Portare il nome Africa Twin impone grosse responsabilità, si diventa eredi di una moto che per anni ha fatto la storia grazie alla sua affidabilità, eleganza e precisione meccanica di cui i giapponesi hanno sempre dato dimostrazione. Questa neonata di casa Honda ha tutte le carte in regola per portare alto questo nome? È una domanda che noi di Discovery Endual ci siamo posti, soprattutto io, in quanto orgoglioso possessore di una Africa Twin RD 03 e, grazie alla disponibilità di Honda Italia, abbiamo avuto la possibilità di dare una risposta a questo quesito.
Partendo da Verona, la moto è stata testata sull’Appennino tra Toscana, Emilia e Abruzzo, in un weekend di 1.500 km che ha permesso di farci una chiara idea su questa nuova arrivata. Per l’occasione è stato provato il modello col cambio manuale a 6 rapporti, rapido e preciso, assistito dalla frizione con anti-saltellamento; per chi volesse, però, Honda dispone anche del modello a cambio sequenziale a doppia frizione DCT (Dual Clutch Transmission) che rende il cambio marcia molto fluido senza perdita di giri del motore. Tre le possibilità di cambiata: manuale MT(Manual Transmission) che agisce sulle palette montate sul manubrio; automatico AT (Automatic Transmission) in modalità D (Drive) per la guida turistica che minimizza i consumi di carburante, e S (Sport) per una guida più dinamica e sportiva (a sua volta suddivisa in 3 step S1, S2, S3). Inoltre, sul cupolino è presente un tasto contrassegnato dalla lettera G che attiva la funzionalità per l’off road, qui la cambiata risulta più diretta e si ha un minor slittamento della frizione con il conseguente aumento di trazione della moto sui fondi sterrati.
Appena saliti in sella, la prima caratteristica che si nota è la seduta: regolabile a due altezze (850 mm o 870 mm), gambe e ginocchia avvolgono comodamente il serbatoio snello e filante che – per quanto possa incidere sull’autonomia a lungo raggio data la sua capacità di 18,8 litri – arriva a percorrere senza troppi pensieri più di 300 km.
Il primo test cui è stata sottoposta la moto è l’utilizzo urbano, nel classico traffico cittadino di una giornata lavorativa: fin dal primo chilometro il primo pensiero è stato «sembra di averla sempre guidata»! La moto ha un bilanciamento delle masse eccezionale, il che la rende molto agile tra le macchine per sgattaiolare per le vie del centro; in caso di manovra o inversioni a U sembra di maneggiare una classica moto da enduro con un centinaio di kg in meno. Gli intuitivi comandi al manubrio e un computer di bordo facile da consultare sono di una semplicità tale da non distrarsi mai dalla guida.
Da moto da viaggio qual è, ha dovuto sopportare anche un trasferimento in autostrada da Verona a Firenze, però è stato un buon modo per collaudarla anche in questo contesto. A velocità di crociera non si avverte alcuna vibrazione dovuta al motore e, nonostante il bel canto della marmitta che si sente dall’esterno (ricordiamo l’omologazione Euro 4), sorprendentemente in sella regna il silenzio, il che non è male se si devono assorbire più di 200 km di filato! Il cupolino frontale devia sufficientemente l’aria sopra al casco anche per chi, come me, è alto 1,80 metri; unico neo è il suo essere così sottile da lasciar passare troppa aria sui lati facendola battere proprio all’altezza delle spalle, il che non crea turbolenze alla moto, ma può risultare un po’ fastidioso per il pilota.
Arrivati finalmente in Toscana, si abbandona l’autostrada e inizia finalmente la danza tra le curve delle strade del Chianti per poi scendere fino al Gran Sasso. Il motore bicilindrico di quest’Africa Twin da 95CV 998cc, parallelo fronte marcia, fa della linearità di erogazione la sua peculiarità, scoprendo però due caratteri distinti. Il primo è quello con guida al di sotto dei 4000 giri, dove la moto risulta molto pacata e fluida tanto che, in caso di sorpasso, è meglio scalare per avere un po’ più di grinta. In ogni caso se dovete fare un tornante con una marcia troppo lunga, il motore vi sostiene senza problemi riprendendo i giri senza mai pistonare. Ma è dai 4000 giri che arriva il bello! La moto diventa briosa e scattante senza però allungare le braccia o mettere in difficoltà;abbinata alla sua ciclistica snella e ben bilanciata, regala un’ottima agilità di guida nei vari cambi di direzione e curve strette. I freni anteriori e posteriori Nissin garantiscono un ottimo potere frenante sempre sotto l’occhio vigile del sistema ABS di serie (disattivabile in caso di off-road). Ma come si sa, la potenza è nulla senza il controllo, troviamo quindi il sistema di controllo di trazione HSTC, (Honda Selectable Torque Control), regolabile su tre livelli per parzializzare il suo intervento sullo slittamento della ruota motrice, anche questo disinseribile a piacimento.
Il reparto sospensioni, come ormai da tradizione, è interamente marchiato Showa: all’anteriore forcella rovesciata da 45 mm completamente regolabile, al posteriore mono-ammortizzatore anch’esso coi registri per la compressione e ritorno, oltre al registro idraulico del precarico. Tutto questo offre un’ottima coesione tra l’indole off-road e il comfort per i lunghi viaggi, andando ad assorbire tutte le asperità della strada senza ripercussioni sulle braccia.
Il weekend giunge al termine, la sera della domenica permette di gustare un’ultimissima caratteristica di questa CRF1000L Africa twin, il doppio faro a LED che illumina egregiamente la strada oltre a dare un aspetto aggressivo alla linea già accattivante della moto.
Ritornando quindi alla domanda posta all’inizio dell’articolo: questa moto si merita di chiamarsi Africa twin? Senza ombra di dubbio, la risposta è Sì! Già è noto che quando Honda lancia un nuovo prodotto la qualità è alta e con questo modello hanno alzato ulteriormente l’asticella. Aver pazientato ben più di dieci anni per il suo rilancio ne è valsa la pena.
Prezzo di listino: a partire da 13.200 euro.
Tester e testo a cura di: Marco Dugato
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