RALLY DELL’UMBRIA 2023

Iniziare questo articolo non è certo la cosa più facile del mondo, quando ancora rimbalzano nei pensieri tutti i meravigliosi panorami visti e più che scrivere vorresti saltare in sella e rifare tutto da capo.

Bello, lo rifacciamo?

Allora proviamo a fare un po’ di ordine, iniziando a parlare di una identità solida, di chi stiamo parlando, chi c’è dietro la regia di un evento indiscutibilmente riuscito.

Gli albori del Motoclub Umbria affondano le proprie radici nel 1999,giusto prima di affacciarsi al nuovo millennio.

Il club vanta una esperienza ultraventennale nell’organizzazione di eventi motoristici, cominciando da quelli competitivi sia a livello nazionale (rally e motorally) che internazionale (gestione di una tappa del Campionato Europeo Raid Tout Terrain nel 2002) per poi dedicarsi ufficialmente, dal 2018, a quelli “adventouring”.

Proprio da tale data, infatti, l’impegno del gruppo è dedicato totalmente al Rally dell’Umbria, un evento di natura esclusivamente “turistica”, con il preciso intento di “condividere” e di portare i partecipanti a scoprire i paesi e le meraviglie naturalistiche di cui il territorio umbro è ricco.

Coadiuvato dalle Proloco locali e con il patrocinio della Regione Umbria e dei Comuni interessati, il club denota un lavoro certosino nell’organizzazione, curando i minimi dettagli e lasciando trasparire la volontà di non volere creare un evento motociclistico troppo mondano, bensì di aspirare a creare una “finestra” affacciata sulle bellezze del territorio.

Vediamo quale è stato il menù di queste tre intense giornate di Rally

Nella prima giornata di venerdì 21 aprile si dà ufficialmente il via alla manifestazione con un percorso di 220 km totali.

Una prima parte molto panoramica con il Lago Trasimeno a far da cornice, fino a raggiungere l’imponente Rocca di Pierle. Da qui la prima scelta “facile/difficile” che prevede un passaggio un po’ più impegnativo in discesa, sconsigliato a chi non ha particolare dimestichezza con la guida in fuoristrada tecnico, con un occhio in particolare rivolto alle moto grosse e pesanti.

Nell’arco delle tre giornate sono sempre previsti alcuni tratti più impervi, ma sempre bypassabili con varianti facili. Per questo è molto importante leggere il dettagliato briefing di giornata per essere preparati e poter scegliere in base alle proprie capacità.

Successivamente il percorso si snoda nelle vallate dell’Alta Valle del Tevere fino a raggiungere il borgo di Volterrano, accolti per la merenda dalla locale Proloco.

La seconda metà giro si immerge in boschi di castagni secolari, poi un’altra variante facile/difficile facoltativa, seguita da un rapido e agevole percorso di rientro a Perugia.

La seconda è la tappa più lunga, con ben 280 km da percorrere

Subito nei primi venti chilometri troviamo la prima variante tecnica con una mulattiera a salire con pietre e gradini che, come già precedentemente detto, può essere evitata scegliendo la variante facile.

Successivamente lunghi sterrati sinuosi e rilassanti ci portano a transitare nell’altopiano di Colfiorito, dove la cosa più difficile è non distrarsi troppo alla guida tra questi paesaggi da cartolina.

Una costante e panoramicissima salita ci induce a scalare i 1.404 mt del Monte Tolagna, dove non una pista, ma un immenso tappeto verde ci porta ad affacciarci sul meraviglioso contesto dei Monti Sibillini ancora innevati, di una bellezza destabilizzante.

Una chicca il piccolo borgo fantasma di Peneggi che si incontra lungo il percorso dopo appena 20 chilometri dopo aver abbandonato la cima di Monte Tolagna. Riporto da briefing:

Difficile dire se esiste un luogo più sperduto di Peneggi tra le montagne dell’Umbria, inutile cercarlo col navigatore, Google Maps non lo conosce mica.

Se non bastasse la bellezza dei panorami e delle piste percorse, questo è sicuramente un valore aggiunto inestimabile di questi giri che ci portano a scoprire luoghi dispersi o dimenticati, altrimenti difficili se non impossibili da visitare diversamente.

Dall’alto del suo sperone roccioso Cerreto di Spoleto, incantevole, sarà la cornice della pausa merenda, con la locale Proloco a servire gustosi prodotti del territorio.

Un privilegio la traccia che ci porta a transitare tra i vicoli di Cerreto prima di lasciarcela alle spalle e intraprendere la seconda parte del giro.

In questa seconda parte è possibile effettuare un taglio deciso di percorso, ma se non siamo a litigare con il cronometro vale la pena assaporare ogni metro di traccia (od ogni nota di roadbook).

Ciliegina finale di giornata la panoramica salita a Monte Subasio, con la luce dorata del tardo pomeriggio e una vista sulla Valle Umbra da togliere il fiato.

A Rocca Sant’Angelo l’arco di arrivo ci attende, insieme all’aperitivo allestito dal Moto Club Jarno Saarinen, talmente ricco da somigliare più a una cena.

