Sfida da Deserto: Suzuki V-Strom 800DE di Mirco Bettini contro lo spirito Dakariano della Yamaha Ténéré 700 ARROW

L’edizione 2025 dell’Africa Eco Race, la maratona motoristica che ripercorre le rotte storiche della Parigi-Dakar, vede tra i partecipanti. Mirco Bettini nel Rally e Pietro Bartolomei nel Raid. Due filosofie e due moto a confronto: la moderna e tecnologica Suzuki V-Strom 800DE della concessionaria “Ugolini” di Rimini, preparata a dovere per affrontare la dura maratona e, l’essenziale e collaudata Yamaha Ténéré 700 ARROW messa a punto per percorrere le estenuanti tappe nel deserto. Le abbiamo messe a confronto negli sterrati Tosco-Romagnoli invertendo i piloti alla guida.

Mirco, un veterano che la sa lunga sulle due ruote e di deserti. Si è presentato al via con una moto che, a prima vista, sembra l’antitesi di quel mostro sacro: la nuovissima Suzuki V-Strom 800DE. Una moto moderna, tecnologica, quasi “educata”.

L’avevamo già provata, ma lo sviluppo è andato avanti con molte altre modifiche importanti.
Portare un’adventure bike di ultima generazione, con tutta la sua elettronica e il suo motore bicilindrico così preciso, nel cuore dell’inferno africano. È come chiedere a un ingegnere informatico di sopravvivere nella giungla. Eppure, Mirco l’ha fatto. Ha scelto la via dell’innovazione, fidandosi della tecnologia e delle mani esperte di molte aziende del settore per domare il deserto.

Poi c’è Lei! La Yamaha Ténéré. Una moto che ha avuto il coraggio di andare controcorrente. Mentre tutti aggiungevano cavalli, cilindrate ed elettronica, lei si è spogliata di tutto, tornando all’essenziale. Un motore che è un martello pneumatico di emozioni (il CP2), un telaio che sembra disegnato per ballare tra sassi e sabbia, e nient’altro.
Moto che con ARROW Special Parts abbiamo scelto per partecipare ai vari adventouring sparsi per il nostro paese, ma anche per affrontarci viaggi in fuoristrada, oltre a qualche endurata bella tosta.
Quando a Pietro Bartolomei si è presentata l’occasione di andarci in Africa, sono bastati pochi interventi mirati per affrontarci il sogno: La sabbia di Dakar!

Vederle partire, una accanto all’altra, è stato come assistere a un dialogo tra generazioni.

Ecco un’analisi e un approfondimento sul confronto tra la Suzuki V-Strom 800DE di Mirco Bettini e la Yamaha Ténéré 700 ARROW di Pietro Bartolomei.

Suzuki V-Strom 800DE di Mirco Bettini: La Scommessa Tecnologica

La scelta di Mirco Bettini, un pilota di grande esperienza, di affidarsi alla V-Strom 800DE preparata dalla concessionaria “Ugolini” di Rimini è una dichiarazione d’intenti. È una mossa audace: portare una moto moderna, con un’elettronica sofisticata e un motore bicilindrico parallelo estremamente regolare, nell’ambiente caotico e imprevedibile del deserto.

  • Il Percorso di Sviluppo: Il richiamo all’articolo di Discovery Endual sulla prima preparazione del Team Azzurrorosa è fondamentale. Quella moto era già un ottimo punto di partenza, ma il fatto che lo sviluppo sia proseguito con “molte altre modifiche importanti” indica un lavoro meticoloso. La sfida non è solo aggiungere componenti da rally, ma integrare la tecnologia di serie con le necessità della gara.
  • L’Erede della DR BIG: Il paragone con la leggendaria DR800 BIG è calzante. Sebbene la V-Strom 800DE sia tecnologicamente un’altra era, ne eredita lo spirito da “grande viaggiatrice” capace di affrontare ogni terreno. La scommessa di Bettini e del team è dimostrare che questo spirito oggi può convivere con la tecnologia, e che un’elettronica ben tarata può rendere un pilota più efficiente e meno affaticato sulle lunghe distanze.

Yamaha Ténéré 700 ARROW di Pietro Bartolomei: L’Essenza del Rally

La Ténéré 700 rappresenta la filosofia opposta. È una moto che ha conquistato il cuore degli appassionati proprio per la sua semplicità e purezza meccanica, riflettendo un approccio che ha reso leggendari i rally raid.

La firma di ARROW: Emozioni e Performance

La collaborazione con ARROW Special Parts è un elemento chiave che definisce l’identità di questa moto. Il nome stesso di ARROW evoca immediatamente il sound di uno scarico libero e il tocco artigianale italiano. L’installazione di uno scarico ARROW non è solo una scelta estetica o un piccolo miglioramento delle prestazioni; è un’esaltazione del carattere della moto. Quel tocco di artigianalità e passione italiana che trasforma una grande moto in un pezzo unico.

Alla fine, chi ha ragione?

La tecnologia della Suzuki o l’essenzialità della Yamaha? Forse la domanda è sbagliata. Questa non è una gara, è la celebrazione dell’avventura. Mirco e Pietro, con le loro scelte così diverse, ci hanno ricordato una cosa meravigliosa: non esiste un solo modo per inseguire un sogno. C’è chi lo fa affidandosi all’ingegno e all’innovazione, e chi lo fa stringendo i denti e affidandosi al proprio polso destro.

