Viaggio a Capo Nord – Parte 3

– Leggi qui la prima parte del viaggio a Capo Nord

– Leggi qui la seconda parte del viaggio a Capo Nord

 

Quindicesimo giorno, 436 km da Trondheim a Sylte

Partenza un pochino tarda visto che dovevamo aspettare che aprisse il negozio dove acquistare la giacca anti-acqua per Michael; tuta presa, giallo fluo, in un materiale nuovo per noi, sembra quasi velluto, che siamo pronti a testare. Il meteo sembra quasi migliorare, anche se poi la giornata si è conclusa sotto un diluvio spaventoso, ma la tuta ha retto e quindi siamo felicissimi così.

Trasferimento di 150 km più traghetto fino a Kristiansund, dove ci siamo fermati a visitare un vecchio cantiere navale dove ancora oggi si trovano le case degli operai di allora e moltissimi attrezzi di un tempo, arrugginiti ma ancora interi.

Lasciato il porto, ci dirigiamo verso la strada atlantica che attraversiamo giusto un attimo prima che inizi a piovere. A dire il vero, la strada in sé ci ha un po’ delusi, ce la aspettavamo più lunga: in realtà il ponte “particolare” è solo uno. Lasciata la strada atlantica ci siamo diretti verso uno stabile che affumica il salmone; visto da fuori non gli avremmo dato neanche una lira, ma una volta entrati abbiamo visto come viene effettuato il processo e abbiamo assaggiato quattro tipologie diverse di pesce: uno più buono dell’altro.

Riprendiamo la strada e smette di piovere così decidiamo di proseguire ancora un po’ alla volta di Geiranger; all’improvviso ci ritroviamo sulla Trollstigenla strada dei Troll. È stato meraviglioso percorrerla senza neanche aspettarselo; strada ripida con molti tornanti che salgono sulla montagna quasi a spirale, avvolti da innumerevoli cascate che dominano le montagne tutto intorno.

Nonostante la pioggia, che rende il viaggio leggermente più difficoltoso, vedere le cascate piene di acqua che scendono a terra con la loro forza, è semplicemente spettacolare. 

Sedicesimo giorno, 390 km da Sylte a Skjolden

Sveglia presto, ore 5.30, perché abbiamo deciso di tornare indietro di qualche chilometro per vedere una caratteristica naturale della zona che ieri non abbiamo “trovato”: una gola profonda 20 metri e larga cinque in cui l’acqua scende velocissima e provoca spruzzi fantastici!

Lasciata la gola ci siamo diretti al traghetto che ci ha portato sull’altra sponda del fiordo dove, dopo alcuni tornanti in salita, siamo arrivati in cima al fiordo di Geiranger: in lontananza da un lato il paese e dall’altro la cascata delle “Sette Sorelle”, un insieme di sette cascate che scendono intersecandosi tra di loro.

Diciassette anni fa, le cascate le avevo viste dalla nave e oggi dalla terra ferma: posso confermare che la Norvegia, con i suoi fiordi, è un paese che deve essere visto a 360 gradi. Lasciato il punto panoramico ci siamo diretti verso altri, sempre più in quota; qui abbiamo iniziato a trovare freddo e acqua che piano piano si è trasformata in neve a zero gradi a un’altitudine di 1500 metri.

Qui ci sarebbe dovuta essere una delle viste più suggestive dell’intero fiordo, ma purtroppo davanti a noi solo un muro di nebbia. Abbiamo proseguito il nostro percorso verso altri punti panoramici, passando per numerose strade classificate come strade turistiche nazionali, che hanno compreso anche parecchi km in offroad in mezzo ad altissimi muri di neve.

panorami sono incredibili, ovunque ci si giri ci sono cascate; è vero, sta piovendo da giorni, ma vedere queste forze della natura piene di acqua non ha prezzo! Da ieri le strade sono molto cambiate; abbiamo iniziato a vedere salite e discese, curve strette e tornanti che, con il mare sotto, sono ancora meglio. Ultima tappa della giornata, Fjaerland dove abbiamo visto due lingue di ghiaccio arrivare fino al paese. Oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno della fredda Norvegia che ci ha costretto ad accendere i guanti riscaldati. 

https://youtu.be/hdkXTnNPiwI

Diciassettesimo giorno, 344 km da Skjolden a Grindaheim

Finalmente è tornato il sole; si parte senza le tute dell’acqua. Prima tappa il tunnel del Klimapark lungo 60 metri sotto un ghiacciaio; visita prenotata per le 10.30, quindi alle 8.30 siamo già in viaggio. Per arrivare dobbiamo salire in quota quindi un tornante dopo l’altro, arriviamo in cima ai monti dove il panorama con il sole è ancora più spettacolare.

