Circolo Polare Artico

NORTHERN LIGHTS ADVENTURE – Parte 2

Il Northern Lights Adventure è un viaggio ideato, sognato e percorso da due appassionati di moto. Non nuovi ad esplorazioni in giro per il mondo. Questa volta hanno deciso di avventurarsi nell’estremo nord Europa in pieno inverno, alla conquista della più bella aurora boreale. Loro sono Davide Galli e Michela Bertocchi.

18 dicembre – INARI, PAESAGGI DA FAVOLA E IL SOGNO DELL’AURORA BOREALE

Ancora increduli ed elettrizzati dalla visione della sera precedente, abbiamo approfittato di un’altra splendida giornata di sole per visitare Inari e goderci i paesaggi da favola che ci circondavano. La neve scesa durante la notte aveva ricoperto le nostre moto e reso ancora più bianco il mondo intorno a noi. Con le ciaspole ai piedi abbiamo costeggiato il fiume Juutuanjoki, che scorre verso la Russia per sfociare nel mare di Barents. Siamo rimasti incantati dalla bellezza che si svelava ad ogni passo davanti ai nostri occhi. Gli alberi ricoperti di ghiaccio sembravano usciti da un libro di fiabe, dall’acqua “calda” del fiume si alzava un leggero vapore che avvolgeva tutto. Le sfumature del cielo passavano dai colori pastello al rosso fuoco del tramonto. Non appena il sole è sceso sotto l’orizzonte, una luce azzurra e intensa ha illuminato tutto. Il fiume, gli alberi, i paesaggi innevati: un’atmosfera magica! Guardandoci, ci siamo messi a ridere. I nostri cappelli erano bianchi di ghiaccio, come anche le nostre ciglia e gli scalda collo. Tornando verso casa ci siamo resi conto del motivo:  il termometro segnava -28°! 

Di nuovo l’aurora boreale

Dopo una visita al Museo Sámi ci siamo concessi una cena tipica nell’unico pub-ristorante del luogo e siamo rientrati nel nostro bugalow felici di tutta la meraviglia che avevamo visto. Ma non era finita lì. Dopo poco l’app che segnala la possibile presenza dell’aurora boreale inizia a suonare e noi ci precipitiamo fuori alla velocità della luce. E lei era lì, di nuovo, in tutto il suo splendore. Non so quanto tempo sia durata, è sembrato un tempo infinito eppure rapidissimo: come dei veli colorati che si muovono nel vento, le luci del nord danzavano davanti ai nostri occhi mutando forma e colore. Dal verde al rosa, cambiando di intensità e spostandosi continuamente formando un arco immenso verso l’orizzonte.  Ed io piangevo, ridevo, non potevo credere di essere lì a rotolarmi nella neve a -30° per scattare foto senza sentire il minimo freddo, tanta era l’emozione. 

19 dicembre – FREDDO FREDDISSIMO

Un po’ a malincuore abbiamo lasciato Inari, promettendo a noi stessi di tornarci per visitare in primavera la zona del laghi. Percorrendo i primi km avevo la sensazione che la strada che stavamo percorrendo fosse piuttosto malmessa, sembrava piena di dossi e buche. Davide però non aveva la stessa sensazione e successivamente abbiamo capito il motivo: il mio ammortizzatore posteriore mi aveva abbandonato. 

Non era facilissimo guidare con i chiodi e la moto che dondolava ad ogni imperfezione della strada, ma le alternative non erano molte. Riducendo un po’ la velocità, si poteva fare.

Così ci siamo incamminati verso nord, su strade che passavano letteralmente in mezzo al nulla. Qualche casa qua e là , presumibilmente residenze estive al momento inabitate, a distanza di qualche km l’una dall’altra. Il traffico, bisogna dirlo, era pressoché inesistente e fatta eccezione per uno scoiattolo dalla lunga coda folta e una renna ferma a bordo strada, non abbiamo incontrato molti esseri viventi lungo il nostro tragitto! I nostri interfono erano fuori uso, come tutta l’attrezzatura elettronica. Ogni tanto ci affiancavamo l’uno all’altra per urlarci dal casco increduli  la temperatura che i nostri cruscotti segnavano, in discesa libera.  Arrivati nei pressi di Karigasniemi, al confine con la Norvegia,  abbiamo dovuto necessariamente fermarci perché le nostre visiere non riuscivano più a spannarsi ed era impossibile guidare. Il termometro segnava -33,5°. In quello che sembrava essere il fulcro della cittadina, un distributore, un market ed un albergo-ristorante era tutto ciò che avevamo a disposizione. Quindi abbiamo optato per una zuppa di pollo e una sosta (con le moto accese) per decidere il da farsi.

