Leggi qui la prima parte del viaggio a Capo Nord
Quinto giorno: 383 km da Alta a Olderfjord.
La meta del viaggio era Capo Nord però, come sempre accade, il viaggio non è solo la meta, ma anche il viaggio stesso.
La strada che ci ha condotto al punto più settentrionale del nostro viaggio è semplicemente fantastica: paesaggi unici, montagne che si buttano a capofitto nel mare, fiumi e cascate che si intersecano e cambiano direzione, fiordi dentro altri fiordi, tunnel sotto il mare la cui temperatura passava dai 28 gradi esterni agli 8 interni.
Verso le 12.30 arriviamo finalmente a destinazione; il tempo è dalla nostra parte: 32 gradi e neanche una nuvola in cielo. Per Michael è un nuovo incontro, per me un bentornata… ci ero già stata 17 anni fa in crociera e il meteo era totalmente diverso: vento fortissimo, nebbia, freddo, ghiaccio nel mare.
Oggi no; oggi è tutto meraviglioso. Molti pensano che Capo Nord sia solo un punto turistico, ma appena ci si addentra nel museo e nella cappella, si capisce che è anche ricco di storia e di avvenimenti.
Lasciare Capo Nord non è stato facile, anche perché il 28 giugno 2022 è per noi l’inizio di una nuova avventura: Michael mi ha chiesto di sposarlo!
Già 17 anni fa questo posto mi era rimasto nel cuore, posso lasciare immaginare ora. Il ritorno è stato tranquillo e lento, godendoci ancora quei panorami fantastici del nord; le renne ci hanno fatto compagnia durante il tragitto e abbiamo notato che sono abituate all’uomo, stanno sul ciglio della strada senza nessun problema e senza alcuna paura: pensate che a un certo punto abbiamo visto una renna girovagare in un cantiere stradale in mezzo a uomini e macchinari come a voler controllare i lavori.
Qui l’uomo è molto rispettoso della natura e dei suoi abitanti; cercano di integrarsi il più possibile e convivere tra di loro senza distruggere l’ambiente.
Sesto giorno, 542 km da Olderfjord a Tromso
Oggi sveglia presto, 7.30 già in pista: è ancora difficile abituarsi al sole 24 ore al giorno. In sella alle nostre moto ci dirigiamo verso Hammerfest, la città più a nord del mondo. Questa città è molto compatta, con un porto commerciale enorme e un aeroporto.
Dopo un giretto panoramico, ci siamo portati verso il mare dove abbiamo visitato un museo che racconta le vicissitudini della città: proprio qui, nel 1963, è stata fondata la Regia e Antica Società dell’Orso Polare, alla quale è possibile iscriversi e partecipare al raduno invernale che si tiene tutti gli anni a gennaio; e quindi ecco fatta l’iscrizione: vedremo come sarà Hammerfest in inverno.
Lasciata la città, abbiamo proseguito verso Tromso, facendo strade super panoramiche tra i fiordi e prendendo i primi traghetti norvegesi della vacanza che ci hanno risparmiato parecchi chilometri. Il cielo purtroppo si è fatto grigio e preannuncia un temporale: ed eccoci pronti ad indossare le tute dell’acqua da capo a piedi. Viaggiare con l’acqua non è affatto facile; i vestiti addosso sono molti e bisogna sempre pensare che il giorno successivo bisogna essere asciutti per riprendere il viaggio in serenità. Tromso è la prima vera città per come la intendiamo noi nella quale arriviamo e trovare un hotel a prezzi abbordabili con un parcheggio per la moto è pressoché impossibile; quindi ripieghiamo sul campeggio sperando che il meteo migliori. La notte in tenda è diversa dalle precedenti: pigiama invernale indossato, vestiti e bagagli messi in tenda per paura dell’umidità e della pioggia; ma che dire, semplicemente fantastico lo stesso.
Settimo giorno, rest day a Tromso
La giornata di oggi è stata sicuramente più tranquilla delle precedenti, nessun chilometro da fare, ma solo la città da visitare e da godersi appieno. Il cielo non promette benissimo, uggioso e minaccioso di pioggia, ma non ci facciamo fermare e iniziamo il nostro tour.
Prima tappa la cattedrale artica, una chiesa che con la sua costruzione assomiglia in tutto e per tutto a un ghiacciaio e con le sue pareti in vetro, fa entrare una luce meravigliosa che riflette ovunque dentro e fuori la chiesa.