Terza e ultima tappa, la più semplice ma non meno affascinante, con i suoi 142 km tutti da scoprire

Lunghi e piacevoli sterrati scorrevoli, quasi sognanti, per citare le parole dell’organizzazione.

Il paesino di Brufa accoglie la carovana di centauri già dopo i primi 16 chilometri con la ricca colazione allestita dalla Proloco locale.

La traccia ci porta a incrociare nel nostro percorso i resti dell’antico municipio romano di Urvinum Hortense, censito dai I Luoghi del Cuore del Fondo Ambiente FAI, per poi proseguire addentrandosi nel territorio spoletino e aggirando Monte Martano.

In conclusione del giro una ultima variante facoltativa ci permette di scegliere se affrontare quello che per la storia del Moto Club è il celebre “fosso di Collazzone”, sede di varie edizioni del “Gran Trofeo del Fango”. 

Qui in caso di pioggia la strada viene spesso allagata dal vicino torrente Saragano rendendo molto difficile il transito, se non una vera trappola. La giornata soleggiata spinge la nostra curiosità a tentare la via del Fosso di Collazzone ignorando l’opzione facile, mentre qualche pilota lo troviamo tornare indietro in un cauto dietrofront in favore della variante.

Nulla di impossibile percorso con la giusta cautela, se non per un unico punto particolarmente più impegnativo in cui il mio Suzuki ha deciso che era il momento di riposare adagiandosi di fianco sul fango.

Un ultimo scorrevolissimo tratto di trasferimento ci accompagna alla conclusione di tappa, e delle tre giornate di questo Rally dell’Umbria, con un ingresso trionfale nel centro storico della meravigliosa Deruta, città della Majolica, che ci accoglie a festa tra gli sguardi curiosi della popolazione e dei turisti.

Qui il Moto Club Umbria insieme agli amici del Moto Club Deruta, mette in piedi un ultimo pasto, indicato come merenda, ma che è a tutti gli effetti un ottimo pranzo, da leccarsi i baffi con le specialità tipiche del territorio.

Si può dire un rally bello e “buono”?

Per quanto concerne la mia esperienza direi proprio di sì, e un inchino con tanto di levata di cappello per la magistrale organizzazione del Moto Club Umbria, che da anni mette in piedi questi eventi di notevole bellezza.

Ne è testimonianza anche la fitta partecipazione di persone provenienti da oltre confine. No, non intendo confine di regione, ma confini nazionali, con partecipanti provenienti da Germania, Francia, Spagna, Austria e Belgio che hanno approfittato di questo evento per scoprire i nostri territori in un modo unico.

Una cosa che mi lega, per quanto appena conosciuto, con il presidente del Moto Club Umbria Filippo Ceccucci, nonché ideatore e creatore del Rally dell’Umbria e disegnatore in prima persona di tutti i roadbook (disegnati a mano in maniera descrittiva) è la convinzione che partecipare ai rally “scoprendo” il percorso nota dopo nota attraverso il roadbook, sia un notevole valore aggiunto a quanto già di bello i rally offrono.

Il roadbook, rispetto alla traccia, può dare tante informazioni in più, dettagli scritti, disegnati

Sapere che il prossimo bivio è tra due, tre, cinque chilometri, ci dà la possibilità di alzare lo sguardo e ammirare il panorama senza dover tenere d’occhio continuamente una traccia.

Ma non solo! Chi non ha provato non può saperlo, ma la navigazione a roadbook è come una piccola caccia al tesoro, è trovare il percorso seguendo degli “indizi” e credetemi, quando vi trovate alla nota giusta del percorso, proprio quella lì che vi trovate disegnata davanti, il senso di soddisfazione, e anche una punta di compiacimentoverso se stessi, vi garantisco che danno una soddisfazione immensa.

Ma io non ho mai navigato, e se mi perdo che faccio?

Vi sento che vi state ponendo la domanda del secolo.

Il Motoclub Umbria, nella ferma convinzione di diffondere questo sistema di navigazione per portare più persone possibile a scoprirne il fascino, ha creato la possibilità attraverso apparati con sistema Android e una pulsantiera Bluetooth che ognuno può procurarsi in autonomia per cimentarsi nella navigazione a roadbook e, qualora proprio ci si perda e non sia possibile rimettersi nella giusta rotta, di passare alla classica navigazione a traccia e non rinunciare al giro.

Strumenti che non hanno assolutamente velleità agonistiche, ma che hanno un costo notevolmente ridotto se non dimezzato rispetto alle strumentazioni di navigazioni professionali e che con bassissimo impatto danno la possibilità di affacciarsi a questo vecchio/nuovo metodo di navigazione.

Con questo ultimo aspetto per me importante al pari del Rally stesso, concludo sperando di aver invogliato qualcuno a cimentarvisi, magari proprio nella prossima edizione del Rally dell’Umbria che si terrà dal 2 al 5 maggio 2024.

Prendete “nota”! 😉

Un saluto come sempre dalla vostra Apprendista Endurista,
Testo: Elisa Gallorini https://www.instagram.com/lizzyeighty/

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