24MX

Ti invito al viaggio. Franco Battiato, il mio ispiratore!

Dove vado questa estate ?

Per un bel po’ è stata la domanda che ha risuonato nei miei pensieri a ogni pezzo che smontavo; ruote, sospensioni, forcellone, telaietto e cosi via fino a denudarla alla sua essenza: monocilindrico 4 tempi del TT 600R. Che motore, ragazzi. Sicuramente da incoronare come uno dei più affidabili nella storia!

Il processo di preparazione e perfezionamento del mezzo è sicuramente il momento che preferisco: osservare e capire il funzionamento di tutti i componenti che formano una motocicletta mi ha sempre affascinato, quando non conosco devo ricercare per riempire il vuoto e la soddisfazione che si riceve in cambio alla prima pedalata non ha eguali.

Ma torniamo alla domanda di apertura

Avvolto nell’incertezza tra fare il viaggio in Italia o all’estero e consapevole della situazione che stiamo vivendo, uscire avrebbe sicuramente aggiunto per me ulteriori obblighi ai quale non volevo sottostare.

La scelta è arrivata il pomeriggio di mercoledì 18 maggio, neanche farlo apposta in sottofondo suonava Ti invito al viaggio mentre stavo lavorando sul mezzo e, come un fulmine a ciel sereno, ricevo la notizia che Franco Battiato ha oltreppassato la porta e la mia reazione avvolta  da un velo di dispiacere si è manifestata in un:

Let’s go to Sicily!

Ora, dilungarsi nel spiegare da dove tutto nacque richiederebbe troppo tempo: riassumiamo dicendo che come tutti o quasi nella vita si hanno degli ideali. Percorrendo la mia adolescenza ho trovato alcuni dei miei grazie all’enorme lavoro divulgato da Battiato quindi, nel bene e nel male, posso dire che sono quello che sono anche grazie a lui.

Come contraccambiare tutto ciò? Beh la canzone che era in sottofondo quel pomeriggio mi aveva già detto tutto… ho risposto all’invito e ho attraversato via terra tutta l’Italia per arrivare nella stupenda terra sicula.

Il mattino del 13 settembre inserisco la prima e piedi nelle pedane fino a raggiungere Bologna per iniziare la “Via degli Dei” che mi condurrà a Firenze: il percorso regala sterrati a misura di TT e viste mozzafiato accompagnate dal continuo passaggio dei pellegrini con i quali ho l’opportunità di interagire, capendo nell’immediato che c’è qualcosa che ci accomuna.

Lasciandomi alle mie spalle Firenze, il secondo giorno raggiungo nel pomeriggio Colle di Val d’Elsa e dopo una meritata pausa risalgo sul mio destriero per raggiungere un letto e una doccia calda ma, ahimé, a mia sorpresa né la prima né la seconda né la terza calciata ha fatto risvegliare il TT.
E credetemi a ciò che vi dico! Se un TT dopo la terza/quarta pedalata non parte, c’è sicuramente qualcosa che non è al posto giusto… a differenza nostra loro detengono il dono dell’eternità.

Quindi, senza perdere altro tempo, il serbatoio è già tolto e inzio a fare le prime prove: corrente, candela, benzina, carburatore. In finale questo scherzo mi è costato due giorni di fermo in questo paese, spesi tra il garage dell’hotel e un’officina dove gentilmente mi hanno dato il loro contributo.

Con la moto che fa i capricci il dubbio di continuare o meno mi è passato per la testa, ma non è nel mio DNA rinunciare quindi, anche se la moto continuava ogni tanto a farmi i dispetti, avevo trovato una soluzione per farla sempre ripartire grazie al piccolo compressore della Xiaomi.

Benedetto il compressore della Xiaomi!

Se non lo avessi avuto con me il viaggio sarebbe terminato qui.

Il tassello continua la sua usura verso sud

Siena, Orvieto, Lubriano dove trascorro la notte nell’ottima area camper, accolto egregiamente da Monia e la mamma; Civita di Bagnoregio, Barrea fino a raggiungere l’antica città di Pompei dove recupero le forze prima dell’ultimo tratto Salerno – Villa San Giovanni per il traghetto che porta a Messina.

