Dopo tanto averne sentito parlare da conoscenti ed amici del tassello, quest’anno partecipiamo all’evento ideato dal Valdimazo Off Road di Garda.
Come di consueto veniamo subito ai dati salienti:
- Come: 2 percorsi, Mono con tratti hard, Bicilindriche con tratti soft.
- Dove: da Costermano a Costermano (VR).
- Quando: domenica 09 ottobre. .
- Perché: ci si diverte, ci si allena, si sta in compagnia, si mangia….e vuoi mettere farlo sul lago più grande d’Italia!
Costermano è un piccolo borgo giusto accanto all’abitato di Garda. Siamo sulla sponda sinistra idrografica del lago, in provincia di Verona. La zona è caratterizzata dalle colline moreniche cosparse di viti e ulivi, tutto ben sorvegliato dal monte Baldo che, sviluppandosi parallelo al lago, divide quest’ultimo dalla valle in cui scorre l’Adige.
È veramente particolare la posizione di questo promontorio, strategico sia nei conflitti bellici (se siete appassionati di storia), che dal punto naturalistico creando in “pochi” metri l’unione di tutte le stagioni. Ecco quindi svelato il segreto di questo evento che, grazie alle traccie studiate da Marcello e il suo team, ci portano da: Garda, macchia mediterranea, turisti, sapore d’estate; Monte Baldo, sino a 1500m, freschino, così in alto da essere fuori del bosco, dove la fanno da padrone solo rocce e prati.
Ma veniamo al dunque!
L’evento è aperto a tutti, non ci sono limitazioni sulla tipologia l’anno delle moto.
L’organizzazione propone due percorsi, entrambi per un totale di circa 130km, che si distinguono per le difficoltà di alcune varianti Hard, suggerite ai monocilindrici… o alle manette!
Previsioni meteo incerte con pericolo di “sguassi” ([cit.] come dicono da queste parti), gomme finite alla precedente puntata ed esordio all’evento, ci fanno propendere per la traccia Bicilindriche.
Il percorso si snoda per la prima parte in “pianura”, con un tortuosissimo budello ricco di cambi di direzione e superficie. Marcello è andato a scovare anche l’ultimo stradino/sentiero disponibile, al punto da far perdere completamente dell’orientamento tanto spesso si cambia strada.
Gli sterrati sono facili, ci si muove su strade bianche ben tenute, di quelle utilizzate per l’accesso alle vigne e ulivi che ricoprono la campagna. Spesso a terra troviamo del brecciolino a volte un po’ insidioso… sopratutto nelle frenate portate un po’ oltre, ma senza pendenze di rilievo ci muoviamo agilmente.
Sfioriamo a sud l’abitato di Lazise per poi risalire a Cavaion Veronese, Varesche (segnalo se siete nei paraggi il locale Ca Bottona), Castion Veronese, ecc per poi iniziare la salita al monte che si affronta muovendosi verso il lato orientale, Caprino Veronese, Vilmezzano… qui incontriamo pendenze decisamente più marcate, fondo a tratti duro a tratti con sasso smosso.
In particolare affrontiamo una discesa abbastanza irta capace di impensierire più di qualche pilota.
Pendenza e pietrisco instabile fanno spesso irrigidire il motocavalcante, quando una prima dentro e freno motore ti avrebbero portato a valle senza particolari pensieri. Superato l’ostacolo e qualche scena d’empasse, si continua a salire su fondo duro, battuto, sino ad una deviazione obbligata.
Uno dei partecipanti sfortunatissimamente cade su una mulattiera. Una di quelle cadute in un posto senza pericoli, una di quelle che fai cento volte e non ti succede nulla… ma sta volta va storta. Come è giusto fare in questi casi, dopo esserci accertati che fosse con qualcuno, che un partecipante medico tolto il casco ne verificasse le condizioni e che i soccorsi fossero già allertati, lasciamo lo sfortunato collega senza muoverlo.
Ci diamo una mossa a liberare la strada da moto e conduttori, per consentire un più facile accesso a coloro che davvero possono dare una mano al nostro amico, a cui non possiamo fare altro che augurare di rimettersi in sella al più presto.
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La ripresa
Superata la poco felice parentesi, proseguiamo nella salita che ci mostra il vero gioiello del giro. Quando usciamo dalla vegetazione ci accorgiamo di aver guadagnato quota molto velocemente, sulla nostra destra un versante erboso piuttosto scosceso e di fronte una vista che toglie il respiro.
Nonostante la giornata non sia così limpida il panorama è indimenticabile. Il lago è ai nostri piedi mentre sotto le nostre gomme scorre una divertente strada che sembra fatta di graniglia bianca, molto compatta.
Rallentiamo in corrispondenza degli animali al pascolo, per non disturbare… e per prolungare il nostro piacere di essere in un posto così esclusivo, da brividino lungo la schiena. Brividino che deriva anche dall’arietta decisamente fresca che tira in cima.
Percorsa buona parte del tragitto, arriviamo al ristoro di Baito dei Santi. Fra cambio di percorso obbligato etc.. ci arriviamo in pratica a mezzodì. Un po’ tardi per la colazione, caffè e torta
ma di domenica ci si può svegliare tardi e fare il “brunch” da fighetti, no?
Facciamo benzina alla sempre assetata Husky e ci portiamo a fondovalle dal lato di San Zeno. Ormai il più è fatto, ci sorprende un passaggio lato campi da Golf, con tanto di golfisti straordinariamente felici di vederci, i quali ci salutano festosi… ma mai fare calare l’attenzione. Per far passare una macchina quando eravamo “già in paese”, senza che ce ne fosse davvero la particolare necessità… sottovaluto un marciapiede… e mi schianto contro il muro di cemento, grezzo, di una casa. Poco male, qualche abrasione, ginocchio gonfio e maglia strappata e il conto dell’asinata è presentato.
Arriviamo in una decina di km allo striscione di arrivo/partenza presso il ristorante Ca del Ponte. Un bicchiere di vino, primo, polenta e brasato, e piacevoli chiacchiere con i compagni d’avventura, ci sistemano pancia e morale (pranzo davvero ottimo e abbondante).
I ragazzi dell’ASD Val di Mazo si sono dati davvero da fare, questo è un evento da 300 iscritti, mica bruscolini.
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La considerazione a giro ultimato…
Il percorso “soft” è adatto davvero a tutti, solo un paio di punti un po’ più difficili, il giusto per dare un po’ di soddisfazione, quel pizzico di sfida per misurare i propri limiti. Fatto trenta… la voglia di fare trentuno è davvero troppo grande: ci vediamo il prossimo anno per provare sicuramente il percorso Mono, con le sue sexy varianti Hard.
Grazie all’organizzazione per averci permesso di scoprire dei posti così sorprendenti; alle comunità che permettono il passaggio su strade normalmente chiuse al traffico; ai Motocavalcanti, che approcciando con il giusto spirito, evitano di fare troppe “mattanate” comportandosi con coscienza.
Anche grazie al successo di queste manifestazioni l’endurista si guadagna quel rispetto per passare dal rumoroso inquinatore rovinastrade a risorsa turistico economica, che tiene puliti sentieri dimenticati da tutti e che grazie al suo faticoso passatempo fa del bene alla comunità.
Ps: qui in Veneto su questo argomento sono davvero avanti… chissà che non riescano a diffondere il verbo anche nei ditorni.
In ogni caso, a Cesare ciò che è di Cesare. Bravi!
Articolo di: Alessandro Mattiello
Foto di: Fausto Nicolini