Lasciamo la strada principale e dopo 15 km e 110 corone pagate per il passaggio, ci accorgiamo che la destinazione non è quella desiderata; ok speriamo che ci permettano di spostare la visita alle ore 12, altrimenti siamo fritti. Ci rimettiamo in sella e, dopo aver percorso una strada molto ripida, arriviamo a destinazione e in attesa della visita delle 12 ci gustiamo un the caldo e della gauffre con la marmellata.

Il tour inizia e la guida rende la visita ancora più emozionante; in quelle due ore impariamo tantissimo sulla natura che ci circonda, sul permafrost e sul cambiamento climatico. Arriviamo al tunnel che, come già detto, è lungo 60 metri ed è stato costruito in soli 6 mesi da 6/7 operai; i nostri occhi si devono abituare al buio ma, appena fatto, vediamo qualcosa di incredibilmente bello: sculture di ghiaccio e giochi di colori fantastici.

Terminata la visita, ci dirigiamo a Lom dove c’è una delle chiese in legno più grandi della Norvegia. Come tante di queste chiese, anche questa è più bella fuori che dentro: l’esterno, baciato dal sole, è magnifico e tutto intorno si sente un fortissimo profumo di legno quasi ad essere in una sauna. La nostra giornata si conclude con un po’ di offroad, 77 di puro piacere, sia per la strada sia per il panorama. Stasera torniamo anche a dormire in tenda dopo alcune notti in hytte vista la pioggia. 

Diciottesimo giorno, 325 km da Grindaheim a Bergen

Risveglio lento visto che i chilometri che ci separano da Bergen non sono molti; prima tappa la chiesa in legno di Borgund, bellissima e ancora più affascinante di quella di ieri visto che questa è rimasta esattamente come in origine. Dopo la visita proseguiamo la nostra giornata percorrendo la “strada delle nevi”, 45 chilometri di strade strette e tortuose che salgono in quota con panorami fantastici: neve, cascate e laghi ghiacciati.

Dopo parecchi chilometri siamo arrivati al punto panoramico di questa giornata, una piattaforma sospesa nel vuoto che guarda il fiordo. Il paesaggio è decisamente cambiato rispetto a qualche giorno fa; fiordi che si intervallano a vallate strette e fiumi che ci fanno compagnia mentre percorriamo le strade del sud della Norvegia che si sono fatte più strette e lente. Domani rest day a Bergen; ultimo rest day del nostro viaggio. 

Diciannovesimo giorno, rest day a Bergen

Pronti a visitare Bergen e fare un super pranzo al mercato del pesce; la giornata è grigia e uggiosa, ma i colori di Bergen sono ugualmente fantastici: passeggiare nella parte antica della città, nel quartiere anseatico, tra le moltissime casette in legno che con i colori accesi illuminano il cielo griglio è semplicemente favoloso.

La mattinata la trascorriamo tra edifici storici in attesa del pranzo al mercato del pesce; prima di gustare alcune delle prelibatezze del mercato, rimaniamo affascinati dall’enorme varietà di pesci e molluschi che ci sono: cozze giganti, ricci di mare, salmoni di tutti i tipi, granchi reali ed altri pesci enormi. Finalmente scegliamo cosa mangiare e ci facciamo portare 4 ostriche, una capasanta, un krakeball (riccio verde) e fish & chips: che dire, tutto squisito. Acquistiamo anche del sushi e del salmone per cena.

Il pomeriggio passa tra una gita in funicolare per vedere Bergen dall’alto ed una degustazione di frutti rossi nordici mangiati in bicchieri di plastica da passeggio: Bergen mi è rimasta nel cuore 17 anni fa ed oggi ha confermato la sua bellezza. Il tardo pomeriggio e la serata in campeggio sono stati abbastanza movimentati tra lavatrici ed asciugatrici; mancano solamente due giorni in Norvegia e ancora 700 chilometri da percorrere in questa favolosa terra.

Ventesimo giorno, 509 km da Bergen a Lysebotn

Pensavamo a un risveglio lento in attesa dell’apertura dell’ultima chiesa in legno che vedremo in questo viaggio, ma alle sette ci siamo catapultati fuori dalla tenda visto che alle nove danno pioggia. Nel mentre sistemiamo la tenda, il tempo sembra cambiare e ci risparmia una partenza con la tuta dell’acqua che però metteremo durante la giornata visto il cambiamento rapido del tempo.