Abbiamo proseguito poi con il punto più panoramico: la funivia, che ci ha portato in vetta e da dove abbiamo ammirato Tromso, priva avvolta tra le nuvole e poi baciata da un sole spettacolare. Per l’ora di pranzo ci siamo spostati in città dove abbiamo visitato una delle chiese in legno più grandi della Norvegia; Tromso è fantastica perché
coniuga benissimo la modernità con la storia: la chiesa si trova infatti al centro delle vie dello shopping, circondata da alberi e giardini verdi.
Proseguiamo la nostra visita con il laboratorio di soffiatura del vetro e il birrificio entrambi i più a nord d’Europa
Il birrificio Mack è semplicemente fuori dagli schemi, la birra è fantastica, inoltre i nomi e le etichette delle birre sono ispirati a cantanti di tutto il mondo, a seconda di quale canzone ascoltano mentre producono la birra. La serata è anch’essa più calma visto che la tenda è già montata, così decidiamo di andare in un supermercato e acquistare qualcosa di un po’ più sofisticato da cucinare nella cucina del campeggio; qui i campeggi sono super attrezzati con tutti i comfort del caso: lavatrice, asciugatrice, frigorifero, congelatore, lavastoviglie.
Ottavo giorno, 175 km da Tromso a Bleik
Giornata di trasferimento, più in traghetto che in moto. Lasciata Tromso ci dirigiamo verso il primo traghetto che ci ha portati sull’isola di Senja e qui abbiamo iniziato a vedere posti magnifici, piccoli e grandi isolotti nel mare che creavano un panorama mozzafiato. La traversata è stata abbastanza movimentata, sia a livello di mare mosso sia perché non sapevamo se le moto fossero state legate. In Norvegia, quando si sale sui traghetti bisogna arrangiarsi con la legatura delle moto, ma non sempre è possibile visto che in molti traghetti le cinghie non sono presenti e quindi le moto non possono essere legate.
Sbarcati abbiamo riprogrammato il nostro itinerario visto che la strada che volevamo fare era interrotta per lavori, ma nonostante questa deviazione, abbiamo incrociato posti spettacolari.
Arrivati al secondo porto, ci siamo rilassati in attesa del traghetto (1 ora e 30 minuti di attesa) e ci siamo gustati i nostri panini al salmone. Abbiamo anche fatto conoscenza con Paolo, un italiano in viaggio in solitaria di ritorno da Capo Nord. Arriva il traghetto e qui inizia l’impresa; poiché la traversata è lunga e in mare aperto, le moto sono da legare ma lo spazio è assai poco visto che hanno messo tre moto dove in realtà ce ne sarebbero state solamente due. Traversata anche ballerina, che però ci porta sempre più vicino alle Lofoten; sbarcati abbiamo trovato un campeggio in riva al mare e dopo una passeggiata sulla spiaggia e una cena sulla battigia, ci siamo goduti un tramonto spettacolare con il sole che si butta in acqua, ma che non sparisce del tutto.
Nono giorno, 335 km da Bleik a Henningsvaer
Il risveglio è stato un po’ traumatico, caldo allucinante e vento fortissimo: piegare la tenda è stata un’impresa. Lasciato il campeggio abbiamo iniziato a guidare lasciandoci emozionare dai fantastici paesaggi intorno a noi! Ci siamo fermati vicini a un faro dove c’era una strana struttura moderna in vetro ed abbiamo scoperto che erano dei bagni: una volta entrato vedevi tutto quello che c’era all’esterno senza essere disturbato da chi stava fuori.
Due passi al faro in compagnia di un gregge di pecore e poi di nuovo in sella alla volta di Sto dove avremmo voluto fare un’escursione in barca a vedere le balene, ma che abbiamo deciso poi di non fare visto che sarebbe durata un giorno intero: nonostante questo, il solo viaggio in moto ne è valsa la pena.
Lasciata Sto, ci siamo diretti a Nyksund, piccolo villaggio un tempo abbandonato, ma in fase di rinascita: al momento, solo cinque persone vivono qui tutto l’anno. È un posto magico, all’estremità dell’isola, intorno al quale c’è solo il mare; possiamo solo immaginare il silenzio che c’è in inverno quando avvolto dalla neve.
Per raggiungere questo paese, abbiamo percorso 8 km di strada sterrata dove il panorama era tutt’altro che banale. Lasciatolo, siamo pronti per dirigerci verso le Lofoten; abbiamo modificato nuovamente il nostro itinerario decidendo di raggiungere le Lofoten via mare e non via terra: scelta super azzeccata: arrivare al porto di Fiskebol è stato bellissimo; tantissime piccole isolette tra le quali l’enorme traghetto si destreggiava.
