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Destinazione adriatico: un giorno di Hard Endual

Complice il ponte del primo maggio, faccio appello alla mia rubrica alla ricerca di amici che, approfittando di un collare lasciato un po’ più lungo da mogli e datori di lavoro, possano cogliere la palla al balzo e provare la traccia di una variante della tirreno adriatico che parte da Grosseto ed arriva a Gabicce a mare.
Purtroppo però i vari impegni di ognuno ci portano a rimodulare la nostra uscita abbandonando l’idea di partire dall’Adriatico al fine di concludere la traversata in un giorno, una Tirreno-Adriatico senza Adriatico insomma.

Eccomi quindi la mattina del 30 Aprile a sorbirmi la trasferta asfaltata fino a Castiglion Fiorentino, pieno di dolori dovuti alla geniale idea di percorrere il giorno prima a piedi i 54 km che fanno il periplo del lago di Bolsena.
Incredibilmente la mattina non ho dolori muscolari, ma non muovo la caviglia sinistra, poco male, mi adatto a salire di marcia sollevando la leva con il tallone. Decidiamo dunque di incontrarci e partire dal paese del compianto Fabrizio Meoni  e partiamo proprio dal monumento che lo ritrae, plastico sulla sua moto a fendere l’aria; ci piace pensare che le strade che attraverseremo, furono tante volte oggetto del suo passaggio e va da sé che ci facciamo accarezzare dall’idea che, in qualche modo, ci faccia compagnia lungo il percorso.
Quando ci incontriamo, nonostante la caviglia, sono carichissimo: 3 moto con il cerchio da 21, tassellate e preparate a dovere, nessuna borsa rigida e piloti che hanno messo in conto l’eventualità di poter poggiare, senza troppi patemi d’animo, la moto in qualche pezzo di off … SI, saranno due giorni di hard endual belli divertenti…
Appena usciti dal paese iniziamo a salire lungo la nostra traccia e immediatamente ci troviamo in una mulattiera non banale, si sale su un fondo fatto di quella tipica roccia arenaria toscana sfaldata su piani inclinati, chiunque abbia girato in fuoristrada da queste parti la conosce. Poco male… è asciutto, i piloti ci sono e sanno dove mettere le ruote e questo tratto che senza esperienze avrebbe potuto richiedere delle ore e un secchio per le lacrime scorre via veloce e con divertimento estremo.
Procediamo su queste strade tra i colli aretini in direzione San Sepolcro con il sorriso sotto il casco, lungo una traccia che si rivela mai banale se non sui tratti asfaltati, le difficoltà calano solo una volta arrivati in pianura nella valle del Tevere.
Facciamo tappa a Selci-Lama dove ci incontriamo con l’ultimo componente del gruppo che viene da Imola seguito dalla moglie Cinzia in Camper, santa donna che, oltre a non ostacolare la passione del marito, ci accoglie con una crostata e ci rifocilla a dovere con una super porzione di pasta al pomodoro espressa.
Sazi e soddisfatti riprendiamo la traccia con il gruppo al completo, e lo facciamo in grande stile!! Si risale in alto alternando salite belle impegnative, qualche fosso e strade bianche più scorrevoli.
Un tratto di pietre smosse in salita  mette a dura prova i mezzi ed i polsi del gruppo, ci scappa anche qualche caduta ma con un po’ d’aiuto tutto si supera egregiamente.
I chilometri scorrono sotto i tasselli fino a “Belforte all’Isauro”, quando una foratura ci costringe ad una sosta fuori programma. Cacciagomme alla mano e improperi sulla lingua, Ci adoperiamo a sostituire la camera d’aria, un lavoraccio con le Mitas rigide oltre il pensiero, ma come dice Vale “che due giorni è se non buchi”! La pratica viene svolta con una quarantina di minuti, non un tempo dakariano certo, ma non siamo mica in speciale!
Riprendiamo per l’ultimo tratto che ci da la mazzata finale, i chilometri cominciano a farsi sentire quando entriamo in un sottobosco a fondo argilloso… eh eh eh….

Pozze di argilla che inghiottono i piedi e non vogliono più lasciarteli, immaginate in questo ambiente i vacconi da 200kg quanto si sentano a proprio agio, pochi chilometri che esauriscono le energie rimaste e quando riprendiamo a Tavullia l’asfalto, che praticamente non toccavamo da Selci, è tutto un trasferimento fino a Castelmezzo. Qui sull’Adriatico Vale torna da sua moglie Cinzia che lo aspetta in camper con grande pazienza e con un sorrisone pieno d’amore stampato sulle labbra, noi tre invece andiamo al BeB dove la proprietaria quando ci vede arrivare, carichi di fango. Prova a metterci a nostro agio dicendo la fatidica frase “ no tranquilli non fa nulla” ma i suoi occhi parlano per lei.
Siamo a cena, domani pioverà, costringendomi ad un ritorno asfaltato, ma poco importa: siamo qui a mangiare su uno splendido belvedere a picco sul mare, tra amici, dopo una traversata che sognavo da tempo. Domani pioverà guastandoci il ritorno, ma il sorriso che mi porto a casa non si laverà certo con quattro gocce.

Testo e foto: Dario Lupini

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