50 anni tondi tondi!
Ora va bene che ogni ragione è buona per salire in moto, ma se un amico compie il fatidico giro di boa, regalarsi un viaggio degno di questa meta è il meno che si possa fare.
Era l’agosto dello scorso anno quando l’idea di questa vacanza in moto entrava nelle nostre menti.
Tornavamo da qualche giorno trascorso sulle vie militari del Piemonte e per strada Andrea ci disse:
Oh, io il prossimo anno faccio 50 anni, ‘ndo ‘namo?
Come tante idee, anche questa, lì per lì, è finita come una battuta. Eppure il tarlo ha iniziato a scavare, lasciando che l’ipotesi prendesse fuoco dentro ognuno di noi, compici YouTube e il lockdown invernale
Serviva un viaggio simbolo, rigorosamente in fuoristrada e meglio se all’estero
Apparentemente una scelta difficile, tuttavia puntare tutto su una delle grandi traversate europee è stato semplice e la Transpirenaica, dal Mediterraneo all’Atlantico, è stata una “soluzione” quasi naturale!
Ad aiutarci in questa avventura, anzi a guidarci, è stato Andrea “Fast” Scaramuzza (“quello di Monsterrato”): un amico conosciuto qualche anno fa e oggi trapiantato in Spagna.
Noi nasciamo enduristi non viaggiatori, nonostante una bella fetta di esperienza maturata negli ultimi anni.
La vigilia della partenza, quindi, ci fa sempre salire l’adrenalina, alimentata dal non capirci troppo tra greenpass e tamponi, specialmente se, durante la preparazione dell’itinerario, il lavoro “ruba” intere giornate e anche le notti.
Insomma, l’incubo è di vedere partire la nave da Civitavecchia senza di noi
Per fortuna non è così, e in un rovente finale di giugno ci ritroviamo sul ponte del traghetto, tutti e tre, a sognare i giorni che ci aspettano e a prenderci in giro perché il sottoscritto, a 6km da casa, ha rischiato di far saltare la traversata a tutti, grazie a una foratura su asfalto.
Dopo una tale sventura pensi che il debito con la sfortuna sia sanato no? No, invece, ma ad aver saputo come la sorte si sarebbe riaffacciata sul nostro viaggio, su quel ponte ve lo giuro avremmo riso ancora di più.
Dopo lo sbarco in terra spagnola, la mattina della partenza siamo elettrici
Partiamo da Empuriabrava e, in breve tempo, raggiungiamo le montagne che “scaliamo” lungo uno stradone veloce tra i pini, una curva dietro l’altra guadagniamo quota fin quando negli interfoni risuona la voce di Andrea che dice:
oh la moto c’ha dei problemi fermatevi, trascina, fa rumore fermatevi!
Eccola la sfortuna che si riaffaccia… la ruota posteriore non ha più il dado e Andrea giura che sia stata la iella in persona ad averglielo svitato, anche perché lui giura con la stessa sicurezza di averlo serrato bene!
Tra giuri e spergiuri, però, la situazione è questa: abbiamo percorso 40km, ce ne mancano 1200 per arrivare all’Atlantico, 2000 per tornare a casa e una moto non ha più il dado della ruota perso 4-5km prima.
In questi casi o ti metti piangere o ti metti a ridere e tiri fuori gli attrezzi
È così che ridendo, grazie a fascette di plastica (sante come sempre), fascette d’acciaio, tutta la minuteria varia che avevamo nonché una buona dose di fantasia rimettiamo “in ordine” la ruota con la speranza che resista fino a quando non troveremo un dado vero… già: ma quando?
Ripartiamo e la modifica tiene, proseguiamo un centinaio di km fin quando Andrea si accorge di aver lasciato la giacca in albergo alla partenza… abbiamo macinato 150km ce ne mancano 1950… capite?
Noi capiamo tutto all’arrivo del primo giorno…
La tradizione della Transpirenaica vuole che alla partenza venga raccolta un po’ d’acqua del Mediterraneo per riversarla nell’Atlantico all’arrivo, pena ogni tipo di disavventura e malasorte.
Noi abbiamo diligentemente prelevato l’acqua del Mediterraneo però, all’arrivo in albergo la prima sera, ci accorgiamo di essere tutti e tre a secco! I contenitori utilizzati hanno perso il prezioso liquido e ora viaggeremo con la sfiga tatuata sulle spalle.
Bene ma non benissimo!
Il secondo giorno prima di partire reperiamo il dado per Andrea in un’officina locale iperdisponibile e partiamo alla volta di quello che sarà sicuramente uno dei momenti “top” del viaggio, e così è stato.
La sfortuna sembra essersi dimenticata di noi
e la salita al Pic Negre, nel principato di Andorra, è stata “da paura”.
In cima a questa montagna i contrasti della sabbia nera e dell’erba verdissima riempiono gli occhi, il paesaggio dalla cima (con vista a 360 gradi) ci mette il resto e la visita alla “furgoneta” è d’obbligo!
La furgoneta è un Volswagen T1 abbandonato da trent’anni in cima al Pic Negre, meta di tanti visitatori e simbolo della zona. Qui indugiamo per le foto di rito su questo mezzo e per fortuna, visto che di lì a pochi giorni, qualche imbecille ubriaco ha visto bene di distruggerlo tanto per passare del tempo.
Il viaggio prosegue per il principato di Andorra da cui parte il terzo giorno, il più bello di tutti!
250km di fuoristrada praticamente totale iniziati con la ribattezzata “Tramp Road”; non un omaggio all’ex presidente USA, ma il nome giusto per una strada di 20km in cui gli scoli dell’acqua sono perfetti trampolini per staccare le ruote da terra ogni 50 metri e far crescere il sorriso sotto il casco.
Poco prima del pranzo saliamo per una valle incontaminata in cui abbiamo “perso” un tempo indefinito per scattare foto in ogni dove e, dopo mangiato, entriamo per in un vallone che richiama la Val Argentera del Piemonte, ma se possibile ancora più bella!
Dopo chilometri e chilometri di off, arriviamo sulle piste da sci e scendiamo a valle per risalire per un passo pirenaico da paura che ci porterà a Viella: tornanti a non finire tra sassi bianchi ed erba, ma passati sull’altro versante i colori cambiano e l’erba divide il panorama dal nero intenso dell’ardesia.
Bellissimo!
Gli ultimi due giorni della Transpirenaica per me sono da incubo: tra febbre e un virus intestinale ricordo davvero poco ma, davanti all’Atlantico, dopo cinque giorni e 1200km iniziati con la scalogna a scortarci da vicino, posso solo che raccogliere le energie e godermi il momento, abbracciato a Stefano e Andrea: due compagni fissi di sventure, aspettando il prossimo compleanno per ripartire…
avete da suggerirci una meta?
Testo e foto: Dario Lupini