maledetta. Guarda l’ora…
Fabio: “Sono le 12, ti ricordo che alle 15 vorrei essere alla macchina.”
La Guida: ”Arrivati su basta scendere e in mezz’ora di strade bianche e asfalto siamo alla macchina…”.
Bene, allora si parte, anche se a ripensarci, bastava continuare su sentieri simili a quelli appena fatti, una mangiatina e chiudere la giornata in bellezza.
La salita è effettivamente molto lenta e difficile e, in un paio di punti, abbiamo dovuto aiutarci e passarci le moto a mano. Eccoci in cima, ed ecco la neve, che sui sentieri con pochi cm di passaggio su dislivelli con più di qualche metro di vuoto, ci obbliga a essere molto, ma molto prudenti!
Ci vuole poco a farsi male e rompere la moto se ti cade nel dirupo, e da lassù, posto sperduto a 10 km dal primo paese, sarebbe molto difficile tornare indietro.
Arriviamo così alla fine della grande salita, circa 2 ore dopo, ora la neve è più alta, ma con la strada larga. La fame e la fatica cominciano a farsi sentire assieme al sudore e al freddo, Fabione ha solo la maglietta, niente giacca.
Si continua sulla strada, in lieve discesa, ma con la neve sempre più alta che non ci permette di avanzare. La nostra Guida esperta allora ci dice che c’è una variante, ma è in salita, e la neve aumenta, (ma che strano…).
Siamo a circa 80 km percorsi sinora e livello benzina già sotto la metà serbatoio, rimangono circa 3 litri
Dipendendo dai percorsi, con un pieno, quando è il Fabione che fa da guida nelle sue zone, si fanno circa 100 km, ma questo giro con la lunga mulattiera in salita di un’ora e mezza, tutta in prima e a passo d’uomo, ci ha “ciucciato” molta autonomia.
Incontriamo malghe estive chiuse e sulla strada asfaltata la neve arriva poco sotto il guardrail; davvero difficile avanzare, proviamo anche con le corde, con gran dispendio energetico e di forze.
In due ore facciamo forse 1 km e, a ogni sosta, la Guida ci assicura che il picco è lì a 600 metri, e poi sarà tutta discesa, quasi certamente senza neve perché la valle volge al sole.
E così avanziamo ancora qualche centinaio di metri, con parecchie pause per prendere fiato, la benzina cala ancora, così come il calar del sole. Cosa facciamo? Decidiamo di andare avanti ancora, fiduciosi nella nostra Guida esperta.
Fabione, però, resta sempre più indietro perché non convinto: io cerco di aiutare ad avanzare e aprire una traccia sulla neve, ma
siamo arrivati alla fine, ma non della strada, delle nostre forze, con forse due litri e solo la luce del tramonto, a 1500 metri di altitudine, lontani da tutto e da tutti.
Fabione, sempre ben equipaggiato, ha sul telefono delle mappe con le curve isometriche al che la Guida gli chiede: ”Ma il tuo telefono prende qui?”
E lui: ”No, io ho le mappe scaricate off-line e vedo che qui la strada non scende una beata m*nchia, si continua a salire, la neve è sempre maggiore e la benza sempre meno!”.
Poi si rivolge a me, esortandomi a mandare “lui” a piedi a verificare quanto manchi al picco. Noto la Guida incamminarsi oltre le moto, ma la seguo. Lui arriva prima in cima alla strada, con neve sopra le ginocchia, torna indietro, lo incrocio e mi rassicura:
Sì, siamo arrivati, adesso li è discesa.
Io continuo, voglio vedere con i miei occhi, ma non scorgo affatto la fine della salita, anzi saranno ancora almeno 2 km. Faccio una foto così la porto agli altri due e lì mi rendo conto che la nostra Guida ha fatto e continua a fare errori di valutazione; una scelta sbagliata ora significa, restare al freddo, sotto zero, senza benzina, senza rifugi, senza cibo, senza acqua, insomma col rischio di passare una brutta notte all’aperto.
Invece di imprecarci dietro e perder la calma, chiedo il confronto tra di noi, per valutare le alternative. Mostro la foto fatta allo Zar e a Fabione, anche loro convengono che la salita non sarebbe finita lì.