Incontro con Asle

Procedere con quelle temperature era impossibile, ma anche lasciare le moto fuori per la notte: non sarebbero ripartite. Alberghi con garage non c’erano in un raggio di diversi km. Avevamo percorso solo 120km e la strada per Capo Nord era ancora lunga. Mentre cercavamo di capire il da farsi ci siamo resi conto di aver suscitato l’interesse di alcuni astanti. Un gruppo di persone del luogo che si ritrovava in quel ristorante parlando in lingua Sámi. Ci hanno chiesto da dove venivamo, dove stavamo andando, se fossimo completamente matti e hanno voluto scattare con noi delle foto. Uno di loro, Asle,  era un motociclista, tra i pochi a girare in inverno in moto. Abbiamo spiegato loro la situazione e chiesto se potevano darci una mano e in men che non si dica ci hanno trovato una soluzione. Il proprietario dell’Hotel Guossi, dove stavamo pranzando, ci avrebbe fatto mettere le moto al caldo, nel suo garage, accanto allo spazzaneve. Cosa potevamo chiedere di più?!

20 dicembre – ALLA CONQUISTA DI NORDKAPP!

La sveglia è suonata presto, lo spazzaneve doveva uscire dal garage e le nostre moto erano proprio davanti alla porta. Fortunatamente la temperatura era cambiata rispetto alla sera precedente e il termometro segnava incredibilmente solo pochi gradi sotto lo zero. 

Dopo circa 100km dalla partenza abbiamo fatto la prima sosta e al distributore abbiamo trovato Asle, il motociclista con cui avevamo chiacchierato la sera prima a Karigasniemi. Ha visto le nostre moto parcheggiate ed è venuto a salutarci. Gli abbiamo detto che la mia moto aveva qualche problema con l’ammortizzatore. Ha provato a chiamare qualche conoscente per vedere se poteva esserci di aiuto in qualche modo. Purtroppo, con il Natale alle porte, la sostituzione in loco non era fattibile in tempi brevi. Però ci ha messo in contatto con un altro amico motociclista che vive in Norvegia e che si è offerto di ospitarci. Che bello essere moto viaggiatori!

Bivaccare a Capo Nord

Abbiamo percorso gli altri 200km che ci dividevano da Nordkapp con temperature decisamente migliori dei giorni precedenti, ma man mano che salivamo verso nord il tempo peggiorava. Il vento si faceva sempre più forte, e questo lo avevamo messo in conto considerando in che parte di mondo stavamo andando. La nostra idea era quella di arrivare a Nordkapp, bivaccare lì e ripartire la mattina seguente. Quando siamo arrivati a Honningsvåg nevicava a fiocchi grandi come ciliegie e il vento non ci dava tregua. Dopo una breve sosta e una merenda a base di cioccolata calda e cinnamon buns decidiamo di avviarci verso capo nord. Arrivati a 13km dal centro che ospita il famoso globo abbiamo incrociato una colonna di mezzi in direzione opposta alla nostra e abbiamo scoperto che la strada era chiusa. Vista l’ora e il maltempo abbiamo deciso di bivaccare in una piazzola a pochi metri dalla sbarra, così da essere ben visibili. Il vento non ci ha dato tregua tutta la notte, ricoprendo di neve le moto e la tenda.

