Accettereste l’invito per una conferenza stampa con SAM Sunderland?
Ci siamo precipitati a Bergamo per incontrarlo e dietro la faccia da bravo ragazzo ed un fisico apparentemente esile abbiamo scovato un pilota appassionato e professionale quanto folle.
Seduto ad un tavolo di cristallo, con il trofeo della Dakar 2022 da un lato ed il suo casco da gara Airoh dall’altro, ci ha accolti con un sorriso e con gli occhi pieni di gioia.
Ha raccontato delle fatiche, degli sforzi e dei sacrifici che non durano solo un anno (da gara a gara) ma da tutta una vita.
Classe 1989, Inglese, pilota KTM (oggi GASGAS) dal 2015 si è addentrato nella spiegazione di molti dettagli tecnici, senza mai elemosinare anche la sua opinione personale e, soprattutto, ha mantenuto un linguaggio amichevole.
Sommerso dalle domande ufficiali dei giornalisti si destreggia con tranquillità fino al momento del coffe break. In questa situazione di relax io mi sento più a mio agio, mi avvicino e gli piazzo alcune domande più rilassate:
- Qual’è la domanda più insopportabile che ti hanno fatto?
“quando a pochi giorni dalla fine della Dakar, mi chiesero se ero contento che stavo per …..” e non finisce la frase ma mi guarda negli occhi con uno sguardo eloquentemente seccato e superstizioso. Annuisco e lui sorridente mi chiede, “perchè questa domanda?”
Rido e gli dico che io sono una viaggiatrice, che so poco di interviste e so solo che odio quando mi chiedono “qual è il luogo più bello che tu abbia mai visto?” una risata ci unisce ed impietosa gli piazzo la seconda domanda.
- Come va il nuovo telaio?
“Bene. Quando andiamo in cortile vuoi provarla?”
Per eccesso di zelo rispondo repentinamente ”no no..non oserei”
E lui mi piazza in mano il trofeo della Dakar e mi dice “è pesante. Le vittorie pesano. Portano con sé le fatiche di anni di preparazione” - Differenza tra navigazione in Sud America e negli Emirati?
“il calore della gente. Il pubblico era parte della gara. Eri sommerso, applaudito, accolto, aiutato. Emozioni che normalmente in una gara non provi e negli Emirati ancor meno”
- Cosa ne pensi del road book digitale per moto, che quest’anno è già stato usato per le auto?
“Non l’ho ancora provato ma mi fa paura” Lo interrompo e gli dico “ti comprendo. In viaggio con un cacciavite ed una pinza posso riparare un guasto meccanico ma elettronico?”
Ormai ci siamo capiti e mi dice ”vieni..andiamo in galleria del vento”!
Assieme a tutti i giornalisti scendiamo in produzione: siamo dentro la fabbrica di Airoh, suo sponsor. Passiamo per il reparto test: impatto, caduta, strappo, sfregamento. Tutto viene controllato per ogni nuovo prodotto. I test vengono fatti direttamente dai tecnici per avere una visione immediata senza intermediari: ci spiega Antonio Locatelli patron di Airoh.
Arriviamo alla galleria del vento studiata per perfezionare l’aereodinamica dei caschi. Sam Sunderland entra e mi fa cennno di entrare. Chiedo se posso ed Antonio mi dice “certo ma non so se il tuo parrucchiere ne sarà felice” Entro, tanto io dal parrucchiere non ci vado mai.
L’aria inizia a soffiare 110 Km orari e si sente la differenza dell’impatto sulla mia mano a seconda se la posizioni di lato al casco o dietro. Saliamo a 120 Km/h poi a 130.. a 140 inizio a sentire le mie orecchie fischiare. Sam si tiene il cappellino Red Bull. 150 la maglia inizia a sollevarsi ed i piedi non tengono la spinta. Ci attacchiamo uno all’altro e siamo a 160 Km/h. 170 ed iniziamo a scivolare verso il condotto di uscita: per fortuna c’è una griglia. 180 Km/h e ci sentiamo letteralmente sollevare. Per fortuna tutto lentamente rallenta. Gli occhi lacrimano per il vento e per le risate. Sam è un bambino felice, e devo ammettere che anche Antonio ed io siamo parecchio allegri.
Torniamo verso la zona di lavoro dove banchi ben illuminati da una luce calda, e dolce, ci mostrano le varie fasi di montaggio dei caschi: dall’inserimento delle imbottiture alle plastiche di rifinitura.
Il padrone di casa, Antonio Locatelli, con il sorriso di chi sa cosa sta per accadere solleva una sacca porta casco.
Piazza una gentile spallata a Sam ed estrae un casco oro, nero e sabbia, con riportatte le vittorie alla dakar 2017 – 2022. Un casco celebrativo.
Ma… il casco ha solo la calotta. Antonio accompagna Sam ai banchi di assemblaggio, gli mette un grembiule da lavoro ed esclama: “ora te lo assembli da solo”
Sam non si tira indietro e mentre assembla ci racconta di quanto sia stato difficile il giorno 4: la rottura dei freni, la caduta, la polvere, le auto che lo passavano, e la fatica che ingigantiva la disperazione: “non si può gettare un anno così, non ci sono solo i miei sacrifici, ci sono anche quelli dei meccanici, del team, degli sponsor… non si può gettare una gara così”.
Sunderland si incespica e Antonio prende il suo posto e con fare sicuro monta le imbottiture per lui che emozionato continua il racconto della tappa 4.
Affascinante vedere un imprenditore che sa fare anche il lavoro degli operai. Le sue mani ed il suo sguardo si muovono rapidamente. Il casco prende forma e tra poco prenderà anche un significato molto particolare.
Antonio Locatelli chiede a Sam se vuole incidere qualche cosa in più sul casco.
Sunderland non esita: “Day 4. Never give up” “giorno 4. Mai arrendersi”
Testo: Miriam Orlandi