Prima tappa chiesa in legno di Bergen che è stata spostata dopo la sua costruzione ed è stata ricostruita da alcuni decenni visto che era stata incendiata da un musicista metallaro; a differenza delle altre chiese, questa è particolare anche all’interno, con gli innumerevoli intarsi in legno chiaro.

Iniziamo ora il tragitto che ci porterà domani a Kristiansand, ultima tappa del nostro viaggio in Norvegia, dove prenderemo il traghetto per la Danimarca; oggi le nostre tappe sono di passaggio e mentre ci dirigiamo verso sud, incontriamo sul nostro percorso cascate e ponti particolari. La cascata è molto particolare visto che si può camminare dietro di esse mentre davanti a te scorrono litri e litri di acqua; per quanto riguarda il ponte invece, questo ha il record mondiale di ponte con alle estremità gallerie più lungo al mondo.

Infatti, non ci si accorge che si sta per salire su un ponte visto che a entrambe le estremità si entra in gallerie nella roccia che sboccano appunto sul ponte: opere di ingegneria favolose che si legano benissimo con il territorio che le circonda.

Ultima tappa una strada panoramica piena di tornanti, ma decidiamo di non porci obiettivi di arrivo in serata, visto che al massimo faremo il tutto domani prima di andare al traghetto. Con il ponte abbiamo lasciato i fiordi e ci siamo addentrati sulla terra ferma, mai pensando di raggiungere nuovamente i 1000 metri di altitudine: freddo, acqua, strade lente dovute ai lavori, ci hanno accompagnato per tutto il pomeriggio, facendoci assaporare il nulla più assoluto!

Ma proprio il nulla, visto che anche al momento di cercare hotel/campeggi, o non ci sono o sono pieni a causa della pioggia. Proseguiamo così tanto alla ricerca di un posto dove dormire che arriviamo alla strada panoramica: 750 e più metri di dislivello e 35 km di tornanti ci separano dal fiordo e dalla speranza di trovare un posto dove dormire (la pioggia è troppa per montare la tenda). Il mio interfono si scarica e quindi ci godiamo la strada in assoluto silenzio; nonostante la pioggia, ne è valsa la pena e alla fine della strada c’è un lunghissimo tunnel a U nella roccia. Stasera non badiamo a spese e troviamo una camera a 1600 corone; è ormai tardi per risalire e cercare un altro alloggio. 

Ventunesimo giorno, 397 km da Lysebotn a Randers

Dormita super e sveglia presto visto che alle 7.30 ci aspetta la colazione in hotel, la prima colazione non “al sacco” della vacanza. Carichiamo le moto e siamo pronti per affrontare l’ultimo giorno in Norvegia; i chilometri che ci separano dal traghetto non sono molti così possiamo prendercela con calma, godendoci e fotografando gli ultimi paesaggi di questo paese meraviglioso.

Oggi mentre si guida, le emozioni sono tantissime e spesso i nostri occhi sono lucidi: finalmente abbiamo coronato uno dei nostri sogni e ci portiamo a casa tantissime esperienze e momenti emozionanti che sicuramente resteranno per sempre nel nostro cuore e nella nostra mente.

Il traghetto, dopo un’ora di ritardo, finalmente arriva; siamo i primi a salire a bordo, ultima legatura moto e si parte.

Bye Bye Norvegia; è un arrivederci, sicuramente non un addio.

Si sbarca in Danimarca e percorriamo gli ultimi 150 chilometri per arrivare al nostro hotel che ci ospiterà per la notte. Domani ci aspetta una giornata intensa; speriamo di avvicinarci quanto più possibile al suolo italiano!

Ventiduesimo giorno, 755 km da Randers a Lipsia

Sveglia alle cinque, colazione con le ultime cose rimaste e pronti via per iniziare la nostra traversata. I primi 200 km volano lisci, un po’ di sonno, ma la musica ci tiene svegli; solita tappa dal benzinaio dopo due ore di viaggio e pronti che si riparte.

Dopo pochi chilometri purtroppo succede qualcosa che avremmo voluto non succedesse; sul cruscotto del KTM si accende la spia della batteria che ci indica che il voltaggio della stessa sta scendendo: la moto si ferma in corsia di emergenza a 500 metri dall’uscita.

