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Rally dell’Umbria: la differenza tra conoscere dei percorsi e conoscere un territorio

Dura la vita dell’inviato… non fai in tempo ad arrivare alle 6 di mattina a Civitavecchia, di ritorno da un evento, che subito sei di nuovo in viaggio per altri tre giorni di adventouring al Rally dell’Umbria, per la sua seconda edizione.
Chi da qualche tempo mastica moto in fuoristrada e magari si diverte con il road book rimarrà perplesso leggendo che siamo alla seconda edizione, ed ha ragione ad esserlo! Il rally dell’Umbria infatti nasce nel 2000 come una gara di motorally e nel giro di pochi anni assume valenza europea diventando ben presto uno degli eventi più amati del calendario.
L’evento di cui parliamo noi in queste righe però nulla ha a che fare con il cronometro. Della gara, che purtroppo oggi non esiste più, e di quei fasti, rimangono però il blasone ed una macchina organizzativa rodata e di tutto rispetto.

Il Rally dell’Umbria è di gran lunga l’evento più mondano organizzato dal Motoclub; i ragazzi, capitanati dal presidente Filippo, vogliono avvicinare il pubblico alle moto e per questo hanno progettato un evento a margherita in tre tappe con partenza ed arrivo nello splendido centro della città umbra.
Quando dico centro, intendo proprio il cuore della città! Il parco chiuso della partenza, era posto nella preziosa piazza IV novembre, con le moto strette tra il duomo e la sala dei notaritutte disposte ordinatamente all’ombra della fontana maggiore, in altre parole si partiva abbracciati dalle tre immagini più iconiche del capoluogo umbro!
Alla partenza erano presenti le istituzioni e molti curiosi, attratti e per nulla intimoriti dalla presenza di 180 motociclette.
Per capire quanto il motoclub abbia ben lavorato con le istituzioni, basti pensare che l’assessore alla cultura e turismo della città, oltre ad essere presente, era entusiasta dell’evento che ha portato in Umbria motociclisti da tutta Italia ma anche da Svizzera, Francia e Belgio.
Pensate al ritorno di immagine che si ha su pubblico e partecipanti partendo così nel cuore della citta, possiamo davvero parlare di turismo se i motociclisti e le famiglie possono dormire nel centro storico vivendolo veramente e possiamo davvero parlare di pubblicità per il nostro sport se tutti insieme partiamo ordinatamente davanti ai curiosi presenti.
Entrando più nel dettaglio motociclistico la manifestazione, che come da migliore tradizione del calendario lupi e bisonti, era percorribile navigando il Rally sia con GPS che con Roadbook.
Come sempre il Motoclub Umbria caldeggia l’uso del secondo, essendo legati a questo strumento, le origini ed il pedigree agonistico degli organizzatori.
Un roadbook come da tradizione redatto ai 100m da interpretare nota per nota in modo da aggiungere il divertimento ai paesaggi che in queste zone sono sempre strepitosi.
Dopo la partenza nel quadro medieveale di piazza IV Novemre, il venerdì scorre su percorsi ampi scendendo in direzione di Orvieto, quasi a lambire il confine con il Lazio per poi rientrare al ristoro posto a  Fratta Todina ma solo dopo esser passati per Montecchio e Todi attraversando le gole del Forello.
Nel pomeriggio l’acqua, caduta abbondante sulle nostre teste per buona parte della mattina, allenta il suo incedere permettendoci un ritorno più confortevole fino ai giardini Carducci che, con il loro splendido affaccio, sanciscono il punto d’arrivo della tappa nel pieno dell’acropoli cittadina, da cui un sole bellissimo ci regala la vista spettacolare su Assisi e su tutta la valle del Tevere ombrata appena dai soli campanili di Sant’Ercolano e di San Pietro.
Il sabato il rally cambia pasta…
Ci si inerpica subito dalle pendici del Subasio fin sulla cima, da cui purtroppo non si può godere della vista sulla valle a causa di una nebbia fosca e fredda, che gela le mani e ovatta tutto rendendo spettrale ogni giro di ruota.
Si scende a valle attraverso una faggeta ombrosa e verdeggiante fino ad elevarsi di nuovo sulle montagne sopra Cerreto di Spoleto.
Montagne di calcare bianco, strade infinite da guidare per i bravi e da sudare per i neofiti, tutto in un continuo di 40/50 km spaziali fino a Scheggino. Paesaggi e borghi che amo e che conosco bene ed itinerari che in alcuni punti avevo ripercorso ma che non mi stanco e non mi stancherò mai di affrontare.
A Scheggino ci attendeva il ristoro, ed in pieno stile “Motoclub Umbria” non era nascosto in un pertugio del paese ma nella piazza centrale, asserragliata da turisti curiosi per questa carovana variopinta ed ordinata (i ragazzi del MC sorvegliavano ed imponevano l’ordine giustamente e con fermezza nel centro abitato).
Ho scritto “il ristorno” e non “un ristoro” perché siamo stati ospiti di Urbani Tartufi e del loro museo. Pietanze squisite in un ambiente unico, un turismo perduto delle tradizioni, colonna portante del turismo d’avventura o adventouring che dir si voglia.
Il ritorno dal ristoro per me è stata una via crucis, tra noie meccaniche e giochi di un destino beffardo, che si accanisce contro gli inviati troppo fortunati riportandoli sulla terra quando iniziano a godere oltre misura.

Qualche disavventura unita ad una serie di guasti meccanici dunque mi costringono ad un mesto ritorno a casa l’indomani senza prendere il via la domenica per la giornata conclusiva dell’evento che terminava a Montone(PG) dopo aver costeggiato il lago Trasimeno.

Il Rally dell’Umbria per me dunque termina in anticipo, lasciandomi comunque la sensazione di una manifestazione elegante come la bianca pietra calcarea delle citta e dei borghi che si attraversano e che soprattutto vengono vissuti durante i ristori, alla partenza o all’arrivo.
Turismo vero e forte, un indotto ed un movimento che da lustro alle città ed ai partecipanti, il tutto su percorsi accessibili a tutti ma con qualche tratto non banale se affrontato con moto di stazza elevata permettendo così di far  divertire anche chi mastica il tassello.
A questo si unisce poi una squadra di ragazzi appassionati ed inesauribili innamorati del territorio e della sua storia che non hanno problemi però a sporcarsi le mani ed impegnarsi nel recupero di chi ha un guasto o un problema cercando fino all’impossibile di rimetterlo in pista e recuperando in qualunque posto chi invece suo mal grado getta la spugna.

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