Viaggio a 5 stelle attraverso le dune del deserto del Sahara con un gruppo di 9 moto e 4 fuoristrada… Unica parola SABBIA e solo SABBIA.
Estremo confine ci riprova. Dopo quattro anni lontani dalle dune tunisine, si ritorna a solcare nuove rotte nel deserto del Sahara. Con un gruppo di 9 moto partiamo da Vicenza con il supporto di 2 veterani e dei loro pick-up, carichi di tutto quello che ci servirà per il viaggio. Cioè di tutto e di più. Martedì sera 24 ottobre carichiamo le moto sul carrello e i due veterani, Maurizio 68 anni e Riccardo 49, partono in direzione Genova per imbarcarsi con GNV il giorno seguente con destinazione Tunisi dove arrivano dopo 24 ore di navigazione, mentre il gruppo dei 9 motociclisti partono Sabato mattina 28 ottobre dall’Aeroporto di Venezia per arrivare sempre a Tunisi. Da qui prendiamo un pulmino che ci porta fino a Douz, punto di partenza del nostro viaggio. Durante le sette, dico sette ore, di viaggio ci fermiamo a El Jem dove visitiamo i resti molto ben conservati di un anfiteatro nel quale sono state girate alcune scene del film Il Gladiatore.
Primo giorno
Ci svegliamo presto e dopo un’abbondante colazione andiamo nel piazzale dell’hotel Sun Palm dove ci aspettano le nostre guide capitanate da Lac Douz Quad, esperta guida tunisina. Carichiamo i quattro pick-up con tutto il necessario del viaggio concentrandoci in maniera particolare sulle bevande, tanta roba, 600 litri di benzina e si parte! Inizialmente prendiamo confidenza con la sabbia percorrendo alcune piste miste terra-sabbia per arrivare comunque ben presto alla sola sabbia. Le moto iniziano a ballare e noi giù di gas per tenerle a bada con l’adrenalina che inizia a salire. Le dune iniziano a farsi vicine e alte e sale pure la nostra attenzione, visto che la sabbia è particolarmente molle a causa delle poche piogge. Sandro, munito di GPS, guida il gruppo mentre Raffaele ed io lo chiudiamo. Continuiamo per qualche ora a duettare con le dune e ogni tanto qualcuno vola a terra ma sempre senza danni. Ci ritroviamo con le guide per bere e mangiare qualcosa, birra fresca, bibita energetica e via. Proseguiamo e verso le 16.00 ci fermiamo a fare il primo campo cercando una zona dove ci sia un pianoro in mezzo alle dune dove posizionare il gazebo per mangiare. Giù le tende e ognuno cerca un posto un po’ isolato onde evitare rumori molesti… Mentre gli altri si svestono e preparano le tende, Sandro ed io prepariamo la cena e cosa prepariamo? Pizza, sì pizza fatta fare dal nostro amico della Pizzeria Umberto di Malo messa sottovuoto, la apriamo e la mettiamo in una padella e… una meraviglia, sembra appena fatta, i ragazzi rimangono a bocca aperta e abbinata a una buona birra cosa chiedere di più. Per finire dolcetto e prosecco e tutti a letto a riposare. Prima però di coricarci alzo gli occhi al cielo e quello che vedo è meraviglioso: una quantità di stelle inimmaginabile, sembrano finte verrebbe da dormire fuori ma la temperatura non lo consente e quindi via a letto e buona notte.
Secondo giorno: Sabria-Tembain.
Il risveglio è frenetico, la voglia di risalire in moto è tanta e allora colazione veloce, caffè e croissant,
e via. Una, due curve e Sandro vola a terra, nulla di grave ma… non è da lui, le dune sono basse, si viaggia sostenuti. È la sabbia un po’ morbida che ci fa sprofondare ma siamo in un parco giochi per adulti, che bello. Passano i km e le dune si fanno più alte e impegnative e iniziano i primi problemi. La moto di Walter un KTM 530 si spegne spesso e fa fatica a partire, stessa sorte per la 450 Yamaha di Sandro che ha problemi con il motorino di avviamento ma sempre avanti e adrenalina a mille. Riusciamo arrivare a Tembain, località caratteristica del deserto e un punto di riferimento per i nostri viaggi.
Ci fermiamo a bere aspettando le guide con i pick-up che arrivano dopo 2 ore, proseguiamo qualche km e facciamo il campo. Mentre Lorenzo, Enrico ed io prepariamo la cena, Sandro inizia a smontare la moto e si accorge che il motorino di avviamento è andato.
Qualche rumore arrivava pure dalla moto del Trita, alias Andrea, ma speriamo non sia nulla di grave. Allora ci buttiamo a mangiare niente meno che olive ascolane cotte con friggitrice, mozzarelle con prosciutto rivestite di graniglia, sempre fritte, vitello tonnato innaffiati da prosecco e spritz. Il dopo cena è emozionante perché siamo tutti seduti attorno a un fuoco preparato dalle guide che ci riscalda e intorno al quale ci si racconta la giornata passata senza mai guardare che ore sono, il tempo sembra essersi fermato.
Terzo giorno: Tembain-Laghetti di Ain Ouadette.