Ok, chiamiamo l’assistenza che ci viene a prendere solamente quattro ore dopo e ci porta in un concessionario Kawasaki; nel mentre abbiamo sentito anche un nostro amico, ex meccanico KTM che ci dice di annusare l’olio motore e che se sa di strinato, allora vuol dire che lo statore è andato.

Anche i meccanici della concessionaria giungono alla stessa conclusione ed ecco che allora iniziamo a capire cosa fare per essere in Italia il giorno seguente: noleggio auto e rientro con auto e Ténéré, noleggio furgone con rientro di entrambe le moto sul furgone, acquisto di più batterie per andare avanti con entrambe le moto, cambiare il pezzo guasto…

Nessuna però è fattibile; i furgoni tedeschi non possono venire in Italia, gli autonoleggi stanno per chiudere, il KTM scaricherebbe le batterie in soli 80 km e il pezzo di ricambio non è disponibile in nessun concessionario / ingrosso. Iniziamo a sentire amici e parenti per raccontare la storia e vedere se qualcuno ha qualche idea; ed è così che un nostro amico ci dice:

Avete a disposizione un Ténéré, spedite i bagagli e tornate in Italia con una sola moto, al KTM ci penserete poi!

Detto fatto; i proprietari del concessionario, super disponibili ci danno scatole di cartone e scotch per dividere i bagagli e ci prenotano la spedizione; ore 18 siamo in sella al Ténéré pronti per macinare quanti più chilometri possibili.

Sono le 23.30 e arrivare in Italia è impossibile, non tanto per i chilometri ma per il fatto che arriveremmo oltre confine alle sei di mattina e in Italia non ci sono hotel “a ore” per riposarci un po’. Ed ecco che mi viene in mente di cercare una città con l’aeroporto dove ci sono hotel aperti h24; eccoci così arrivare in camera alle ore 00.30. Riposo prima di affrontare l’ultimo giorno. 

Ventitreesimo giorno, 912 km da Lipsia a casa

Ore 6 pronti per partire e affrontare l’ultimo giorno di viaggio, ma dopo una super colazione e dei panini preparati per il viaggio. Pioviggina, ma smette subito; sull’autostrada c’è meno gente stamattina che ieri sera.

Bisogna recuperare i chilometri che non si sono fatti ieri, ne mancano poco meno di 1000; piano piano i chilometri scendono, svolta dopo svolta, benzinaio dopo benzinaio. Non fa caldissimo, anzi abbiamo ancora indosso le invernali e i guanti riscaldati.

Le strade non sono come tutti dicono, larghe, poco incasinate e senza limiti; tutto il contrario: super traffico, restringimenti di carreggiata causa lavori e l’assenza di limiti rende i sorpassi molto difficili a causa della velocità delle macchine che sfrecciano nelle corsie accanto alla tua.

Ore 11.30 tappa benzina e snack; siamo pronti a ripartire ma qualcosa non va: la valvola della camera d’aria anteriore non si chiude più e la gomma non resta gonfia. Siamo tranquilli perché abbiamo tutto l’occorrente con noi: camera d’aria, leve, grasso e compressore portatile; ah no! Qualcuno ieri, mentre smistavano bagagli ha detto:

Non ha mai forato in 40.000 km, non forerà proprio domani!

Ok, inseriamo il fast nella camera d’aria per fare i pochi chilometri che ci separano dal gommista; anche in questo caso persone super disponibili che nonostante non avesse mai cambiato gomme a una moto (era un gommista di auto), ci ha recuperato una camera d’aria e ci ha aiutato a montarla.

Si riparte e nonostante un po’ di preoccupazione che la camera fosse stata pizzicata, si procede con i chilometri fino ad arrivare in Italia. Appena varcato il confine, il clima è cambiato: caldo, afa, umidità; l’asfalto scotta e le termiche invernali iniziano a dare fastidio.

Tappa benzina e pranzo e pronti via verso casa: gli ultimi 300 km sono stati i peggiori degli ultimi due giorni da zavorrina! Arriviamo finalmente nei pressi di casa, ma la prima tappa è il panificio in fondo alla via dove andiamo ogni volta che rientriamo da un viaggio: pizza e spritz, visti gli ultimi due giorni non possiamo infrangere le tradizioni. 

Siamo giunti al termine del nostro viaggio, di uno dei nostri sogni e da domani inizieremo a raccontarlo a tutti quelli che saranno interessati ad ascoltarci; ogni viaggio lo si vive tre volte: quando lo si sogna, quando lo si vive, quando lo si racconta!

Testo e foto: Michael Manenti – Veronica Belotti

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