Prima tappa Svolvaer, che abbiamo raggiunto dopo innumerevoli stop panoramici; qui siamo entrati al “Magic Ice”, bar completamente in ghiaccio, nel quale è riprodotta la Norvegia invernale: freddo allucinante tanto che ci hanno dato anche i guanti. Usciti, ci siamo diretti a Henningsvaer, piccolo paese di pescatori chiamato “Venezia delle Lofoten” dove abbiamo trovato un hotel nel quale dormire visto la mancanza di campeggi e visto che sembrava essere l’unico posto dove non stava piovendo.
Questa sera niente fornellino a gas, ma cenetta in uno dei ristoranti tipici del luogo, in cui abbiamo assaporato le loro specialità: birra delle Lofoten, zuppa di merluzzo, tartare di salmone e salmerino, carpaccio di balena affumicata, merluzzo in padella con purè, cavolfiori e burro marrone con pancetta e mandorle, e per finire mousse al cioccolato con lamponi e mele caramellate con vaniglia e cannella.
Fuori dal locale, il panorama ci ha regalato qualcosa di magnifico: sole di mezzanotte e, in lontananza, le Lofoten avvolte da una leggera foschia.
Decimo giorno, 140 km da Henningsvaer a Moskenes
Risveglio calmo e tranquillo, colazione sul molo di fronte all’hotel e pronti via. Il tempo promette bene e quindi inizia la nostra esplorazione delle altre isole che compongono le Lofoten; abbiamo attraversato un ponte e siamo arrivati sulla seconda isola, che abbiamo esplorato percorrendo strade secondarie immerse tra spiagge, verde, e mare.
Attraversando un tunnel sott’acqua, siamo arrivati alla terza isola, dove abbiamo visitato Nusfjord, un piccolo paesino che ha basato tutta la sua esistenza sulla pesca del merluzzo.
Case costruite in parte sulla roccia e in parte nel mare, come palafitte. All’interno di una di queste case abbiamo anche visto un breve filmato nel quale venivano raccontate le vite di un tempo e le vite di oggi, confrontando come è cambiata la pesca del merluzzo con l’arrivo dei nuovi macchinari.
Sulla strada verso Nusfjord, abbiamo incontrato una coppia di motociclisti tedeschi a bordo delle loro KTM che ci hanno chiesto se volessimo delle foto:
questa è un’altra parte bellissima del viaggio, incontrare persone che hanno la tua stessa passione con le quale condividere esperienze ed emozioni.
Lasciato il paesino, ci siamo diretti prima a Flakstad e poi alla spiaggia di Ramberg dove abbiamo pranzato in compagnia dei gabbiani. Ovviamente paesaggi fantastici: la spiaggia sembrava quasi caraibica, sabbia bianca e mare cristallino, con sullo sfondo montagne altissime e a tratti innevate.
Il viaggio è continuato alla volta della quarta isola delle Lofoten che però visiteremo domani visto che il cielo inizia a promettere pioggia: nonostante tutto anche la pioggia ha il suo perché se poi ci regala un arcobaleno spettacolare sull’acqua come stasera.
Undicesimo giorno, 36 km da Moskenes a Saltstraumen
Molto probabilmente il giorno con meno chilometri in assoluto se escludiamo i rest day. Notte di pioggia, ma quando la tenda è montata bene, è bellissimo stare dentro al caldo ad ascoltare la pioggia che scende. Sveglia presto, sistemazione tenda e via alla volta di Å
ultimo paese delle Lofoten e ultima lettera dell’alfabeto norvegese.
Qui abbiamo visitato due musei, il primo in giro per la città che riproduceva il villaggio come era un tempo, lasciando l’arredo originario all’interno di alcune case del paese stesso (ufficio postale, rimessaggio barche, negozio di alimentari, panificio, …), il secondo invece raccontava tutti i vari procedimenti per la produzione dello stoccafisso e del baccalà. Grazie a questi musei, abbiamo capito ancora di più come, per gli abitanti delle Lofoten, il pesce è vita: finisse il pesce, la popolazione sparirebbe da queste isole.
Durante la visita è stato bello scoprire che il proprietario del secondo museo parlava perfettamente italiano e tantissime altre lingue così da accogliere personalmente tutti i visitatori e spiegare loro l’essenza del museo.
