Ciao, sono Alessandro e non viaggio da sei mesi.
Durante il lockdown, abbiamo chiacchierato con tante persone. Imprenditori, piloti e anche qualche moto viaggiatore. Lui, è Alessandro e, con un tempismo perfetto, ha portato a casa una nuova moto da spedire in sud America…
In questi giorni pieni di statistiche, di morti, di grafici e di incertezza, il mio sogno è ancora vivo, ma i miei piani sono totalmente sfumati.
La situazione è delicata, però la voglia di tornare a scoprire il mondo non si è ancora affievolita e, a dispetto di tutti i pronostici, so che troverò il modo per realizzare il mio desidero.
La mia ultima avventura mi ha condotto nella Turchia occidentale in moto, viaggio durante il quale la consapevolezza, forse l’esigenza, di realizzare il mio dream trip si è rinsaldata.
L’idea di tornare a percorrere un nuovo pezzo di mondo in moto si era insinuata, così come l’ipotetica data: settembre 2020. Da un lato sembrava molto lontana, dall’altro quasi una rassicurazione. Di quelle che ci diamo per placare il caos al nostro interno (come fosse una di quelle cose che ci ripromettiamo di fare “la prossima estate”. “il prossimo inverno”…).
Non appena rientrato in patria sapevo di non avere scuse né tempo da perdere. Dovevo cominciare a pianificare e organizzare seriamente sia l’aspetto pratico che quello burocratico, senza lasciarmi distrarre dai panorami che avrei visto o dal trekking che avrei fatto.
Se il treno passa una volta sola, questa era la mia seconda chance e non potevo perderlo nuovamente. La prima occasione era sfumata all’età di ventitré anni: adesso i binari puntavano il sud America.
Un anno in solitaria per solcare i luoghi che avevo già assaporato attraverso letture e studi, pregustando l’attraversamento di quei luoghi al mio ritmo e alle mie condizioni.
Muoversi da soli potrebbe sembrare egoistico, tuttavia spesso è la maniera migliore per gioire e apprezzare veramente un’esperienza, senza che questa venga corrotta da attriti o da incomprensioni o divergenza alcuna.
La moto
A gennaio mi sono messo alla ricerca di una nuova moto. Per anni ho vagabondato in sella a un Transalp 650, per l’Europa, il nord Africa e la Turchia.
Eppure, nuova esperienza, nuovo mezzo: desideravo qualcosa che mi migliorasse la vita, permettendomi di viaggiare con il cuore e con la testa più “leggeri”.
Leggeri come il CRF 250 che, casualmente, avevo scoperto tra li numerosi annunci.
Durante gli ultimi anni in me si era instillata una filosofia molto minimalista che ha trasformato la mia attrezzatura, il mio stile di viaggio e poi anche la mia vita.
“Vivere con meno per poter vivere meglio”
A Febbraio avevo già la Honda a casa, conscio della lotta contro il tempo che mi imponeva di prepararla il prima possibile, dovendola spedire in Cile durante l’estate e ansioso di testarla per accertarmi che tutte le innumerevoli modifiche che le avrei fatto funzionassero.
Ho trascorso un intero mese pieno di dedizione, smontando e rimontando, costruendo, modificando e acquistando pezzi di ricambio in perenne stato di euforia e di stress pur di trovare la soluzione ottimale.
Il tutto in preda a quella situazione emotiva che pervade noi viaggiatori quando, a dispetto dei mesi che ci separeranno dall’ora x, siamo ormai consci di essere prossimi al viaggio.
Si tratta una percezione, di una sensazione ardua da spiegare, ma che potrei tradurre – in maniera riduttiva – nella gioia che ne deriverà
Il lockdown
A un certo punto, tuttavia, il virus ha fatto capolino.
La chiusura totale è stata repentina con le conseguenze ormai note. Ho sperato fosse transitoria, come tutti, il che sarebbe equivalso a definirlo un “problema” di poco conto. Invece la situazione italiana varcava i confini e, dal sogno che stava per diventare realtà, quel sogno è tornato in un cassetto limitandomi ad aiutare gli amici motociclisti sparpagliati nel rientrare a casa.