La mattina seguente, fatto il carico di energie e dei bagagli, imbocco la Salerno-R.Calabria: più di 400 km di autostrada gratuita, che scorrono lisci come l’olio mentre raggiro la noia dell’autostrada perdendomi nelle canzoni di Battiato che risuonano all’interno della visiera, permettendo a me stesso il lusso di distogliere la concentrazione da tutto finchè i mie sensori mi riportano alla realtà.

La benzina sta per finire!

Allungo la mano verso il rubinetto per girare in riserva e… era già in riserva!
Come in una scena da film distendo il capo in segno di rassegnazione abbracciando il destino crudele di dovermi spingere la moto.

Però, come tutti i film, c’è sempre un lieto fine e nel mio caso i colpi di culo sono stati ben due: il primo é che la moto si è fermata nei pressi di un’uscita con un distributore a 700 metri dal punto in cui mi trovavo e il secondo è stato che dopo un paio di metri fatti a spinta, un angelo a cavallo di una bellissima Honda Africa Twin, di nome Salvatore, con un grande gesto di umana nobiltà mi ha regalato della  benzina, permettendomi di ripartire e di arrivare sano e salvo al traghetto il quale, in soli quindici minuti, mia ha condotto a Messina.

È la sera di Domenica 19 settembre. Sono in Sicilia, il TT-R é arrivato nell’Isola del Maestro

Una volta messo piede sull’isola la mia permanenza durerà una ventina di giorni. Inizio la circumnavigazione dirigendomi verso Catania, arrivando a Zafferana Etnea; paesino alle pendici dell’Etna.

Pianto la mia tenda nell’area camper Spuligni, rendendolo uno dei principali campo base, nel quale non ho trovato semplicemente un posto dove stare, ma anche una gran persona su cui contare, dalla grande disponibilità e generosità: Salvatore, il grande capo.

Da qui le prime visite, a partire da “la montagna”, nomenclatura locale del vulcano Etna il quale, una mattina, mi ha degnato della sua attenzione svegliandosi e marchiando il cielo con i suoi fumi e boati tali da farti intuire quanto siamo miseri e impotenti di fronte a tale grandezza.

L’evento lo trovo ancor più emozionante quando mi viene detto che l’ultima eruzione é avvenuta mentre si celebravano i funerali di Battiato: il vulcano si si era risvegliato, quasi a salutare il suo cantautore di Milo (uno dei comuni appartenenti al Parco dell’Etna). Aver avuto il privilegio di osservare e udire di persona questa forza della natura é stato a dir poco coinvolgente.

Passando dai paesaggi infiniti dell’Etna, tra cenere e vegetazione variegata, proseguo verso le altre mete Acicastello, Acireale, Centuripe, i paesaggi desertici dei Calanchi del Canizzola per chiudere con Riposto dove giacciono le ceneri del Maestro.

Il 26 settembre raduno tutte le mie cose e saluto Salvatore (il gestore dell’area camper) promettendogli di ritornare a dargli l’ultimo saluto prima della risalita verso nord.

Continuo così nei giorni seguenti a macinare km verso Siracusa, Noto, Marzamemi, fino ad arrivare al versante ovest dell’isola, custode dell’incantevole valle dei Templi di Agrigento, il tempio e teatro di Segesta ( luogo di uno dei più memorabili dei concerti di Battiato).

Il lunediì 3 ottobre trascorro la giornata a Mazara del Vallo, in compagnia di una fantastica coppia di camperisti di Pesaro, scoprendo  la storia della città e le diverse religioni che cooperano tra loro, finendo per esplorare le Saline di Marsala ingentilite da tramonti unici nel suo genere.

Con l’andarsene del sole di lunedì inizia a svanire anche il mio itinerario

Per mia sfortuna le previsioni non promettono niente di buono e la cosa sembra poter durare svariati giorni. La situazione mi costringe ad abbandonare le tappe successive e puntare direttamente verso la via del ritorno.

Addobbato a dovere per accogliere la pioggia, la mia avventura si trasforma in un disperato, e divertente, viaggio verso nord.

Da Castellamare del Golfo proseguo lungo la costa e la saluto per attraversare il Parco delle Madonie tra strade disastrate, nebbia fitta e qualche cane randagio a cui non stanno particolarmente simpatici i motociclisti. Con il parco delle Madonie alle mie spalle, una quantità di pioggia accumulata indescrivibile e qualche bel rischio scampato arrivo sano e salvo e inzuppato a quello che è stato lo starter point del tour dell’isola, ovverosia l’area camper di Salvatore.

