Quando si pensa alla Romania, i primi pensieri che saltano alla mente sono sicuramente la bella capitale Bucarest e la leggenda del Conte Dracula (sempre che sia una semplice leggenda) ma quando hai la passione per i viaggi in moto e per l’enduro, questi pensieri ci portano anche a percorrere la strada Transalpina, la Transfaragasan e una delle gare di enduro estremo per eccellenza: la Romaniacs!
Mi trovo a Pitesti, simpatica cittadina rumena a poco meno di due ore da Bucarest, nodo nevralgico delle vie di comunicazione per chi, attraversando i monti Carpazi, deve raggiungere il centro del paese e dirigersi verso l’Ungheria o andare a Bucarest. Arriverete a un incrocio, dove verrete colti dal classico dubbio amletico: freccia a destra e vado alla Trasfagarasan, o freccia a sinistra e mi dirigo verso Novaci per la Transalpina?
Guardo in lontananza le montagne, la voglia di esplorare i boschi e le loro vette in moto è troppa, una veloce ricerca su internet, clicco su www.enduro-tours-romania.com scoprendo che questo tour operator si trova a un’oretta di macchina, più precisamente a Curtea de Argeș: ottimo! Provo a mettermi in contatto e mi risponde Vali Chefani, persona fin da subito molto disponibile, 100% del posto e perfetta conoscenza dell’inglese, il quale mi propone di unirmi a un gruppo di ragazziolandesi venuti a passare una settimana di enduro, ma non a Curtea de Argeș, dove Vali ha il campo base e zona comunque adatta ai giri off road, ma più a nord nei Carpazi, terra della Romaniacs…come rifiutare un’occasione del genere!
E così giovedì sera ci troviamo a Voineasa, una piccola cittadina a 800 metri sul livello del mare, dove casette in legno e tranquillità fan da padrone, fino a quando il silenzio viene interrotto dal rumore di cinque moto, i quattro olandesi e Vali in testa: si tolgono i caschi e, tra il sudore e le gocce di pioggia, i sorrisi a 32 denti mi fanno già pregustare la giornata che mi attenderà la mattina successiva, tra ottima compagnia e percorsi mozzafiato!
Dopo una buona birra e una doccia ristoratrice per gli stanchi cavalieri la serata passa velocemente tra aneddoti e le manutenzioni di rito delle motociclette. Mangiamo le classiche zuppe e i “mici”, caratteristiche salsicce rumene, fatte con un misto di carne macinata bovina e ovina, incredibilmente soffici e dal gusto delizioso… una chiacchiera tira l’altra e le ore passano velocemente, giunge così il tempo di andare a dormire perché domani si fa sul serio!
Un sole splendente ci dà il buongiorno e il suo calore fa evaporare dai tetti l’umidità della notte, le moto ancora bagnate sono cariche di benzina e pronte per essere domate, non ci resta che fare il pieno di energie con un’abbondante colazione e indossare le armature!
Oggi a fare da guida a me e agli olandesi c’è Claudiu (per gli amici “Enduro”, un nome una garanzia!), capiremo fin da subito il perché del suo soprannome… poco tempo da perdere, poche chiacchiere e tanto enduro!
Partiamo dirigendoci verso un fiume, a un tratto blocco la moto e ammiro sulla parete della montagna sovrastante un simbolo, come se avessi visto la Madonna, lo stemma della Red Bull Romaniacs!
Dopo le preghiere del caso, proseguiamo lungo il fiume su alcuni tratti pianeggianti quando, senza alcun preavviso, ripide salite si presentano alte davanti a noi! Il terreno è eccezionale, per quanto la notte prima avesse diluviato, il grip tra sottoboschi e sassi è ottimo e non si alza alcun granello di polvere, il che ci fa velocemente inerpicare sulla cima del monte da cui gustiamo la prima emozionante vista della catena montuosa dei Carpazi. Ancora stupiti per lo spettacolo, si riparteincrociando di tanto in tanto socievoli pastori col loro gregge e riscendiamo il lato opposto della montagna. Ecco, una cosa è da precisare: qui il termine “scendere” è riduttivo! La natura ha infatti disegnato pendii tali da aver messo in crisi i freni delle moto, soprattutto dei 2 tempi privi di freno motore. Arrivati in fondo al sentiero, infatti, è stato necessario fare un bidet ristoratore ai dischi freno con acqua fresca nell’alveo di un piccolo torrente.