21 dicembre – QUESTO CAPO NORD NON S’HA DA FARE

Al mattino siamo stati svegliati dal rumore dello spazzaneve in lontananza. Le moto erano completamente ricoperte di neve nonostante i teli messi a protezione. Abbiamo chiesto all’autista dello spazzaneve a che ora sarebbe stata aperta la strada per Nordkapp e lui ci ha risposto che a causa della bufera di neve il centro sarebbe rimasto chiuso. Arrivare a Capo Nord non era certo l’obiettivo principale di questo viaggio ma devo ammettere che arrivarci così vicino e dover tornare indietro mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Dopo aver rifatto il bivacco con non poche difficoltà siamo risaliti in moto. Lo spazzaneve ci ha scortato per qualche metro ma abbiamo dovuto superarlo perché andava veramente troppo piano e  non era sicuro guidare così. Con vento che ci spingeva di lato con raffiche fino a 70 km/h, una delle cose più elettrizzanti di questo viaggio è stata proprio questa: guidare a Capo Nord sotto una bufera di neve. So che sembra folle ma vi assicuro che è stata una figata pazzesca. 

Abbiamo percorso la E69 fino ad Oldefjord prendendo poi la E6 e man mano che scendevamo il tempo andava migliorando. Dopo circa 240km siamo arrivati ad Alta, con una buona dose di stanchezza sulle spalle. 

22 dicembre – LA BELLEZZA DELLA NORVEGIA

E’ stato incredibile come il paesaggio sia cambiato in così pochi km. La bellezza della Norvegia ci ha subito conquistato con i suoi fiordi resi ancora più suggestivi dai paesaggi innevati. Abbiamo percorso strade che costeggiavano il mare da un lato e sulle quali dall’altro si ergevano montagne altissime, in un saliscendi continuo. Ad un certo punto, ammirando il panorama abbiamo visto qualcosa spuntare dall’acqua plumbea: delle orche stavano giocando davanti ai nostri occhi! Vedere quelle pinne nere muoversi come una danza ci ha emozionato tantissimo, regalandoci uno dei ricordi indelebili di questo viaggio.

Mentre aspettavamo di imbarcarci su uno dei traghetti presi durante la giornata, abbiamo notato un tizio che ci osservava dal finestrino del suo furgone. Avvicinandosi, abbassa il finestrino e guardandoci tra lo stupito e l’incredulo ci domanda da dove venissimo. Alla nostra risposta “dall’Italia!”, ci ha domandato ancora: “in moto? A dicembre??? Voi siete matti!!!”. Ci ha detto poi che anche lui è motociclista ma con la sua Harley non si sogna di girare in inverno. Una volta saliti sul traghetto si è avvicinato di nuovo a noi facendoci un sacco di domande sul viaggio e sulla nostra attrezzatura. Quando gli abbiamo detto che eravamo diretti a Tromsø ci ha invitato a pranzo a casa sua per Natale. Purtroppo non saremmo rimasti così a lungo ma lo abbiamo ringraziato per il pensiero. Ancora una volta lo spirito di fratellanza tra motociclisti ci aveva colpito, con uno sconosciuto che avrebbe voluto averci come ospiti in una festività così intima e familiare come il Natale.

L’ennesima aurora

Ma in quella giornata ricca di meraviglia le sorprese non erano ancora finite. Sbarcati dal traghetto ci accingevamo a percorrere gli ultimi Km che ci separavano da Tromsø quando ad un tratto abbiamo visto una luce strana nel cielo. Complice la scarsa illuminazione di quel territorio l’ennesimo regalo di questo viaggio: l’aurora boreale, ancora davanti ai nostri occhi. Le luci del nord ci hanno accompagnato per quasi due ore danzando magiche nel cielo, nascondendosi dietro le cime delle montagne per poi spuntare dopo ogni curva. Che emozione trovarci di nuovo davanti a quello spettacolo. Questa volta per un tempo lunghissimo e mentre eravamo alla guida delle nostre moto. Qualche ora più tardi Stian, l’Harleysta trovato sul traghetto, ci ha scritto sui social: era dietro di noi lungo la strada e ci ha scattato delle foto con l’aurora boreale sullo sfondo. La qualità degli scatti non è delle migliori ma credo che sono state tra le più belle foto del nostro viaggio!

Gli avevamo detto che quello era il nostro sogno e lui ha voluto immortalarlo per noi. Piccoli gesti dal valore immenso.