Dopo una doccia calda e l’asciugatura forzata dei mie beni con un asciugacapelli. arriva il tempo dell’“ultima pizza” in compagnia del mio nuovo amico.
Tra anedotti di viaggi vissuti, i racconti dei divari tra nord e sud, le immagini riesumate di tempi passati, moto avute e bellezze del luogo, si fa notte e mi ritiro per una bella dormita prima dell’ultima manche.

La mattina seguente mi regala qualche ora di tregua dalla pioggia per caricare la moto e salutare Salvatore con una foto ricordo

Direzione Messina! Tutto fila per il meglio, nessuna goccia e arrivo per l’imbarco ancora asciutto. Al momento dello sbarco, sorpresa! Stesso scherzo con la moto che non vuole saperne di partire e non mi resta altra scelta che scendere dalla nave a spinta per trovare un posticino dove riesumare la belva con l’aiuto di mr. Xiaomi.

Pronto a ripartire salgo in sella e, alla prima pedalata, ricomincia la musica. Non appena rilasciata la frizione scorgo un anziano signore, probabilmente sull’ottantina, che si avvicina curioso chiedendomi da dove venga.

Lì per lì mi son detto: “proprio adesso? Con le nuvole minacciose pronte a battezzarmi vieni a chiedermi da dove vengo? E poi lo sai bene anche tu che è quel tipo di domanda che apre discorsi di almeno un quarto d’ora”.

Riflettendo rapidamente mi accorgo che mi stavo già comportando da tipico nordico sempre con la fretta tra le mani. Tempo il pensiero avevo già spento la moto e tolto il casco, dando spazio e ascolto ai ricordi di un ottantenne che, parlandomi della sua giovinezza e della sua Moto Guzzi ferma nel garage da anni, probabilmente vedendomi, aveva riconosciuto un qualcosa a sè caro.

È con quest’ultima immagine che do le spalle a quest’isola e a quest’uomo che mi solleva il pensiero di cosa mi stavo perdendo a causa della mia fretta di (s)fuggire.

Sfuggire da una pioggia che se non mi ha preso in mezz’ora c’è riuscita in pieno dieci minuti dopo. Da qui; io e la pioggia siamo stati sempre un tutt’uno (come culo e braga si dice dalle mie parti) salendo verso nord: Corigliano Calabro, Matera,Foggia per poi continuare full gas lungo l’autostrada Adriatica, macinando km a non finire a ritmo di monocilindrico e qualche caffè doppio in Autogrill come anestetico contro la pioggia battente!

Fino a raggiungere finalmente una Pesaro senza pioggia. 

Mi permetto così  il piacere di farmi l’ultimo tratto fino a casa lungo la SS16 che, ammetto, nonostante la velocità ridotta e i limiti a cui sottostare preferisco di granlunga rispetto una noiosa “quattro corsie” che non permette al viaggiatore di osservare e di respirare nulla del cambiamento che sta percorrendo.

Scorrono di fronte a me ormai paesaggi noti, siamo quasi a compimento; le Marche sono oramai alle spalle e poco dopo saluto le terre emiliane arrivando a varcare il suolo Veneto e al tempo stesso giunge l’ora di trovare anche una stanza.

Domenica 10 ottobre, le 7.30 del mattino e un sole potente mi aprono le porte a quello che da lì agli ultimi 100 km si é rivelata la perfetta chiusura per questo viaggio tributo.

Il Parco del delta del Po è una stupenda meta per i motociclisti, immensa meraviglia che sprigiona tutta la sua bellezza lungo la Via delle Valli. Le viti che la regnano regalano scenari stupendi avvolti dai voli di uccelli che si intersecano tra loro al mio passaggio e mi portano alla mente i versi della canzone Gli uccelli di Franco.

Un perfetto e amorevole scenario di benvenuto e addio al tempo stesso, che sciama pian piano all’avvicinarsi dei luoghi di casa dove spesso fa da padrona apparenza e falsa ricchezza, dalle quali fortunatamente sento un consistente distacco.

Testo e foto: Patrizio Rosolen

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