A questo punto o andiamo avanti ancora, con grande fatica e dispendio di benzina, oppure torniamo indietro. Andare avanti significa rischiare di finire la benzina prima di arrivare e oltretutto, una volta su, quasi impossibile che non ci sia neve in discesa, come invece asseriva la Guida, anche se fosse stata una vallata esposta al sole.
Ai voti!
Tornare indietro significa quasi certamente finire la benzina, strada lunga nella mulattiera di un’ora mezza, al buio, e sono più di 10km con strapiombi verticali, ma sono in discesa, e il primo pezzo con la prima traccia sulla neve già fatta, quindi con minori sforzi di attrito delle ruote sulla neve.
Mettiamo ai voti, Fabione e lo Zar votano per tornare indietro, la Guida dice di andare avanti, Io mi astengo, non avendo alcuna conoscenza del territorio ed essendo lì per la prima volta. Non faccio certo resistenza per il tornare indietro, anzi, mi convinco pure io, nella speranza che ci basti la benzina e a questo punto anche la Guida accetta di tornare indietro. Sono decisioni prese al buio, in assenza di punti di riferimento, non sai esattamente quale sia la cosa giusta da fare, ma sai che la scelta sbagliata ti può cambiare la giornata, o meglio, la nottata.
Siamo tutti abbastanza tesi e preoccupati, ma ormai la decisione è presa, torniamo su di 100 mt io e la Guida per girare la mia moto e mentre la giriamo lui mi dice:” mi sto ca****o sotto”.
Ed io: ”Ti scappa? ” e lui: ”No, mi sto ca****o sotto di paura”, mentre mangiava la neve. Aveva finito l’acqua da un paio d’ore e pure io l’avevo appena terminata…
Sapere che la tua Guida, la persona esperta che doveva portarci a fare un bel giro nelle sue zone, stia tremando di paura, non è certo una notizia edificante. Chiama la moglie, la avvisa che si trova in una situazione di “difficoltà”, s’incazza, impreca e poi ci mettiamo tutti in sella e cominciamo la via del ritorno.
La Guida stava davanti, ma non gli andava il faro della moto, quindi al buio, con la luce di Fabione che gli stava dietro.
Rivediamo le malghe chiuse, pensiamo se dentro ci potrebbe essere mai una maniera per passare la notte, dei cerini per accendere un fuoco… Continuiamo, è da un pezzo che ho i piedi bagnati, sono sudato, anche i guanti sono bagnati, metto un k-way pensando al bagno caldo che vorrei fare subito nella mia vasca di casa.
Dopo aver ripercorso le tracce sulla neve, su strada larga, sempre a motore spento per risparmio di benzina, ritroviamo il lungo sentiero salito prima. Ormai è buio, cerco di stare dietro il più possibile alla moto di Fabio che aveva più benzina di me e fa una bella luce, sfrutto il suo fanalino di coda rosso, che se pur poco, illuminava le ombre e vedevo gli sbalzi della sua gomma dietro quando c’erano i gradini. Il motore si usa solo in pianura e per brevi salite.
Dobbiamo scendere spesso dalla moto e portarla a mano, sui punti più ripidi e pericolosi, quando le moto cadono, ci si aiuta per tirarle su. I crampi ormai sono costanti. La discesa al buio senza motore e con poca luce è molto pericolosa. Faccio qualche preghiera dentro al casco bagnato di sudore, sperando ancora di non finire completamente la benzina.
Ma la strada che pareva infinita in salita, nonostante tutto, è molto più veloce in discesa, i pezzi brutti li passiamo tutti con molta cautela e arriviamo alla fine della lunga mulattiera: passiamo una casa con un cane bianco che abbaia che mi è parso annunciare la salvezza, la strada è ora sterrata e inizia presto l’asfalto.
Vediamo delle macchine passare, lo Zar che mi urla da dietro:
Siamo salvi!
L’epilogo è 2 km di asfalto fino al distributore di benzina ed esultanza collettiva per esserci arrivati. I 30 km che ci separano dalla macchina, sono lunghi e gelidi, ma siamo felici di tornare a casa, di avercela fatta.
Solo il giorno dopo la Guida si è scusata con lo Zar per il pericolo in cui ci ha portato.
Quanti errori e quanta fortuna a essere riusciti a tornare tutti sani e salvi, dopo 12 ore di moto.