Vivere nel bel mezzo delle Alpi significa poter godere e subire i cambi di stagione in maniera ben definita.
Anche in un periodo storico dove si parla solo della mancanza delle mezze stagioni, vi posso assicurare che per noi enduristi di montagna esistono eccome.
Solitamente vivo il mio novembre enduristico come una donna vive il periodo pre-ciclo: sono nervoso perché fa freddo, però qualche giornata potrebbe essere buona, ma potrei non aver tempo, insomma mi sento agli sgoccioli, perché so bene che poi il freddo, quello vero, arriverà e allora inizierà il mio letargo motociclistico fatto di lunghe passeggiate in garage attorno alla moto che se la dorme beatamente, promesse notturne di montare le chiodate per sfidare il ghiaccio, sciolte dal tepore mattutino del riscaldamento a pavimento.
Il giorno giusto arriva la prima settimana di novembre: un sabato azzurro pastello, con le montagne che pare abbiano usato la matita per evidenziare i propri contorni quasi a voler creare un distacco con un cielo troppo bello per essere vero. Alle 10 di mattina l’aria è fresca e mi pare di sentire già il gelo pungente alle mani… tentenno ma poi alle 11:30 mi decido: si va.
Le stagioni enduristiche sono scandite anche dall’abbigliamento: maglia d’estate, giacca in autunno, abbigliamento termico sì, abbigliamento termico no, sotto casco, scaldacollo, guanti… insomma problemi esistenziali a cui dare una data precisa è difficile ma io. da buon car engineer, ho voluto dare per lo meno un nome: novembre.
Dopo essermi preparato accendo la mia nuova TM 300 4 t 2020 e parto. La nuova moto ha ormai dieci ore d ha avuto il merito, tutt’altro che scontato, innanzi tutto di farmi cambiare idea sul 4t e poi di riappacificarmi col brand italiano dopo un esperienza col 2t non felice.
Mi trovo bene con questa moto: leggera ed equilibrata, con delle sospensioni che digeriscono tutto quello che alla vista ti parrebbe pesante come la peperonata alla mattina e un motore che….
…Beh il motore di questa TM è la sola cosa che in una giornata autunale, così incredibilmente eccelsa, riesce a farmi pensare che ci sia qualcosa di naturale anche all’interno di due fusioni di alluminio.
Ho trascorso oltre dieci anni a cavallo di 300 a miscela che, come ben sapete, hanno un bel po’ di cavalli e una schiena da paura; di conseguenza ero molto scettico su questo passaggio a parità di cilindrata ma col doppio dei tempi.
Invece eccoti qua, piccolo, rumoroso come un cucciolo di leone affamato col tuo minimo che fa rataratartarata e non pem pem pem, prontissimo ai bassi così da poterti usare sotto coppia, con una bella schiena ai medi che mi permette di scappar via dalle rogne delle mulattiere impestate, arrogante agli alti dove davvero sfoderi una potenza che ogni volta mi stupisce un po’!
Saliamo sul versante nord, tutto asciutto e complice gomma super soft sembro anche in forma.
Alla partenza mi ero posto l’obiettivo di arrivare a 1500 metri dove ho una piccola baita; fare una sosta per scaldare le mani e poi di scendere, ma una volta arrivato mi sono ritrovato molto carico e con le mani tiepide, così ho deciso di proseguire fino a 2000 metri.
Salendo ho fatto un paio di passaggi estremi che nella mia mente ottusa credevo quasi off limit per i 4t, figurarsi per le TM che sono reclamizzate come moto da fettucciato e stop e devo dire che mi sono trovato davvero bene; ci sto prendendo la mano.
L’utilizzo del gas è completamente diverso, il freno motore pur essendo lieve c’è, eppure mi sto abituando e mi diverto.
Rientrando mi fermo su di un cucuzzolo per scattare le solite foto di rito. Metto la moto sul cavalletto e mi tolgo il casco: non c’è alcuna differenza, c’era silenzio dentro il casco e c’è silenzio fuori. Mi guardo attorno e non posso far altro che sentirmi sfacciatamente fortunato: sono nato in un posto divinamente bello, sano, con delle tradizioni che hanno radici profonde, dove la terra è ancora intrisa del sudore dei nostri nonni che tanto hanno patito per creare quei terrazzamenti che oggi ospitano viti generose che regalano vino ottimo, apprezzato in tutto il mondo.
Ma mi sento ancora più fortunato perché con la passione della moto ci sono nato e mi scuseranno tutti gli amici enduristi, ma non c’è luogo al mondo più bello dove poter godere di questa bella moto.
Arrampicarsi sui sentieri impervi che usavano i contrabbandieri, i taglialegna, i contadini per arrivare in cima a qualcosa che non ha parole per descriverlo; un senso di libertà incredibile, ma anche di appartenenza, una prigione che voglio costruirmi e dalla quale non voglio evadere.
Starei qui seduto in questo prato gelato, coperto di quest’erba dura, che ci dà’ un latte incredibilmente buono e sano, per sempre a guardare le mie montagne che ho visto migliaia di volte ma che hanno sempre qualcosa di nuovo da dirmi; io la vivo così, con la mia moto che fa un gran vociare salendo ma che poi sembra zittirsi per godersi anch’essa il panorama: viene da Pesaro, è italiana come me è azzurra come questo immenso cielo.
Testo e foto: Paolo Piras