Terminata l’esplorazione di Å, ci siamo diretti al porto per prendere il traghetto che ci avrebbe riportato sulla terraferma, a Bodo dopo 3 ore e 15 minuti di traversata, durante la quale abbiamo mangiato, dormito e giocato a carte. Sbarcati, ci siamo diretti a Saltstraumen, dove abbiamo posizionato la tenda e alle 21.24 esatte siamo andati a vedere, sopra un ponte altissimo, un evento naturale che si verifica in pochi posti e si dice che qui sia il più grande del mondo: il maelstrom.
Sotto il ponte, ogni sei ore, due volte in entrata e due in uscita, le acque di due fiordi si incontrano e generano dei mulinelli impressionanti.
Finito lo spettacolo è tempo di andare a dormire perché domani si inizierà la discesa e i chilometri giornalieri cominceranno nuovamente ad aumentare.
Dodicesimo giorno, 322 km da Saltstraumen a Sandvik
Nottata sotto la pioggia, risveglio fresco ma fortunatamente asciutto. Sistemiamo la tenda e dopo un po’ di incertezza se mettere o meno la tuta dell’acqua, siamo stati costretti a metterla visto che ha iniziato a piovere a dirotto.
In sella alle moto, partiamo per una delle strade panoramiche più belle della Norvegia; abbiamo costeggiato e attraversato numerosi fiordi, preso 3 traghetti e attraversato il circolo polare artico questa volta in traghetto: su un isolotto c’è un mappamondo in argento che segnala questo passaggio!
La giornata di oggi l’abbiamo trascorsa interamente sotto la pioggia, ma la strada percorsa ha meritato ugualmente il passaggio: montagne, pini, cascate, ghiacciai, neve e accanto a tutto questo il mare, i fiordi, le isole e le barche.
Molti dicono che percorrere questa strada rallenti un po’ il viaggio perché i traghetti sono pochi e le coincidenze non sono delle migliori; per noi invece non è stato così visto che abbiamo occupato le attese dei traghetti, sistemando i bagagli, pranzando e cercando un alloggio per la notte: stasera è impossibile dormire in tenda, non tanto per la pioggia e la tenda in sé, ma perché dobbiamo far asciugare tutti i vestiti umidi della giornata.
Tredicesimo giorno, 417 km da Sandvik a Malvik
Nottata piovosa; la mattina pioviggina, ma siamo pronti ad affrontare questa nuova giornata. Ieri sera, mentre cercavamo di asciugare i vestiti, abbiamo scoperto che la giacca anti-acqua di Michael è rotta e quindi fa passare l’acqua.
Bisogna trovare una soluzione per affrontare questa giornata piovosa. Nella cucina del campeggio, trovo un sacco nero per la spazzatura e scopro essere una borsa gigante, che dopo essere stata tagliata sul fondo, prende le sembianze di una fantastica canotta over size. Michael la indossa sopra la giacca e sotto la tuta dell’acqua così che possa riparare dalla pioggia e dall’umidità. La pioggia va a momenti, ma il freddo è tanto, tanto da mettere i guanti invernali!
Inizia e prosegue così la nostra giornata di trasferimento sulla E6 che ci porta fino ad Hell. Qui, a parte una foto alla collina con la scritta Hell, come fossimo a Hollywood, per dire di essere stati all’inferno e tornati indietro, non c’è nulla da vedere. Ci dirigiamo quindi a Trondheim, dove anche per questa notte dormiamo in una casetta visto che le previsioni non promettono bene.
Quattordicesimo giorno, rest day a Trondheim
Abbigliati per il polo nord (vento gelido), ci dirigiamo con le nostre tute dell’acqua fluo a prendere il pullman che ci porterà a Trondheim. Arrivati in città, inizia la nostra passeggiata alla ricerca dei monumenti da visitare: la cattedrale, il campanile con i suoi 173 gradini stretti e angusti, il ponte vecchio, la fortezza e l’isola dei monaci; Trondheim è una città a misura di pedone, con le sue vie piene di costruzioni storiche e moderne allo stesso tempo.
Ed è proprio in questa città che Michael è entrato in una gioielleria e mi ha comprato l’anello di fidanzamento; emozione pazzesca, rimarrà per sempre nei nostri ricordi. Tutt’oggi ci chiediamo cosa avranno pensato le due commesse del negozio quando hanno visto due ragazzi stranieri entrare in gioielleria, vestiti come in una spedizione al polo nord, con cappelli di lana e tute anti-acqua fluo, entrati per comprare un anello a seguito di una proposta fatta nel punto più a nord di un viaggio iniziato in Italia.
…to be continued!
Testo e Foto: Michael Manenti – Veronica Belotti