Il mattino inizia con Sandro che molla, non se la sente di venire con noi e fare questa tappa impegnativa. Decide di aggregarsi alle guide, lo stesso fa Walter e pure il Trita. Il resto del gruppo viene guidato dall’altro veterano Raffaele che ben conosce questi posti. Partiamo e subito iniziano i cordoni di dune alte e insidiose di sabbia sempre molle. Cerchiamo sempre il punto meno ripido per superarle ma sembra che questo non esista, i motori iniziano a girare molto alti e spesso vediamo le moto fumare… Qualche caduta ma avanti, siamo in sella da due ore ma abbiamo fatto solo 8 dei 35 km previsti e non vi dico le facce. Facciamo un piccolo briefing per decidere se continuare o spostarci verso la pista. Si prosegue sulla diretta ossia sempre dritti.
Ripartiamo e dopo poco Lorenzo con la sua beta 400 si pianta, tira fuori la moto, riparte e si ripianta, spinge nuovamente la moto fuori dalla sabbia, ci risale ma le forze iniziano a mancare. Lo faccio scendere perché si riposi, prendo la sua moto e, gas a manetta, risalgo la duna, è fatta.
Riprendiamo il resto del gruppo, il panorama è mozzafiato la sabbia di color rosso è stupenda, finissima la prendi in mano e sembra borotalco; per questo è importante nella sabbia far galleggiare la moto evitando di farla sprofondare cercando la parte più impaccata della cresta della duna. Ormai ci siamo, ultime dune e il laghetto di Ain Ouadette è nostro. Ultimo cordone di dune, in lontananza si vede il verde; il laghetto è nato da una trivellazione in cerca di petrolio, ma hanno trovato una vena d’acqua calda, un ottimo punto d’arrivo per chi scende nel deserto per poi risalire verso nord per il rientro. Giù le moto, ci spogliamo e dentro in questa pozza, più che laghetto, a riposarci. Una goduria. Dopo qualche ora vediamo arrivare le guide e Walter con le moto mentre quella di Sandro e del Trita caricate sui pick-up. Passiamo il resto della giornata a riposarci tra una birra e qualche spuntino, mentre la nostra guida per la cena prepara cous cous per tutti, una vera bontà. Non riusciamo a capire che ore sono ma andiamo a letto che è buio, sembra che siano le 23 ed invece sono solo le 19.30, incredibile!
Quarto giorno
Giornata di assoluto relax, sempre al laghetto, dove sistemiamo le moto e ci coccoliamo nell’acqua calda. Ci rendiamo conto come sia aumentato il numero di turisti rispetto agli anni passati; si parla di un incemento pari al 70%.
Quinto giorno: Ain Ouadette-Dekenis.
La tappa di oggi ci porta a Dekenis, altro punto di riferimento per chi viene qui. Arriviamo in scioltezza per la pista smossa dai vari passaggi delle auto ed è abbastanza veloce, ci fermiamo ad aspettare gli altri per poi proseguire per la destinazione ma non ci capiamo bene con le nostre guide e sbagliamo strada prendendo un pistone dove facciamo volare le moto ad alta velocità.
Percorso qualche km, ci rendiamo conto che siamo fuori rotta, allora Raffaele decide di ritornare al punto dove ci eravamo lasciati ma le guide erano già partite. Proviamo a chiamare ma non rispondono, senza farci prendere dal panico decidiamo di prendere la pista che ci porta all’oasi di Ksar Ghilane, meta del giorno seguente e, dopo 15 km di pista, li troviamo. Il sole ormai sta per tramontare e allora subito a fare il campo. Il giorno seguente ripartiamo verso l’oasi. Come i giorni precedenti, le moto partono prima, ci diamo appuntamento a Zmela Labrissa, un piccolo hotel molto curato dove arriviamo attraverso una pista che sembra di essere in una gara di motocross: salti, sponde, wow… una goduria. Al nostro arrivo il simpaticissimo proprietario ci porta da bere, rimaniamo lì per almeno un’ora per poi riprendere il cammino verso l’oasi. Vediamo in lontananza una vasta macchia verde, ma arrivati a uno degli ingressi svanisce l’incanto… asfalto, sì asfalto per portare i turisti. Per chi come noi ha vissuto l’esperienza di arrivare in un’oasi con solo sabbia attorno, il vederla così lascia l’amaro in bocca ma capiamo che l’afflusso di tanti turisti è una fonte di guadagno. Ci immergiamo in un laghetto di acqua calda e rimaniamo lì sino all’arrivo del resto del gruppo. Al ristorante mangiamo le specialità locali, sempre leggermente piccanti ma gustose, e ci fermiamo al campeggio dove alcuni dormiranno in camera e altri preferiranno la tenda.
Ultima tappa: Ksarghilane-Douz.
Ultimo giorno di dune, ci siamo. Facciamo alcuni km con la guida davanti a noi sino a quando noi prendiamo la famosa “diretta” ossia diritti sino a Douz, scavalcando un paio di cordoni di dune mentre Walter, con la moto non in ottime condizioni, segue la pista con la guida. Ultime ore di libertà e poi… si ritorna alla cruda realtà di tutti i giorni. La sera ci aspetta una cena organizzata sempre dalla nostra guida nel miglior ristorante di Douz, Il Elbay, dove mangiamo carne e verdure cucinate in un’ampolla di terracotta chiusa e posta su un buco con la brace al suo interno. Tutto buonissimo, unico problemino per noi è che non si possono bere alcolici ma la serata è stata molto partecipata anche perché ognuno di noi ha espresso le sue sensazioni del viaggio. Quello che ci accomuna è la domanda: Quando si ritorna? Noi stiamo già lavorando per il prossimo viaggio.
Arrivederci da Estremo Confine e grazie a Sandro, Franco, Walter, Lorenzo, Sandro P., Andrea, Enrico, Raffaele, Carlo, Riccardo, Maurizio.
Testo e foto: Franco Turato