La cura e la frenesia che mi avevano accompagnato fino a quel momento hanno ceduto il posto alla presa di coscienza: non avrei solcato l’oceano tanto in fretta, quindi la volontà di compulsare cartine e disbrigare pratiche burocratiche, era totalmente crollata.
A proposito della vocina per calmare il caos interiore… per placarla, ho deciso non di annullare bensì di posticipare il viaggio. Non so se riuscirò a tenere fede a quella data, ma mi piace pensare di avere qualcosa di concreto per le mani e, un giorno e un mese, sono a oggi l’unica concretezza che possa avere!
Riflessioni
Questa pandemia mi ha indotto a riflettere molto. Anche sulla nuova definizione di viaggio che potrebbe derivarne. Sicuramente il post Covid-19 lascerà qualche strascico, così come fu in seguito all’11 settembre.
Né io né gli amici traveller con cui ho parlato abbiamo raggiunto una conclusione: probabilmente potremo tirare le somme solo tra un decennio, almeno.
Chissà se la paura del diverso, dell’estraneo renderà più arduo lo scambio di culture.
Se la socializzazione con altre popolazioni verrà contaminata dal timore, scardinando quell’aurea di portatore di notizie che, solitamente, accompagna un viaggiatore.
La preoccupazione indubbiamente non riguarda solo il nostro egoistico bisogno di girovagare: la volontà di andare in vacanza è comune e l’impatto di un evento così nuovo per noi, sarà ancora da comprendere.
Il tempo libero mi ha reso anche un po’ più introspettivo: penso retroattivamente alle esperienze pregresse, soffermandomi su ciò che ho sbagliato, non senza qualche rimpianto.
Rimpianti dovuti principalmente alla pigrizia o a un legame eccessivo alla moto e a certe dinamiche che mi hanno impedito di vivere appieno l’avventura.
Così, ne approfitto per interiorizzare, anche digerire taluni episodi, applicando quelle piccole grandi lezioni che ho appreso on the go o che ho sviluppato rivedendo il tutto come un film. Quasi un debriefing, che mi porti a liberare la mente e a liberarmi dalle cattive abitudini.
Che, beninteso, riguardano in primis la vita quotidiana! Posso crescere come persona e come viaggiatore solo spronando il mio “io” odierno, per un novo Ale futuro, che sia all’altezza del proprio sogno.
Perché viaggiare?
Si dice spesso che il viaggi inizia prima della partenza. Inizia già immaginandolo… così è accaduto con questo.
Se ci penso, riesco anche a collocarlo nel tempo: sette anni fa. Rigorosamente da solo, da quel dì, ho puntato verso Slovenia e Croazia. Ho scoperto i Balcani occidentali e mi sono spinto anche fin su in Scandinavia e poi nei Carpazi. Lasciando il vecchio continente mi sono infine diretto in nord Africa, alla scoperta di Marocco e Turchia.
Non solo strada, dato che ho sfruttato tanti km anche per imparare a guidare off-road, ma ho anche approfittato delle soste per dedicarmi ad altre passioni: il trekking, le ferrate, le escursioni in kayak, i documentari visti e girati… senza tralasciare le persone che hanno dato colore al tutto.
E quindi?
E quindi sono triste, certo. Per me e non solo, certo. Perché la sofferenza è forte e probabilmente eravamo impreparati e boriosi.
Eppure l’aereo decolla controvento: senza tristezza non si potrebbe apprezzare la felicità.
Il mio viaggio è saltato, riempiendomi di rabbia e di frustrazione, ma posso ancora ringraziare per quelli già fatti… E voglio esortare tutti a fare lo stesso.
Abbuffiamoci di ciò che ci viene donato. Abbiamo il diritto di soffrire e di arrabbiarci, però abbiamo ancora la possibilità di sognare e di sperare.
Lamps
Testo: Alessandro Forni, Valentina Bertelli
Foto: Alessandro Forni (Born to be free)