In entrambi i casi, serve un coraggio da leoni!

Ecco cosa pensa Mirco della Yamaha T700 ARROW

Dicovery Endual aveva già provato la Suzuki 800 DE della concessionaria Ugolini di Rimini, da me preparata per la Africa Eco Race; non era ancora la versione definitiva ma aveva già dimostrato le sue grandi potenzialità.

Ho condiviso poi con Pietro Bartolomei l’edizione 2025 della Africa Eco Race. Nel trambusto della gara che per 12 giorni ti tiene dentro il cestello di una lavatrice a provare tutti i tipi di lavaggi e centrifughe, abbiamo avuto anche tempo di scambiarci qualche battuta e ci siamo ripromessi di fare una giornata a moto invertite, una volta tornati a casa sani e salvi.

Ed eccoci, in una bella giornata di primavera inoltrata, sul nostro splendido appenino tosco-romagnolo a giocare con le nostre moto.
Sulle impressioni della Suzuki dovrà dire Pietro, io ho avuto il piacere di provare la Yamaha T7 allestita da Arrow.

Devo dire che fino ad oggi non avevo mai provato come si deve una T7 e sono rimasto piacevolmente stupito.
A parte i riser adatti ad un cestista (io sono 170 cm) e la gomma posteriore ormai slick, ho avuto una piacevolissima impressione.

Ma facciamo un passo indietro; nel paesino, base della prova, c’è una pesa pubblica manuale e ci siamo cimentati subito con tara e contrappesi per arrivare alla conclusione che la Suzuki 800 con il pieno di 20 litri pesa 220Kg e la T7 Arrow, sempre con 20 litri, ne pesa 205.
Quindici chili si sentono, sopratutto in curva dove l’inserimento e la percorrenza richiedono meno fatica con la T7. Un buon lavoro è stato fatto sul reparto sospensioni di serie che si comporta bene in tutte le situazioni; solo aumentando notevolmente la velocità nello sconnesso dimostra qualche limite; proprio dove la Suzuki, grazie al reparto sospensioni ed ai 100 cc in più, da il meglio di se.

Se vogliamo dare una conclusione; trovo la T7 più agile e riposante nella guida per i nostri terreni appenninici, mentre la Suzuki migliore per le piste sconnesse e veloci africane.

Ecco cosa pensa Pietro della Suzuki 800 DE AZZURROROSA

La Suzuki V-Strom 800DE di Mirco Bettini, sebbene parta da una base di adventure touring, ha subito delle trasformazioni più massive per affrontare una delle gare più dure del deserto. Le impressioni di guida si focalizzano soprattutto su sospensioni e motore.

Il vero cuore della trasformazione della 800DE per il rally risiede nelle sospensioni. Le Ohlins di maggiore escursione, preparate direttamente dai tecnici della squadra di Andreani, cambiano radicalmente il comportamento della moto. L’impressione è quella di una maggiore capacità di assorbimento delle asperità più violente (gobbe, canali, atterraggi da piccoli salti) e di una stabilità superiore alle alte velocità nel veloce desertico. Questo permette di mantenere traiettorie più pulite e di ridurre lo stress fisico. Di contro, con l’utilizzo di nuove piastre, l’angolo di inclinazione forcelle è più aperto e questo nei tornanti dei nostri sterrati, costringe ad avanzare maggiormente con il busto, per poter compensare e chiudere la linea della curva.

Il motore bicilindrico e i 100 cc in più, offrono una fluidità e una coppia ben distribuita che si rivelano vantaggiose nelle lunghe tappe. L’erogazione “lineare” si traduce in meno fatica per il pilota, soprattutto dopo ore e ore di guida nel deserto.
Ottima la trazione e la maneggevolezza.

Testo: Pietro Bartolomei
Tester: Mirco Bettini e Pietro Bartolomei
Foto e video: B.K. Produzioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

condividilo con i tuoi amici

Articoli correlati

TTD – Diabolicum Est

TTD è acronimo di Technical Training Day ed è la formula pensata da Danio Di Liborio per l’apprendimento e il perfezionamento delle tecniche di guida per maxi-enduro.

Leggi di più >

Insta360 X5 Márquez Edition: Tecnologia 360°, AI e resistenza estrema. Intervista al VP Marketing e co-founder Max Richter.

In occasione di EICMA 2025, la fiera internazionale del motociclismo, Insta360 ha catturato l’attenzione presentando la sua ultima innovazione: la Insta360 X5 Márquez Edition. Abbiamo incontrato Max Richter, VP Marketing e co-founder dell’azienda, per approfondire il cuore della loro tecnologia. Dalla rivoluzionaria ripresa a 360° alla solidità costruttiva richiesta dagli ambienti estremi della MotoGP e dell’Off-road, fino all’integrazione cruciale dell’Intelligenza Artificiale (AI) per un’usabilità senza precedenti. Scopriamo direttamente dalle parole di Richter come Insta360 intende trasformare la Action Cam in uno standard accessibile a tutti, guidando l’evoluzione del settore.

Leggi di più >