Mai, nemmeno un infortunio mi aveva tenuto lontano dalla moto per cosi tanto tempo
Questo maledetto COVID, però, è servito per rigenerarsi e farci desiderare con più veemenza l’uscita dom… infrasettimanale! Sì, perché il lockdown tra regioni è terminato martedì 2 giugno e il 3, di prima mattina, stavamo già scalpitando per toglierci la ruggine di dosso.
Tra i vari gruppi WhatsApp di cui faccio parte c’è quello de i Diaveli: una schiera di appassionati enduristi di zone, età e abilità di guida le più varie. Questi, oltre a organizzare diversi campionati, si dilettano anche in uscite più o meno goliardiche di circa una giornata, inframezzate da mangiate memorabili e sfottò amichevoli, che partono in automatico alle prime difficoltà di ognuno di noi.
Chi pratica questo sport sa bene a cosa mi riferisco.
Il battesimo del tassello
Ebbene con loro ho condiviso il giro che ha celebrato l’inizio di questa ripartenza: destinazione lago Trasimeno.
Al ritrovo ho scoperto che solo una parte del percorso era nota: avremmo navigato per i primi km e fatto scouting gli ultimi, vagando per lande sconosciute con un solo, tassativo, obbligo: rigorosissimo off-road. Tuttavia quei percorsi mi sono molto noti: mi allettava l’idea di essere utile, impreziosendo l’avventura con un altro fascino.
Eravamo in cinque, la giornata si prospettava bellissima e la lieve pioggia del giorno prima aveva reso il terreno perfetto. Si parte!
Questi territori sono ricchi di storia – non a caso abbiamo intersecato più volte la “via Francigena” – e di scorci panoramici che si susseguono a perdita d’occhio tra le colline.
In questo periodo dell’anno la vegetazione è rigogliosa, al suo apice: piante e fiori sprigionano odori e colori primaverili meravigliosi.
Accidenti, in questo stop forzato molti sentieri si sono parzialmente richiusi ed è pieno di rovi ovunque, pronti a lacerarti le poche parti del corpo scoperte.
Uno dei ragazzi li evita sapientemente: ha inaugurato un nuovo completo e ci tiene a conservarlo integro, almeno per un po’ di uscite.
L‘arrivo per l‘ora di pranzo è previsto lungo le rive del lago con conseguenti abbondanti libagioni e rientro in serata. Questo, tuttavia, il programma originario che non aveva tenuto conto degli immancabili imprevisti emersi già dai primi km (sic).
In sequenza, abbiamo “vissuto”:
- una pompa frizione che prendeva aria, sistemata solo dopo diversi spurghi;
- una rovinosa caduta che ha irrimediabilmente dilaniato il suddetto, e compianto, completo nuovo rimasto intonso fino a quel momento (!);
- una moto andata in riserva molto precocemente, costringendoci a una lunga deviazione per raggiungere il distributore;
- crampi al più giovane del gruppo (probabilmente a causa di una nottata particolarmente movimentata, il che ha alimentato la goliardicità della gita);
- come se tutto questo non fosse stato sufficiente, abbiamo scoperto che gli ultimi chilometri sconosciuti per arrivare sulle rive del Trasimeno non erano poi cosi pochi!
Il pranzo…?
Morale della favola: il luculliano pranzo che ci aspettava si è trasformato in un misero panino, divorato avidamente durante la sosta rifornimento e ritardando ulteriormente l’arrivo al lago, ove siamo giunti solo nel tardo pomeriggio. Giusto in tempo per un gelato prima di rimettersi in sella sulla lunga via del ritorno.
That’s enduro, Folks!
Il giro
- Partecipanti: 5
- Lunghezza percorso. 180 km circa
- Durata: 11 ore
- Livello: impegnativo
- Massima quota raggiunta: 1.137 mt slm
- Benzina consumata: 20 lt
- Persone incontrate a piedi o mtb: 0
- Off-road: 95%
- Asfalto: 5%
- Sottobosco: 75%
I partecipanti
Edoardo, “lo sfrizionatore”
Dopo quasi tre mesi di fermo, abbiamo optato per il lago Trasimeno come prima uscita. Non proprio a portata di mano, ma la voglia di risalire in moto era tanta e a noi piacciono le sfide!