Arrivati a Tromsø abbiamo parcheggiato le moto e nonostante l’ora tarda abbiamo voluto sgranchirci un po’ le gambe dopo i 300km in sella facendo i turisti per la città. Immortalare la Cattedrale Artica con le “Luci del Nord” non capita proprio tutti i giorni. Abbiamo gongolato non poco godendoci quello spettacolo danzante sopra le nostre teste che sembrava non voler finire mai.

23 dicembre – ISOLE LOFOTEN

Il danno al mio ammortizzatore ci aveva rallentato molto costringendoci a una velocità media di 60-70km/h. A questo punto del viaggio eravamo già in ritardo di almeno un paio di giorni. Questa sarebbe stata la tappa più faticosa di tutto il viaggio e ce ne saremmo accorti solo strada facendo. Avevamo prenotato un appartamento a Moskenes, uno dei punti più a sud delle Lofoten, da dove sarebbe partito il traghetto che ci avrebbe portato a Bodø. Questa era una delle destinazioni che volevamo goderci durante il viaggio, consci della bellezza di questo posto. Eravamo disposti a guidare per qualche decina di km in più per poter stare qui un paio di giorni e goderci il paesaggio e la mattina alle 7:30 eravamo già in moto.

La quarta aurora

Purtroppo i piani non vanno sempre come previsto e man mano che procedevamo verso sud, la strada sembrava non finire mai. Passando tra un fiordo e l’altro, per salite e discese,  ogni volta che ricalcolavamo il tragitto sembrava che non ci fossimo mossi di un km. Tra il vento e i ponti che collegano un’isola all’altra la velocità media era sempre più bassa e i tempi di percorrenza si allungavano. Con la stanchezza che aumentava, il nervoso e la tensione non è stato facile arrivare in fondo. Abbiamo raggiunto il nostro appartamento verso mezzanotte, con le gambe tremanti, le mani indolenzite e voglia di vomitare. Quei 550km sono stati terribili, guidare così piano per tutte quelle ore è stato devastante. La tensione ci aveva massacrato e per quanto fossimo entrambi terribilmente caparbi, guidare in queste condizioni ci aveva messo alla prova. In tutto questo però l’universo beffardo ci ha voluto fare l’ennesimo regalo e mentre attraversavamo uno dei punti più belli della Norvegia, su un saliscendi di ponti altissimi, per la quarta volta in questo viaggio, l’Aurora Boreale si è presentata davanti ai nostri occhi. Tanta è stata l’emozione di vederla ancora che per quelle due ore in cui ci ha accompagnato danzando sulle nostre teste ho pianto di felicità senza sentire più la stanchezza.

24 – 25 dicembre – VIGILIA E NATALE SOTTO LA NEVE

Svegliarsi la vigilia di Natale in un posto da favola come le Lofoten non  capita spesso. Aveva nevicato tutta la notte e al mattino non sembrava ancora voler smettere. Con addosso i completi da moto abbiamo esplorato un po’ i dintorni. La neve scendeva abbondante e il vento sferzava le isole con una potenza dirompente e siamo dovuti rientrare dopo poco. 

Il nostro programma era quello di stare un paio di giorni alle Lofoten, sperando di poter visitare i dintorni nelle poche ore di luce disponibili. Quello che non avevamo considerato (essendo anche in ritardo di qualche giorno) era che i traghetti non sarebbero partiti prima del 27 dicembre. E neanche che praticamente tutti i negozi sarebbero stati chiusi per le festività! 

I proprietari dell’appartamento ci hanno accompagnato all’unico negozio aperto nel raggio di qualche km. Il market di un distributore di benzina, per avere almeno qualche cosa da mangiare. In quei giorni di permanenza ci hanno spiegato che in Norvegia ed in particolare in un posto come le Lofoten, le festività natalizie sono molto sentite e i giorni di festa sono di festa per tutti. Nel pomeriggio del 25 ci hanno bussato alla porta con dei biscotti e dei cioccolatini ed una espressione rammaricata. Venivano ad informarci che a causa del maltempo i traghetti non sarebbero partiti il 27, e probabilmente neanche il 28. Il 27 avremmo dovuto lasciare l’appartamento perché avevano un’altra prenotazione. Eravamo in ritardo mostruoso e non potevamo permetterci di aspettare oltre. 

