Illyria Raid – Sette nazioni in off-road

L’organizzazione è stata molto professionale, sembrava una mini Dakar anche se non competitiva. 160 riders provenienti da 10 nazioni, più i vari Team come quello di Kini a cui ero appoggiato.
L’età media era tra i 40-50 anni, mediamente piloti esperti. Le tappe quotidiane di 250-350 km al giorno per un totale di oltre 2000 km.
Il percorso molto vario, immersi nella natura di questi paesi, e, soprattutto tanta montagna .

Qui abbiamo trovato anche molta neve in certi punti, segnalati sulle cartine e/o roadbook per chi lo usava.
Un sera alcuni hanno abbandonato le moto nella neve, hanno chiamato l’organizzazione che li ha prelevati mentre le moto sono state recuperate il giorno seguente.
Io ho navigato solo con la traccia GPS sul mio Garmin, come pure Klaus Kinigardner con cui ho condiviso buona parte del raid.
Alcuni hanno utilizzato sia il GPS che il roadbook.
Il percorso è stato mediamente scorrevole, no hard enduro, ma, viste le condizioni meteo, molto guidato.
Di tutto. Terra rossa, nera, gialla, verde(!), sassi, fiumi da guadare, ponti in legno precari, sponde in salita ed in discesa, pratoni immensi, insomma una goduria. Il meteo molto variabile, anche tanta pioggia a complicare le cose, poi sole matemperature che in quota restavano “bassine”.
Il percorso prevedeva la possibilità di “uscire”  sull’asfalto, una valida alterativa per chi era stanco o in difficoltà.
Io l’asfalto fuori dalla traccia principale l’ho utilizzato, come quasi tutti noi, solo la mattina dopo il tappone più lungo dove abbiamo incontrato ancora neve ( alcuni sono arrivati quella sera a notte inoltrata).
Il totale dell’asfalto sulla traccia principale rappresentava circa un 20-25% del totale, piacevoli stradine secondarie, dove comunque dovevi prestare attenzione.
In totale in moto ogni giorno 7/8 ore, con una media di 40 km/h. Zone poco abitate, piccoli villaggi e case sparse.
Ma soprattutto tanti, tanti cimiteri in Serbia e Bosnia, quasi tutte croci in marmo nero, impressionante!
Il ricordo della guerra anche su una carrareccia che attraversava un fitto bosco di montagna: cartelli rossi con scritto PERICOLO MINE!!
Non era stato bonificato, probabilmente impossibile farlo.
I confini: tanti, lenti, non ero più abituato.
Obbligatorio il libretto ed assicurazioni solo in originale, no fotocopie. Ogni sera obbligatorio partecipare al breafing con le informazioni sulla tappa del giorno dopo.

Gli alberghi sempre molto grandi a 3/4 stelle, confortevoli, ci permettevano di stare tutti assieme. Pagando un extra, sono riuscito ad avere una camera singola, è stato un buon investimento.
Cena alle 20.30 organizzata dagli stessi alberghi in stile self service.
Il pranzo, veloce ed informale, a metà giornata era ben organizzato, arrivavi e velocemente ti portavano il piatto (unico) già programmato. 

Testo: Paolo Sirza
Foto: Alessio Corradini

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