Levataccia e ritrovo al bar per la colazione (chiaramente offerta dall’ ultimo arrivato). Nonostante ciò, alla prima ora avevamo già accumulato un notevole ritardo per riparare la frizione di Jacopo. Fortunatamente il lavoro di squadra ha permesso una ripartenza in tempi accettabili.
Mi è rimasto particolarmente impresso un sentiero in discesa stretto e tortuoso che ci ha messo alla prova dopo il “riposo” forzato: non so se per il panorama o per l’acido lattico che si è fatto sentire poscia. Alla fine l’ho ribattezzato “lo spezzagambe”.
In fondo a quella via ci si è parata davanti una lastra di roccia che, a differenza della saggia decisione degli altri di aggirare, ho invece preferito attraversare “dritto per dritto” quasi come mi avesse provocato!
Sondato il terreno mi sono convinto delle mie capacità, inziando una personal challenge verso la cima. Che, effettivamente, ho perso: qualche vano tentativo e una rovinosa caduta mi hanno placcato: nessuna rottura fisica, ma il morale è sottoterra. Giusto qualche escoriazione e, se la pelle si rigenera, altrettanto non può dirsi del mio completo nuovo, indossato per l’occasione… fatto a brandelli.
La moto non ha riportato gravi danni: i santi attrezzi dell’endurista e le nostre conoscenze ci hanno permesso di risistemarla, anche se in maniera leggermente raffazzonata.
Nel complesso, posso solo esserne felice. Lo definirei un giro bellissimo, dai sentieri stupendi: il paradiso degli enduristi! Lo scorcio migliore è quello che permetteva di scorgere contemporaneamente il monte Amiata e, al suo opposto, il Nerone.
Last but not least una discesa tale che pareva finire direttamente nel lago, come lo scivolo di un acquapark.
Ivan “il temibile”
Quando esci in moto con la compagnia giusta riesce sempre tutto bene.
Come prima battuta post Covid 19, azzardo che meglio di così non poteva andare. Il tracciato si è rivelato avvincente e variegato, proponendoci terreni eterogenei: terra, sabbia, pietre smosse e pietre piantate. Ognuno meritevole, in tutta la sua particolarità.
Sentieri, mulattiere e strade bianche… un completo lunapark per il divertimento di un endurista. Abbiamo anche “spinto” ma fa parte del gioco.
Forse, “grazie” a questo maledetto virus, ho cambiato visione delle cose e riesco ad apprezzare di più ciò che mi circonda, come i bellissimi paesaggi visti e la splendida compagnia.
Elia “il musicista”
Mi immaginavo un bel percorso; scorrevole ma soprattutto con molti chilometri da fare! Sinceramente non ha rispecchiato in pieno l’idea che mi ero fatto a causa della lunghezza del giro, però ho apprezzato l’alternanza di tratti belli veloci e altri, abbastanza impegnativi, di minore durata.
È stata comunque un’esperienza unica nel suo genere, che ho apprezzato nonostante i crampi! il plus il panorama indimenticabile.
Anche il percorso in sé è molto bello! Ogni km diverso dall’altro: single track, tratti hard e strade scorrevoli.
Eppure, a mio parere, ciò che davvero conta in queste esperienze è la compagnia. Ripetendo me stesso, ho apprezzato moltissimo, pertanto consiglierei lo stesso giro a chiunque ami il mondo dell’enduro.
Jacopo “il bucaiolo”
Finalmente, dopo la quarantena, sono tornato alle vecchie abitudini: un bel giro di enduro con scenari pittoreschi e mulattiere traballanti, che mi hanno riacceso la fiamma, mai sopita, ma leggermente affievolita da qualche mese.
Toscana e Umbria regalano vedute variopinte e differenti tra loro: terreni e vegetazione cambiano, alternandosi senza sosta terra e pietraie. Così come l’ascesa ai monti e la discesa a valle, sul lago, dà divertimento e pepe alla guida!
In poche parole: emozioni, divertimento, piacevolezza. Da ripetere!
Testo e foto: Pietro Bartolomei