Davide ha sistemato “alla meglio” il tubo della benzina della sua moto che qualche giorno prima aveva iniziato a perdere e abbiamo rifatto i bagagli per essere pronti alla partenza di buon’ora il giorno dopo.

26-27 dicembre – “FUGA” DALLE LOFOTEN

Sebbene quello fosse uno dei posti che più avremmo voluto visitare, ci siamo visti costretti a lasciare le Lofoten con una certa fretta. La cancellazione dei traghetti fino a data da definire significava dover allungare il viaggio di oltre 500km, aggiungendo ritardo su ritardo e costringendoci a ripercorrere a ritroso la strada fatta pochi giorni prima. Ci siamo quindi incamminati sotto la pioggia e con raffiche di vento forte risalendo verso nord. Alcuni dei traghetti che avevamo preso all’andata erano sospesi a causa del maltempo e un grave incidente che aveva visto un pullman turistico andare fuoristrada per il vento forte e finire in un lago aveva causato la chiusura di alcune strade. Il nostro tragitto si allungava ancora. L’unica consolazione è stata la bellezza dei paesaggi. Nonostante la pioggia e il grigio del mare le tipiche casette rosse sulla riva risaltavano come luci nella notte. 

Durante una delle nostre  soste siamo stati avvicinati da un signore che era arrivato al distributore con un mezzo di tutto rispetto. Uno di quegli scooter elettrici a 4 ruote con tanto di cestino portaoggetti. Lo abbiamo visto dalla vetrina fare delle foto alle moto, per poi cercarci dentro al locale. Ci è venuto incontro molto entusiasta e ci ha chiesto di poter fare delle foto insieme. Ci ha raccontato di essere un ex motociclista nonchè speaker in una radio locale e ci ha fatto qualche domanda sul nostro viaggio perchè avrebbe voluto parlare di noi nella sua trasmissione. La cosa ci ha fatto sorridere ma ci ha fatto anche molto piacere. Ci davano tutti dei matti -lui compreso!- ma erano comunque curiosi di saperne di più sulla nostra avventura.

28  29 dicembre – MACINIAMO KM, DA FAUSKE AD HARRAN

Dopo una notte passata in uno splendido appartamento trovato molto tardi la sera prima, siamo partiti sotto un cielo che non prometteva nulla di buono. La neve ci ha accompagnato tutto il giorno, senza darci un po’ di tregua neneche al notro arrivo al Circolo Polare Artico. Lì il paesaggio era surreale. Non c’era distinzione tra cielo e terra. Il bianco si stendeva a perdita d’occhio e qualche timido raggio di luce che filtrava tra le nuvole metteva in risalto quella coltre candida. L’unico riferimento che avevamo per mantenere la rotta erano i paletti a bordo strada. I chiodi tenevano ancora benissimo e le strade erano pulite dal lavoro incessante degli spazzaneve: il divertimento era assicurato!

Al nostro arrivo a Mo I Rana ci siamo fermati per mangiare qualcosa, tutta quella neve ci aveva messo appetito! Mentre ci rifocillavamo abbiamo visto una persona avvicinarsi a noi. Era Terje, un amico di Aisle (uno dei motociclisti incontrati a Karigasniemi). Si era offerto di ospitarci se ne avessimo avuto bisogno. Gli abbiamo detto che essendo lì per l’ora di pranzo non ci saremmo fermati per la notte. Lui, vedendo le moto parcheggiate, ha pensato di venire a salutarci. La cosa ci ha fatto immenso piacere, abbiamo potuto chiacchierare un po’ e dargli qualche informazione sulla nostra attrezzatura invernale. Ha preso nota dell’abbigliamento riscaldato e delle nostre gomme chiodate e salutandoci ci siamo detti che alla prima occasione avremmo fatto un giro in moto insieme. In Norvegia o in Italia.