Ancora qualche curva e ci fermiamo a un bar per qualche minuto di relax, ma io ammiro un tracciato che scala la cava proprio dall’altra parte della strada. Quando Claudiu mi ha chiesto se volessi tentare lo “Stairway to Heaven” – nonché tratto ufficiale della Romaniacs – è stato come chiedere a un bimbo di andare al luna park! Non me lo faccio ripetere, saltiamo sulle nostre due moto e scaliamo questo sentiero fatto di sassi enormi piantati nel terreno proprio come fossero degli alti scalini!
Felici e soddisfatti ci riuniamo al gruppo e quindi proseguiamo con questa giornata sempre più elettrizzante, la tappa successiva sarà un rifugio a oltre 2000 metri dove incontreremo un monaco…se lo dice la guida! E così comincia la risalita, qui il terreno cambia, da sottobosco e radici passiamo esclusivamente a sassi smossi di varie dimensioni, da palline da tennis a palloni da basket, così per più di 5 km senza mai tregua. Di per sé questo tratto di collegamento della Romaniacs non è eccessivamente difficile, l’importante è mantenere un ritmo costante e con la moto sempre in trazione, ripartire da qui sarebbe stato un supplizio! Arriviamo in cima, il rifugio si fa sempre più vicino, quando dal nulla arriva una moto e un uomo dalla folta barba che ci fa un cenno di saluto. È “Il” famoso monaco, vive sul cucuzzolo della montagna come un eremita, in sella a una KTM SixDays del 2016… il potere delle preghiere!
L’allegra compagnia al completo si dirige finalmente al bivacco, dove ci attende il pranzo: in questo rifugio troviamo due donne, la loro vita gira intorno alla preghiera e all’allevamento di qualche gallina e alla produzione di formaggi di capra, uno stile di vita ormai sconosciuto, che mi lascia attonito e affascinato, in un mondo ormai dipendente dalle varie diavolerie tecnologiche e informatiche.
Fatto il pieno di energie ci rimettiamo in sella, cavalchiamo ancora le cime dei Carpazi dove le nuvole ci avvolgono in una fresca foschia per poi discendere lungo scoscesi sentieri in fitti boschi dirigendosi verso il campo base.
Riconosco alcuni tratti già percorsi e questo mi fa capire che mancano solo un paio di km all’albergo e alla conclusione di questa fantastica giornata. Claudiu decide di regalarmi un’ultima arrampicata: il “Vodka RedBull”! Facendo affidamento alle ultime energie rimaste, incominciamo questa vera e propria scalata lungo un pendio di un km e mezzo al limite del ribaltamento, fatto di tornantini uno in fila all’altro in contropendenza dove fondamentale è mantenere la trazione e il peso a monte; fermarsi significherebbe rotolare inesorabilmente verso valle, di certo non nei miei piani! E così il balletto tornante-scalino-tornante-radice ci porta alla fine del sentiero, soddisfatti dell’impresa ridiscendiamo lo stesso tratto e, in riserva di benzina le moto e di energie i piloti,arriviamo all’albergo dove birra fresca e risate ci appagheranno di tutte le fatiche di oggi!
Termina così una giornata indimenticabile in un posto altrettanto indimenticabile, pietra miliare dell’Enduro, arricchito dall’ospitalità della gente autoctona. Un arrivederci agli amici olandesi Bram, Max, Sjors e Rick, un ringraziamento particolare a Vali e Claudiu per la loro disponibilità e ottima organizzazione per un’esperienza che consiglio a tutti gli amanti del nostro bellissimo sport. Vi lascio quindi alcuni riferimenti se voleste viverla in prima persona:
Facebook: Vali Enduro
Sito internet: www.enduro-tours-romania.com