L’evento è stato recuperato nelle date dell’8 e 9 Agosto, svelando una val d’Orcia diversa da quella che avremmo trovato nella data prevista pre-lockdown, con le iconiche colline lavorate dopo le trebbiature di quei bellissimi campi di grano da cartolina, che hanno reso celebre nel mondo questa porzione di Toscana e che a maggio avremmo trovato biondissimi.
Nonostante il “periodo COVID” il clima era disteso, pur nel rispetto delle prescrizioni; ognuno si è presentato con la moto tirata a lucido e pronta per essere impolverata lungo le crete, polvere che in agosto certo non è mancata, anzi!
Il Val d’Orcia si configura come l’evento per bisonti (bicilindrici) più tranquillo di tutto il calendario UISP: lunghezze oneste per far gustare il paesaggio e difficoltà di guida contenute: insomma il massimo connubio per godersi il paesaggio di questo ennesimo affascinante spicchio d’Italia.
La tradizione degli eventi Lupi e Bisonti prevede l’uso del GPS oppure del roadbook che, in assenza di strumentazione propria, era possibile noleggiare.
Questo evento si rivela “friendly” anche in merito alla navigazione: le note sono lunghe, le strade ampie… e il paesaggio tale da risultare quasi una distrazione.
L’unica difficoltà stava infatti nel restare concentrati sulle indicazioni senza alzare la testa e osservare il panorama!
Val d’Orcia che più Val d’Orcia non si può!
L’evento comincia il sabato: l’appuntamento viene dato a Sarteano, punto di partenza dei successivi 170 km pensati per raccogliere tutte le cartoline più iconiche di questa terra.
La partenza conduce subito a sud, direzione San Casciano dei Bagni, non prima di aver svalicato il monte Cetona.
Poco oltre scorgiamo Radicofani, la cui rocca costruita su un colle domina la zona e che, per secoli, si è rivelato un punto di riferimento – splendido – per i pellegrini lungo la via Francigena che corre a valle.
La struttura, intravista da lontano, assomiglia a un faro posto a monito di un mare di terra dorata.
Siamo sulla Cassia, la quale ci conduce al fiume Orcia che dà il nome alla omonima valle. Costeggiamo le sue acque, mantenendo disciplinatamente le distanze ma patendo il caldo e lasciandoci avvolgere dalla polvere. Finalmente una zona d’ombra: la riserva di Pietraporciana ci accoglie con i suoi alberi prima e, scendendo dai suoi rilievi, con le eccellenze agro-alimentari del suo territorio, poi.
Il patrimonio enologico, che a Montepulciano trova forse massima espressione, si rivela in tanti modi: non c’è tralcio che non sia legato o filare che non sia curato, con perizia e attenzione chirurgica.
Se non fossimo italiani, ormai assuefatti a cotanto splendore, potremmo anche arrestare la marcia e godere delle meraviglie locali. Ma perderemmo tutto il resto!
Ci siamo ubriacati, sì, ma non di vino: bensì delle tante bellezze che incontriamo e che ci conducono a Chianciano, le cui fonti termali l’hanno resa celebre.
Da Chianciano il roadbook ci riporta, a mo’ di margherita, a Sarteano lasciandoci assaporare, prima di giungervi, il gusto dei prodotti di un ottimo caseificio: congedarsi dal nostro ristoro è stato “straziante”, ma in fondo la Toscana è così. Ti rapisce! Anche con il suo cibo.
Val d’Orcia si, ma non solo!
O meglio, non solo la più famosa. Il giro domenicale si rivela di più ampio respiro: i ragazzi del Val d’Orcia Rally Team ci accompagnano intorno al monte Amiata, un vulcano spento, noto per le sue faggete ombrose.
Il paesaggio varia: la traccia ci porta ad abbandonare quasi subito le crete affrontate il giorno prima, puntando verso ovest. Si è in quota: i colori caldi del grano e del terreno vengono sostituiti dal verde che, via via, si fa più rigoglioso. Sebbene non sia prevista l’ascesa in quota, ci si mantiene a circa mille metri d’altezza attraversando i paesi alle pendici del monte.
La nostra “passeggiata” ci fa approdare a Santa Fiora, dalla celebre vasca posta tra le vie del paese. Indi si attraversa Castel del Piano e si sfiora Arcidosso, ripiegando infine per Pienza sulla via del rientro. Pienza, nota non solo per la sua bellezza ma anche per il suo formaggio.
Il termine della nostra motocavalcata è sempre Radicofani: un buon pranzo ristoratore ci attende in una cornice scenografica ai piedi della rocca. Non è il solo corpo a ritemprarsi, ma anche l’anima che benefecia della convivialità del momento e della bellezza dei luoghi.
Il bilancio conta 200 km: tutti guidati su un percorsi mai troppo impegnativi, ma più guidabili del giorno precedente che, sommandosi ai primi, fanno un numero a tre cifre grande tanto quanto il sorriso dei suoi partecipanti.
Questo mi impone di congedarmi salutando con affetto Filippo Aggravi e Nicola Morgantini, nonché Lillo e il restante staff del Val d’Orcia rally team, capaci di bissare in qualità nell’organizzazione e in ospitalità l’evento precedente.
Un plauso e un saluto anche ai miei compagni di viaggio: Motosax e Hibiki il quale, accompagnato dal figlio sul suo Super Ténéré, ha confermato quanto con l’esperienza possa padroneggiare un mezzo anche in coppia.
Testo: Marco Ciofi
Foto: Alvise Raimondi