HAT 2019 Sanremo – Sestriere

L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Non è la trama di un libro di Agatha Christie bensì l’inizio del nostro ritorno all’Hat Sanremo-Sestriere dopo che l’anno scorso ci eravamo lasciati in un modo un po’ “incidentato”.

Anche quest’anno è stato un’avventura da ricordare e raccontare.
L’HAT è la manifestazione perfetta per dar libero sfogo agli enduro bicilindrici che ormai dominano il mercato italiano e quindi noi ci siamo armati del solito KTM 1290 SAD S per raggiungere Sanremo e per tentare di arrivare al Sestriere.
Quest’anno eravamo in 2 perché con me c’era Riccardo Rosi, persona splendida ed endurista fenomenale, in sella ad una fiammante Tenere’ 700 messa a disposizione per la stampa da Yamaha Italia.

https://youtu.be/DevSirKYiyM

L’HAT, giunta nel 2019 alla undicesima edizione, si conferma essere la principale manifestazione europea di enduro Adventouring con 450 partecipanti provenienti da 15 diverse nazioni comprese Canada, USA, Russia e Marocco.
Come sempre si può scegliere tra 3 diverse categorie: Classic (che abbiamo scelto noi), Discovery (un po’ più turistica) ed extreme dove il nome dice tutto.
Ognuno poi può affrontare ogni percorso senza l’assillo del tempo ed eventualmente facendo “tagli” stradali per recuperare tempo o per alleviare la fatica/difficoltà del percorso.
Quest’anno siamo stati accompagnati dalla pioggia che ha reso ancora più ostica ma anche affascinante la scoperta di luoghi fantastici delle montagne liguri-piemontesi.
Il fango ha evidenziato i limiti di una moto come il kappone che presenta contemporaneamente peso elevato, ruota anteriore da 19 e baricentro alto, soprattutto per me che ho rischiato di essere scritturato come nano da circo, però è una moto veramente polivalente consentendoti, grazie all’elettronica, di passare dalla terra all’asfalto con una facilità disarmante e con un motore infinito che ti aiuta non poco nei passaggi più difficili.

La Classic, per me, è la categoria che meglio esprime lo spirito dell’HAT: guida per 24 ore con passaggi anche impegnativi, notturna veramente affascinante e inquietante nello stesso tempo, riposo dove capita come sul pavimento del Ristoro Becetto, passaggi in off-road con l’alba all’orizzonte ed i fantastici panorami dei passi Gouta,  Melosa  Sanson, Tenda, Assietta, Finestrelle, monti della Luna, etc.
Il tutto condito da quello che forse porterò con maggior piacere nel mio cuore: lo spirito che accompagna tutti i partecipanti che li fa essere amici ed uniti gli uni con gli altri anche se si sono conosciuti pochi minuti prima. Non penso siano molte le manifestazioni dove trovi mostri sacri del calibro di Franco Picco chiacchierare amabilmente e dispensare consigli a perfetti sconosciuti.
O come Nicola Dutto, che quest’anno ha presenziato ai bivacchi, ridendo e scherzando con chiunque.

La mia HAT l’ho vissuta insieme a Flavio e al gruppo dei Qooder,  sembrava che ci conoscessimo da anni….bellissimo!!
Con questo spirito e la giusta compagnia, non è stato difficile completare il percorso e raggiungere il Sestriere passando sotto l’arco dell’arrivo.
È stata una fantastica avventura da consigliare veramente a chiunque voglia provare a gustarsi un vero percorso dallo spirito adventouring.
La Hard Alpi Tour infatti, con le sue varie categorie, riesce a cucire addosso il viaggio off-road per qualsiasi avventuriero che abbia la voglia di mettersi in gioco, consentendo a tutti di gustarsi questa specialità che sta affermandosi sempre più.
Nonostante qualche acciacco e senza una sfrontata propensione all’off-road, la mia “Kappona”, mi ha già bisbigliato che è pronta per rifarla anche l’anno prossimo!!!

Testo: Fabrizio Guido
Foto:Fabrizio Guido e archivio HAT

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