Ospitalità Norvegese

Raggiunto l’albergo che avevamo prenotato a Moa, dopo 440 km percorsi. Abbiamo trovato il gestore che ci aspettava nel piazzale e quando ci ha visto arrivare si è messo le mani tra i capelli ed ha gridato incredulo: “ma siete davvero venuti in moto???”.
Il cortile era una enorme lastra di ghiaccio. Lornts, il proprietario, era preoccupato che arrivando (in macchina) non riuscissimo a percorrere la rampa di accesso che era effettivamente molto ripida e scivolosa. Sentendo arrivare due moto si era preoccupato ancora di più ma poi ha riconosciuto l’inconfondibile rumore dei chiodi sul ghiaccio ed ha capito che eravamo ben attrezzati. Era felicissimo di vederci. La struttura era chiusa ed aveva aperto solo per noi. Ci ha dato la stanza migliore, ci ha mostrato la lavanderia e la cucina e ci ha detto di fare come se fossimo a casa nostra. Ci ha fatto delle foto, ha attaccato i nostri adesivi nel suo ufficio felice come un bambino e come se non bastasse un’accoglienza così calorosa, ci ha regalato la seconda notte lì. 

30 dicembre – FINALMENTE A BERGEN!

Un giorno di stop forzato per un leggero malessere non ci voleva. La tabella di marcia ormai potevamo cestinarla. Dovevamo percorrere gli ultimi 500km e ci siamo messi in marcia molto presto. Nel frattempo Henning, un amico di amici che si era offerto di ospitarci a Bergen aveva preso a noleggio un carrello e ci stava venendo incontro. Se avessimo percorso la strada in moto saremmo arrivati molto tardi il giorno dopo e non volevamo presentarci a casa sua la sera dell’ultimo dell’anno ad orari improbabili. Inoltre il maltempo imperversava e alle nostre spalle era sempre peggio. Nelle ore seguenti sono stati fermati traghetti e treni, per la molta neve scesa. E alla festa organizzata da Henning per l’ultimo dell’anno alcuni ospiti non sono potuti arrivare perchè bloccati dalla neve. Quindi con grande dispiacere siamo sbarcati dall’ultimo traghetto alle 22, sotto una bufera di neve ed abbiamo caricato le moto. Siamo arrivati a Bergen che ormai era giorno, coccolati dal padrone di casa con un’ottima colazione, per poi crollare sfiniti per qualche ora.

31 dicembre – 3 gennaio – HAPPY NEW YEAR IN BERGEN

Il nostro soggiorno a Bergen è stato un turbinio di incontri ed emozioni. Gli amici del nostro ospite erano curiosi di conoscerci. È stato tutto un continuo di racconti, risate, inviti a cena e condivisione di momenti indimenticabili. Come l’incontro con Eli ed Annette, presidente e vice presidente di Wima Norvegia. Nel frattempo, l’ammortizzatore per la mia moto che sarebbe dovuto arrivare prima di Natale era ancora per strada. Ma la magia delle connessioni ha fatto il suo e Anita, amica di Henning  facente parte di Wima Norvegia, mi ha prestato il suo ammortizzatore. Permettendomi così di arrivare a casa mantenendo una velocità maggiore dei 60km/h tenuti fino ad ora  e di guidare più in sicurezza.

Fare i turisti in quei giorni non ci ha certo aiutato a salutare quel paese splendido. Henning ci ha portato alla scoperta di Bergen e di alcuni luoghi poco turistici ma di una bellezza disarmante che ci hanno rapito. Degna conclusione di un viaggio straordinario.

Ogni viaggio trasforma chi lo vive. Chi torna non è mai la stessa persona che è partita e questo è ancora più evidente in caso di viaggi un po’ fuori dagli schemi.

Molti ci hanno detto che eravamo dei matti a pensare di fare un viaggio del genere. Che sarebbe stato pericoloso e che non ci saremmo divertiti. Che non avrebbe avuto senso viaggiare a quelle temperature e con tutte quelle ore di buio.

Una cosa è certa. Non è stata affatto una passeggiata. Ma le emozioni vissute non hanno prezzo e sono valse ogni singolo sacrificio fatto prima, durante e dopo. Rimarranno per sempre dentro di noi. Capita spesso di ripensare a ciò che abbiamo vissuto e di stentare a crederci. Abbiamo reso reale un sogno. Avanti il prossimo! 

Testo e foto: Davide GalliMichela Bertocchi

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