Il Transitalia Marathon è da sempre considerato una delle migliori manifestazioni adventouring ed esperienze offroad che si possano fare, poiché permette di rivivere l’atmosfera dei grandi rally del passato unita alla passione della vera avventura in moto.
Noi ci siamo stati anche quest’anno, e anche quest’anno è stato proprio così!
Da lunedì 28 settembre a sabato 3 ottobre si è svolta la sesta edizione: le prime due giornate dedicate interamente all’accoglienza dei partecipanti provenienti da tutta Europa mentre, nei successivi quattro giorni, si è navigato con roadbook o gps su splendidi itinerari fuoristradistici che hanno attraversato parte dell’Italia centrale.
La partenza era prevista a Rimini e l’arrivo a L’Aquila
Come da tradizione, nella città romagnola è stato allestito un village accogliente e pieno di attrazioni, ove ogni appassionato ha potuto sentirsi a casa.
Oltre alle moto dei partecipanti esposte a seguito delle verifiche tecniche, diversi i brand presenti: tutti partner dell’evento. Tra questi, Forma Boots che, nel proprio stand, ospitava (cosa graditissima da tutti!) Alessandro Botturi e la sua Yamaha 450 da rally, con cui ha corso l’ultima edizione della Africa Eco Race.
Anche Enduristan, che esponeva i suoi prodotti tecnici utili per viaggiare in fuoristrada. MST ha concesso di rimirare quelle splendide moto da rally che fanno sognare la Dakar e KTM, invece, le sue maxi enduro.
Anche Continental, tra i supporter, con un servizio in più: la possibilità, per i partecipanti, di iniziare al meglio la propria avventura sostituendo il proprio treno di gomme con delle ottime TKC80.
L’esperienza del village si è conclusa martedì, culminando con il briefing dell’organizzatore (Mirco Urbinati) e con una buonissima cena tipica di queste località marittime, durante la quale i motociclisti hanno socializzato, iniziando a conoscersi e trascorrendo un buon momento in compagnia, nel rispetto delle precauzioni richieste in questo 2020 su cui lo staff del TM ha sempre garantito.
Come sfondo alle prime due giornate il mare di Rimini, la musica e gli stand gastronomici
Le tappe
L’indomani il viaggio è iniziato con la partenza di Roberto Boano, leggenda del rally, che con il numero uno sulla tabella della sua Africa Twin, ha dato il via alle danze! A seguire, in gruppi da tre, il resto della carovana.
La prima tappa da Rimini a San Sepolcro si è rivelata veloce e scorrevole: abbiamo percorso quasi 400km, la maggior parte in offroad, lungo un percorso piacevole, quasi di riscaldamento essendo soltanto il primo giorno. I tratti in fuoristrada infatti si sono rivelati facili e alla portata di tutti, a parte qualche piccola tratta fangosa a causa delle forti piogge dei giorni precedenti che, però, hanno reso il tutto un pizzico più adrenalinico.
La seconda ci ha condotti a ovest, per poi tagliare verso sud e iniziare la discesa lungo lo stivale. Da Sanspolcro si ha avuto accesso alla Tuscia, attraversando borghi incantati come Anghiari o Cortona.
Dopo aver sfiorato il lago Trasimeno, le cui rive tante volte sono state protagoniste del Transitalia, Mirco ha voluto regalare ai tanti stranieri presenti le cartoline della val d’Orcia facendo sponda a Radicofani per poi tornare in Umbria attraverso i monti Rufeno e Peglia e fermarsi a Todi, eletto a furor di popolo il più bel fine tappa di questa edizione e di certo tra i più belli di sempre.
La piazza di Todi è qualcosa di meraviglioso: credo che chiunque vi approdi per la prima volta ne conservi un ricordo indelebile. Come, del resto, il ricordo del “tempio della consolazione” davanti al quale gli sbandieratori e i tamburini locali hanno dato spettacolo proprio per noi.
Gli ultimi due giorni
La terza giornata lasciava le bianche strade larghe, agevoli e collinari della Toscana per entrare nel vivo dei terreni umbri. Tappa impegnativa quella che, da Todi, ha guidato a Cascia su tanto fuoristrada tracciato che ripercorre va alcuni dei tratti cult del triangolo Massa Martana-Nocera Umbra-Cascia. Una triangolazione che aveva già scaldato i cuori dei partecipanti durante le precedenti edizioni.
Last but not least: l’ultima tappa non è mai banale. Gioca sempre un ruolo fondamentale la stanchezza di uomini e mezzi, il percorso sempre molto “appenninico” e quest’anno anche un meteo che minacciava acqua in giornata e che comunque aveva appesantito il terreno nei giorni precedenti.
Dopo un Cascia-Leonessa per la direttrice principale, il percorso si è districato tra laghetti e altopiani nascosti, lasciando nel cuore degli appassionati la sempre bellissima strada romana di Pizzoli più una new entry incredibile: la bellissima scalata che da Arischia – con i suoi mille tornanti ghiaiosi – ha regalato ai motociclisti l’ultimo brivido, l’ultima emozione prima della discesa a L’Aquila per l’arrivo finale.
Quello fatto di foto, di pacche sulle spalle, di abbracci ma, soprattutto, di arrivederci alle settima edizione!
Testo: Dario Lupini e Filippo Pataro
Foto: Filippo Pataro e Dario Lupini